Economia

Recupero, formazione e lavoro. Com’è buona la pizza di Sanpa

A Verona il primo punto vendita di una catena di pizzerie che punta a espandersi in tutta Italia. Obiettivo: creare occupazione per chi termina l’iter in Comunità

di Diletta Grella

La nostra pizza è buona per due motivi. Il primo è per gli ingredienti di alta qualità che utilizziamo. Il secondo è perché è impastata con la passione, la volontà e la voglia di riscatto dei nostri ragazzi». Antonio Morgese, 29 anni, è il responsabile di “Squisito! Pizza e bottega”, la pizzeria che la Comunità di San Patrignano ha aperto a Verona lo scorso 3 agosto, in pieno centro storico, in corso Castelvecchio 3/A. Con il patrocinio del Comune e dell’Ulss 20 del comune scaligero.

«Si tratta del primo punto vendita di una serie di pizzerie che vorremmo aprire in tutta Italia», continua Morgese. «Il format è quello del take-away: le persone possono prendere la pizza e portarsela a casa o in ufficio. Abbiamo però anche una saletta al piano inferiore e qualche sgabello al piano terra, dove ci si può sedere a mangiare».

Il progetto di questo franchising sociale è nato dentro San Patrignano. Sempre Morgese: «Alcuni ospiti, laureati in economia e marketing, hanno studiato un’idea che desse la possibilità a molti dei loro amici di reinserirsi nel mondo del lavoro, al termine del percorso di recupero».

Non a caso si è pensato ad una catena di pizzerie. San Patrignano ha già una lunga tradizione in questo ambito: tra i corsi di formazione professionale rivolti ai ragazzi all’interno della Comunità, c’è quello di panificazione e arti bianche. Oltretutto, proprio a Coriano (provincia di Rimini), giusto fuori dalle mura di Sanpa, si trova una pizzeria aperta al pubblico, tra le più apprezzate d’Italia, dal nome provocatorio: Sp.accio, dove lavorano molti ragazzi che hanno così la possibilità di misurarsi costantemente con il mondo esterno.

La scelta di aprire il primo punto a Verona è dipesa dal fatto che in città è presente Agaras, Associazione genitori, amici e ragazzi San Patrignano. «San Patrignano può contare su una rete di associazioni dislocate su tutto il territorio nazionale, che sostengono i ragazzi e le loro famiglie sia durante il percorso di recupero, sia una volta usciti dalla comunità» spiega Bruna Cappelletti, responsabile di Agaras Verona. «La nostra è una delle prime realtà di questo tipo nate in Italia ed è molto radicata sul territorio, anche perché, purtroppo, i ra- gazzi veronesi a San Patrignano sono sempre stati numerosi». «Abbiamo seguito fin dall’inizio il progetto di Squisito», prosegue Cappelletti, «ci siamo impegnati a
individuare una location
e l’abbiamo trovata di
fronte allo splendido Castelvecchio. Abbiamo poi
due appartamenti, uno per i
maschi e uno per le femmine, dove ospitiamo alcuni ragazzi al termine del loro percorso. Qui abbiamo accolto anche i giovani di “Squisito”, con cui siamo in contatto quotidiano».

Oltre a Morgese, nel locale lavorano tre pizzaioli, ex ospiti della Comunità. Carlo, 38 anni, di San Michele al Tagliamento (Verona); Valentina, 28 anni, di Cesenatico (Forlì); e Stefano, 24 anni, di Treviso. Tutti regolarmente assunti, ricevono uno stipendio medio di mille euro al mese.

«Non capita tutti i giorni di aprire una pizzeria», racconta Stefano. «Quando mi hanno proposto di lavorare qui, ho capito che era un’occasione da non perdere. Di pizzerie a Verona ce ne sono tante, ma sfido a trovare una pizza come la nostra. Noi proponiamo la stirata romana al metro, impastata con farine selezionate e a lunga lievitazione, che farciamo con ingredienti di altissima qualità. Usiamo alcune eccellenze regionali italiane, come i capperi di Pantelleria, le olive di Gaeta e la colatura di alici di Cetara. Ma soprattutto valorizziamo i prodotti della filiera di San Patrignano, molti dei quali hanno ricevuto prestigiosi riconoscimenti: dal pomodoro all’olio, fino ai formaggi freschi e stagionati e ai salumi». Così «i nostri clienti non si portano via solo una fetta di pane farcita ad esempio con dat- terini e bufala. Insieme alla pizza noi regaliamo una storia: la storia della fatica e del riscatto di tutti i nostri compagni che hanno coltivato quei pomodori, che hanno prodotto quel formaggio e che hanno pressato le olive per otte- nere quel filo d’olio con cui condiamo alla fine… È questo che rende così spe- ciale la nostra pizza».

«A Sanpa è dura, molto dura. Però poi, se ti impegni, arrivi a questo, raggiungi i tuoi obiettivi», continua Valentina, guardando le sue mani nell’ennesimo impasto della giornata. «Il lavoro mi dà la voglia di ricominciare. Per me stessa, sì, ma soprattutto per le per sone che mi vogliono bene, come mio papà, che ha fatto di tutto per vedermi rinascere. Voglio dimostrare che una persona può sbagliare, ma non per questo deve rimanerle appiccicata addosso un’etichetta. Si può camminare ancora a testa alta».


«Fare pizze mi piace perché da tre semplici ingredienti, cioè acqua, farina e lievito, puoi realizzare qualcosa che rende felici le persone:», aggiunge Carlo, «mi piace vedere che ritornano per mangiare qualcosa che io e miei colleghi abbiamo realizzato con le nostre mani. È per questo che ogni giorno ci metto tanta passione!».

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Il progetto è partito grazie anche al finanziamento di Fondazione Cattolica Assicurazioni e di Fondazione Cassa di Risparmio di Verona. L’interior design è dello studio milanese Nicola Gallizia, che ha prestato la sua opera gratuitamente e che ha previsto, all’interno del punto vendita, un’area retail dove acquistare i prodotti made in Sanpa (formaggi, prosciutti, vino, olio…).

«Squisito è il primo punto vendita di un social franchising che vorremmo portare in Italia e nel mondo:», conclude Morgese, «la prossima città sarà Milano. Il nostro obiettivo finale è che i ragazzi più intraprendenti, con il tempo, possano diventare loro stessi imprenditori in prima persona e aprire un punto con il marchio Squisito nell’ottica di conquistare un’autonomia sempre maggiore e per dare a loro volta lavoro ad altri ragazzi».

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