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Referendum, via alle firme

Banchetti in tutta Italia contro la privatizzazione. Il Partito democratico si smarca

di Redazione

Il 24 e 25 aprile, nelle piazze italiane, parte la raccolta di firme per i 3 referendum per la ripubblicizzazione dell’acqua. Saranno centinaia i banchetti, con eventi e manifestazioni su tutto il territorio nazionale (qui la mappa aggiornata). Sono tre i quesiti che vogliono abrogare la legge approvata dall’attuale governo nel novembre 2009, quella che prevede che dal 2012 la fornitura e la gestione dell’acqua passi a società in parte o totalmente a capitale privato, e le norme approvate da altri governi in passato che andavano nella stessa direzione (clicca qui per saperne di più).

“Dal punto di vista normativo – si legge in una nota del Forum italiano dei movimenti per l’acqua, il comitato promotore dell’iniziativa – l’approvazione dei tre quesiti rimanderà, per l’affidamento del servizio idrico integrato, al vigente art. 114 del DL n. 267/2000. Tale articolo prevede il ricorso alle aziende speciali o, in ogni caso, ad enti di diritto pubblico che qualificano il servizio idrico come strutturalmente e funzionalmente privo di rilevanza economica, servizio di interesse generale e privo di profitti nella sua erogazione”. Verrebbero poste le premesse migliori per l’approvazione della legge d’iniziativa popolare, già consegnata al Parlamento nel 2007 dal Forum italiano dei movimenti per l’acqua, corredata da oltre 400.000 firme di cittadini.

Nel “Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua”, www.acquabenecomune.org, sono riuniti centinaia di comitati, che si sono prefissati l’obiettivo di raccogliere 50.000 firme in questo fine settimana, per arrivare a 700.000 entro il 4 luglio. “È una battaglia che coinvolge tutti – scrive il Forum italiano dei movimenti per l’acqua – Da settimane al comitato promotore arrivano adesioni, messaggi di sostegno, comunicazioni di persone e associazioni che si attivano incontrandosi in riunioni sempre più partecipate, condividendo non solo il percorso referendario ma anche una battaglia più ampia che prosegue da anni”.

Anche il Movimento Consumatori partecipa all’iniziativa con l’impegno delle sue sedi presenti sul territorio nazionale. «Come associazione dei consumatori – afferma Rossella Miracapillo, segretario nazionale del Movimento Consumatori – riteniamo indispensabile per ogni cittadino assumersi la responsabilità della presa di coscienza dei problemi che potrebbero scaturire dalla privatizzazione. Questa consentirebbe a pochi di fare profitto su un bene così essenziale per la nostra vita.  Chiediamo, quindi, con forza ai cittadini di sottoscrivere i quesiti referendari per diventare parte attiva nelle scelte politiche del Paese. L’accesso all’acqua è un diritto inviolabile dell’umanità e sostenere il referendum abrogativo degli articoli di legge che ne consentono la privatizzazione, è per noi un obiettivo etico e morale che tutta l’associazione intende assumere”.

Anche il WWF aderisce: “La battaglia per restituire all’acqua la certezza di essere pubblica assume oggi un valore più che simbolico e impone una riflessione sull’attuale tendenza a privatizzare tutti i servizi”. Il WWF è convinto che la gestione della risorsa idrica non possa essere relegata a continui provvedimenti frammentari, al di fuori di un’ottica di pianificazione e gestione partecipata a livello di bacino idrografico, come peraltro sostiene la direttiva quadro acque 2000/60/CE.

IL PD SI SMARCA

Niente referendum, ma una proposta di legge con un milione di firme, che coinvolga cittadini e amministratori locali. Per fermare la privatizzazione dell’acqua è questa la ricetta del Partito democratico.  Così il segretario, Pier Luigi Bersani: “Il referendum è una battaglia fondata, ma lo strumento da solo non basta. Sia per la scarsa efficacia dimostrata negli ultimi anni, sia perché abroga leggi senza definirne di nuove e più efficaci”.

Il Pd punta invece su alcune linee guida: “la prima riguarda la costituzione di una forte Autorità indipendente, compartecipata da Stato e Regioni, in grado di regolare la gestione”. Insomma propone una nuova Authority, con il compito di definire i requisiti di qualità, efficienza e risparmio. Poi viene il ruolo forte delle Regioni: a loro spetterà la scelta di affidamento del servizio idrico, da realizzare con una gestione “che consenta economie di scala, assicuri qualità omogenea e garantisca sicurezza degli approvvigionamenti”.

Perchè tre referendum sull’acqua

Il costituendo Comitato Promotore

I referenti territoriali della campagna referendaria

I materiali per la raccolta firme

Leggi la relazione introduttiva ai quesiti referendari


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