Economia
Reddito di base: la proposta radicale di Philippe van Parijs
Filosofo della politica fra i più autorevoli, Van Parijs sarà protagonista domani 28 ottobre a Bologna. Terrà la sua lecture per l'annuale appuntamento organizzato dalla casa editrice Il Mulino, che per l'occasione pubblica un suo importante saggio sul "basic income"
di Marco Dotti
Di reddito di base (basic income) si è parlato molto. Se non troppo, certamente troppo a proposito. Chi da anni riflette – seriamente – sul reddito di base è Philippe Van Parijs.
Filosofo della politica fra i più autorevoli, docente di etica economica e sociale Van Parijs sarà protagonista domani 28 ottobre a Bologna, dove terrà la sua lecture per l'annuale appuntamento organizzato dalla casa editrice Il Mulino.
Giunta alla XXXIII edizione, la Lettura si terrà il 28 ottobre presso l’Aula Magna di S. Lucia a Bologna. La relzione di Philippe Van Parijs ha per titolo Il reddito di base. Tramonto della società del lavoro?.
Già negli anni ’80, Van Parijs iniziò a proporre di istituire un reddito di base universale e incondizionato, come perno di una società giusta. Tema di estrema attualità nel dibattito internazionale, tema su cui torna un libro scritto con Yannick Vanderborght, che esce proprio domani per i tipi del Mulino: Il reddito di base. Una proposta radicale.
Lusinghiero il giudizio di Amartya Sen, che ha definito il lavoro «una lettura essenziale» per chiunque si interessi di disagio, povertà, diseguaglianza e giustizia sociale.
Per ricostruire la fiducia e la speranza nel futuro delle nostre società e del nostro mondo dobbiamo sovvertire il sa- pere consolidato, liberarci dei nostri pregiudizi e abbracciare nuove idee. Una di queste, semplice ma cruciale, è quella di un reddito di base incondizionato: una somma di denaro pagata regolarmente a tutti, su base individuale, indipendentemente dalla condizione economica e senza contropartite lavorative.
Philippe Van Parijs
Per Van Parijs un reddito di base dovrebbe commisurarsi al15% del Pil pro capite che, in Italia, farebbe poco meno di 300 euro. Una percentuale che per potrebbe aumentare gradualmente fino al 25%. Secondo lo studioso belga, professore all'Università di Lovanio, «il grosso di questo stanziamento si autofinanzierebbe con la riduzione di altri sussidi esistenti (dalla cassa integrazione alla pensione), a parità di prestazione per chi li riceve». Un'ipotesi praticabile?
Il reddito di base pilastro fondamentale di una società libera, nella quale la reale libertà di progredire, attraverso il lavoro e al di fuori di esso, sia equamente distribuita
Philippe Van Parijs
«Per ricostruire la fiducia e la speranza nel futuro delle nostre società e del nostro mondo – spiega – dobbiamo sovvertire il sa- pere consolidato, liberarci dei nostri pregiudizi e abbracciare nuove idee. Una di queste, semplice ma cruciale, è quella di un reddito di base incondizionato: una somma di denaro pagata regolarmente a tutti, su base individuale, indipendentemente dalla condizione economica e senza contropartite lavorative».
Un reddito di base, conclude, non è solo una misura che può contribuire ad alleviare problemi urgenti. È un «pilastro fondamentale di una società libera, nella quale la reale libertà di progredire, attraverso il lavoro e al di fuori di esso, sia equamente distribuita». In questo si sviluppa la sua radicalità, alternativa tanto al vecchio socialismo quanto al neoliberismo. Il reddito di base, nell'ottica di Van Parijs, è «un’utopia realistica che può assicurare ben di più che non la mera difesa delle passate conquiste o la resistenza alle im- posizioni del mercato globale. Gioca una parte fondamentale in quel tipo di visione che è indispensabile per trasformare le minacce in opportunità, la rassegnazione in risoluzione, l’angoscia in speranza.
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