Non profit

Referendum: perché abbiamo perso tutti

Abbiamo assistito a un dibattito che ha privilegiato la facile strada della derisione o dell’insulto, delle bugie e della propaganda.

di Riccardo Bonacina

Mentre andiamo in stampa, gli istituti di statistica sfornano gli ultimi dati sulle previsioni di partecipazione al referendum abrogativo sulla legge 40 e indicano come ancora incerto il raggiungimento del quorum. Qualunque sarà il risultato ci sentiamo di tirare subito una prima conclusione: il dibattito intorno alla legge 40 e alla fecondazione medicalmente assista è stato per questo Paese un?occasione persa. Non sappiamo ancora chi vincerà, ma possiamo già dire che abbiamo perso un po? tutti. Abbiamo perso perché una questione che tocca il bene fondamentale delle persone, delle famiglie e della società, come la vita, e che perciò dovrebbe riguardare la coscienza dei cittadini, è stata impugnata dai partiti come motivo di scontro politico e di lotta tra schieramenti. Così abbiamo assistito a un dibattito che, invece di favorire un confronto, cioè un dialogo che anche quando aspro riconosce legittime le posizioni contrarie alle proprie, ha via via privilegiato la facile strada della derisione o dell?insulto, delle bugie e della propaganda. Ha ragione Giampiero Rasimelli, portavoce del Forum del terzo settore, quando scrive su L?Unità: «Avverto dei rischi in questa lacerazione tra mondo laico e mondo cattolico, e sento la responsabilità di difendere un patrimonio vitale della democrazia repubblicana. Voglio sperare (e mi batterò per questo!) che quale che sia l?esito referendario si voglia ripartire con impegno trasparente dal rafforzamento di questo tessuto unitario, nell?interesse delle associazioni e del Paese». Ha ragione perché in questi giorni abbiamo assistito a spettacoli d?indecente estremismo. Dalle manifestazioni di Azione giovani a Roma agli striscioni del Collettivo 8 marzo a Firenze contro l?arcivescovo Antonelli. Dalle imbarazzanti performance di Severino Antinori, che vorrebbe in galera preti e suore invocando l?intervento della Corte dell?Aja e che vorrebbe persino selezionare alla nascita gli embrioni potenzialmente diabetici, ai tour di qualche fondamentalista cattolico che sogna il ritorno a una civiltà cristiana. Tentazione che speriamo non sia condivisa anche dal presidente della Cei, Camillo Ruini. Ha ragione anche il presidente dei Ds, D?Alema quando dice che il dibattito referendario lascerà «delle ferite». è vero, lascerà delle ferite in chi continua a non capire perché i diesse e i loro massimi vertici abbiano scelto la sciagurata via del referendum abrogativo su una legge che è costata 10 anni di lavori parlamentari e che ha visto l?Italia arrivare per ultima in Europa a dotarsi di una normativa che mettesse fine a un lurido commercio come quello dei figli à la carte (per chi volesse, val la pena rileggere l?inchiesta di Vita del dicembre 1994 intitolata «Scusi, ha da fecondare?»), prima promuovendone la raccolta firme e poi schierando il partito per i quattro Sì. Lascerà delle ferite in chi ancora non riesce a capire perché posizioni ambientaliste e preoccupazioni come quelle che esprime (a pagina 5) in una splendida e inedita poesia Alda Merini, non trovino diritto di cittadinanza in un partito che si dichiara ?verde?. Come dar torto a Francesco Rutelli quando dice: «Siamo l?unico partito che ha una posizione di libertà e di pluralismo politico nell?espressione del voto su una materia delicata e difficile com?è la bioetica»?


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