Economia
Reddito minimo, al minimo
Welfare. In Italia Paolo Ferrero ci sta pensando. Intanto la Francia
Rmi, ovvero Reddito minimo di inserimento: in Italia, la questione è in auge dopo la pubblicazione nel giugno scorso del rapporto commissionato dal ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, sulle sperimentazioni effettuate tra il 1996 e il 2001 in 39 Comuni italiani per alleviare lo stato di povertà di oltre 37mila cittadini. Le conclusioni avevano evidenziato uno scoglio che in Francia, l?Alto commissario per le Solidarietà attive, Martin Hirsch, intende affrontare di petto: uno sviluppo coerente e integrativo tra le politiche sociali e del lavoro per sconfiggere la povertà.
Già, ma al cospetto di Ferrero, tutto teso a fare dell?Rmi «una priorità del governo per la lotta contro l?esclusione sociale», il governo francese ha in bacheca un programma sperimentale destinato a mettere in soffitta uno strumento legislativo rivelatosi ampiamente fallimentare. Istituito nel lontano 1988 sotto l?appellativo di Minimo sociale garantito, l?Rmi ha finito per tradire la sua vocazione iniziale, cioè quella di garantire un reddito minimo favorendo il reinserimento lavorativo, per promuovere l?assistenzialismo sociale.
Da poco meno di 500mila nel 1989, i beneficiari dell?Rmi in Francia sono passati a oltre un milione 300mila. Un boom che la la classe politica francese ha sempre giustificato con gli effetti perversi della mondializzazione. Ora, una volta scoperta la perversità del meccanismo che regola l?Rmi, si capisce subito che il teorema non regge più. Non a caso, Hirsch punta il dito sul fatto che «chi trova nuovamente lavoro perde immediatamente sussidi preziosi come gli aiuti sull?alloggio, con la conseguenza di portare a casa uno stipendio inferiore a quanto precedentemente percepito con il reddito minimo di inserimento». «Questo paradosso», spiega Hirsch, «spinge migliaia di francesi ad accontentarsi dell?Rmi piuttosto che impoverirsi reinserendosi nel mondo lavorativo».
Da qui la sua idea di sostituire l?Rmi con l?Rsa, ossia Reddito di solidarietà attiva. Il dispositivo, previsto dalla legge Tepa (un ?pacchetto fiscale? adottato dal governo del premier Fillon il 23 agosto 2007 per favorire il lavoro, l?impiego e il potere d?acquisto), consente a un (ex) beneficiario dell?Rmi e del sussidio per genitori single Api (Allocation pour parent isolé) di accumulare lo stipendio e «un reddito di solidarietà».
Lanciato ufficialmente il 6 novembre a titolo sperimentale, l?Rsa sarà messo alla prova in 17 dipartimenti francesi (più altri dieci dall?inizio del 2008) e riguarderà 90mila persone. Finanziata dallo Stato e dai Consigli regionali, la sperimentazione prevede un costo complessivo di circa 25 milioni di euro. Una goccia, se si pensa ai 4 miliardi di euro necessari per estendere l?Rsa su tutto il territorio nazionale entro tre anni. Prossimo protagonista degli Stati generali dell?inserimento sociale previsti a Grenoble il 23 – 24 novembre, l?Alto commissario per le Solidarietà attive sa che il tempo non gioca a suo favore. Al presidente Sarkozy ha giurato di «voler ridurre di due terzi il numero dei poveri da qui al 2011». In Francia, oltre 7,5 milioni di persone vivono sotto la soglia della povertà. Bonne chance!
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