Non profit

Refuge, ben oltre una semplice accoglienza

È una casa di accoglienza e protezione temporanea di persone LGBT di età compresa tra i 18 e i 26 anni nata nel 2012 grazie a Croce Rossa Italiana – Comitato di Roma Area Metropolitana e Gay Center. Ospita ad oggi 5 persone e in tutto ne ha viste transitare 33

di Redazione

Vengono da ogni parte d’Italia. I loro nomi sono protetti. Custoditi in una nuova casa che li ha accolti e che oggi tenta di restituirgli serenità. Una casa che è una bussola per chi, pesantemente minacciato o vittima di violenza omofobica e transfobica in ambito familiare e non, è dovuto scappare dal proprio luogo di origine e trovare riparo altrove. Ricostruirsi quindi un percorso: umano, sociale, formativo e lavorativo. Se vogliamo anche individuale e di comunità. Un percorso soprattutto di confronto con il proprio “coming out” o la propria trasformazione. Partendo da una nuova casa. La casa “Refuge LGBT” di Croce Rossa Italiana – Comitato di Roma Area Metropolitana e Gay Center.

“Refuge” è una casa di accoglienza e protezione temporanea di persone LGBT di età compresa tra i 18 e i 26 anni. La prima a Roma e tra le prime in Italia insieme alla Casa Arcobaleno di Milano. È nata da un’idea di Gay Center / Gay Help Line nel 2007, durante il meeting europeo dei numeri verdi anti-omofobia a Parigi, “Refuge” si concretizza nel 2012 con l’ottenimento di una struttura idonea e nel 2016 con l’avvio di un vero e proprio progetto, con capofila Croce Rossa Italiana – Comitato di Roma Area Metropolitana, finanziato dalla Regione Lazio, dalla Chiesa Valdese e da un numero considerevole di donatori privati tra cui tanti semplici, ma preziosi cittadini.

Servizio residenziale di supporto a vittime di omo-transfobia, anche intra familiare, “Refuge” offre ad oggi servizi finalizzati al superamento del “trauma” e al raggiungimento dell’autonomia della persona: dal supporto psicologico e legale all’orientamento scolastico, professionale universitario, fino alla mediazione con i servizi sociali anche in un’ottica culturale e di recupero – ove possibile – delle relazioni familiari. Il tutto accompagnato da campagne di sensibilizzazione e comunicazione alla cittadinanza, nonché dal supporto di una equipe multidisciplinare che comprende educatori, operatori sociali e psicologi. 24 ore al giorno, tutti i giorni della settimana. Sempre. A “Refuge” si accede in modo semplice e sono tante le richieste di aiuto che arrivano ai canali di comunicazione attivati: il numero verde gratuito 800 713 713, l’app “Speakly App” scaricabile per dispositivi IOS e Android, la chat Speakly.org.

Ad oggi sono 33 le persone accolte e dimesse da “Refuge”; altre 5 sono tuttora in accoglienza. Persone che vanno e vengono. Persone che portano comunque nel cuore uno spazio che li ha accolti, protetti e indirizzati al futuro. La casa resta una casa: spazi comuni dove mangiare, cucinare e rilassarsi si alternano alla riservatezza delle camere dove dormire. Lo spazio più riservato resta però quello intimo e personale di ogni ospite: c’è chi vuole recuperare una storia familiare drammaticamente lacerata dalla violenza, chi invece è già libero di puntare tutto sul suo futuro e sulla sua transizione, chi infine sente la nostalgia di passioni sportive e culturali che ha lasciato nella città di origine. Nessuno tuttavia resta solo. E questo è il senso di un rifugio, di una casa, di uno spazio di accoglienza che tanto è utile a chi, per violenza, può decidere di essere qualcun altro, rimanendo sotto il ricatto della violenza familiare e sociale, oppure sé stesso, accettando di vivere per un periodo di tempo in un luogo protetto per poi prendere in mano la sua vita.

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