Welfare
Recupero e riuso dei beni pubblici. Parte il percorso di Cittadinanzattiva
Tra i partecipanti decine di amministratori comunali provenienti da tutti Italia, esperti, responsabili di organizzazioni civiche e cittadini. «Se non c'è azione comune in questa logica di sussidiarietà non ci può essere buona politica» ha sottolineato Ermete Realacci, presidente dell'VIII commissione della Camera su Ambiente, territorio lavori pubblici
Decine di amministratori comunali provenienti da tutti Italia, esperti, responsabili di organizzazioni civiche e cittadini hanno cominciato un innovativo percorso promosso e gestito da Cittadinanzattiva per "individuare modalità e strumenti che agevolino il recupero e il riuso di beni pubblici inutilizzati e abbandonati, favorendo così la valorizzazione del territorio", con particolare riferimento all'art. 24 della Legge 164 del 2014, il cosiddetto “Sblocca Italia”.
Un articolo più conosciuto per aver introdotto l'innovazione del cosiddetto "baratto amministrativo" (uno scambio tra amministrazione comunale e cittadino, con la concessione di una riduzione o esenzione di tributi in cambio di lavori o interventi di pubblica utilità ), ma ridurlo a questo, per gli organizzatori del Workshop, è limitante.
Il recupero di edifici pubblici (statali o locali) in stato di abbandono per ridestinarli alla collettività, infatti, va nella direzione intrapresa dall'art. 118. (u.c.) della Costituzione che prevede, appunto, che le amministrazioni pubbliche favoriscano la partecipazione dei cittadini. E l'art 24, per Cittadinanzattiva, rappresenta proprio «un'importante opportunità per realizzare un nuovo modello di democrazia in cui i cittadini, insieme alle istituzioni, partecipano al governo delle politiche pubbliche, discutono, decidono, trovano soluzioni e le attuano». A riguardo di quell'immenso patrimonio immobiliare in parte svenduto o abbandonato (ma in parte anche assegnato con altri strumenti amministrativi, per richieste di valorizzazione: oltre 3200, e si stanno completando le pratiche per assegnarne a breve altri 2000), per colmare bilanci pubblici mentre si procede, paradossalmente, a nuova cementificazione e consumo di suolo. Sono circa 32.500 i fabbricati pubblici del demanio, informa nel suo intervento il direttore dell'Agenzia del demanio Roberto Reggi, di cui si può finalmente oggi conoscere lo stato e il valore economico, singolarmente, bene per bene, accedendo al sito dell'Agenzia e cliccando "opendemanio".
Questo percorso, a partire dall'evento di oggi, ha detto Antonio Gaudioso, segretario generale di Cittadinanzattiva, «rappresenta un momento di confronto tra amministrazione comunali, organizzazioni civiche ed esperti, in cui abbiamo potuto condividere tra pari riflessioni opportunità, esperienze, percorsi, modalità concrete di recupero, riuso e rivitalizzazione degli spazi pubblici tali da apportare benefici alla collettività e alle comunità locali». Che sarà, inoltre, uno dei temi portanti del prossimo Congresso nazionale dell'associazione, dal titolo "Incluso Io", previsto a Fiuggi dal 26 al 29 maggio.
«Se non c'è azione comune in questa logica di sussidiarietà non ci può essere buona politica», ha detto nel saluto Ermete Realacci, presidente dell'VIII commissione della Camera su Ambiente, territorio lavori pubblici, evidenziando come proprio il caso di questa norma, costruita con il contributo dell'associazione, sia un esempio di buona pratica da valorizzare. Attenzione poi, ha aggiunto, a quell'interpretazione restrittiva della Corte dei conti, che vorrebbe circoscrivere il "baratto amministrativo" soltanto alle stesse filiere (ad esempio, debito fiscale per tassa dei rifiuti si può compensare con lavori di pulizia, e così via). Su questa linea di pensiero che tende a limitare la portata dell'innovazione, Realacci invita a vigilare.
«La norma ha seminato i suoi frutti i cui effetti vanno anche oltre il previsto e che vedremo nel tempo», ha affermato inoltre Chiara Braga, relatrice alla Camera dello "Sblocca Italia". E fa due esempi: uno riguarda la Legge 9 del 2016, che allarga il campo dell'art 24, citandolo e prevedendo la valorizzazione dei beni pubblici anche per il recupero di impianti per attività sportive con finalità sociali e aggregative; e l'altro è il lavoro che si sta facendo («delicato e difficile») per approntare la legge sul contenimento del consumo del suolo, che «sull'esempio virtuoso dell'art. 24 che ha coinvolto i cittadini attivi, non potrà che essere accompagnato da norme di incentivazione per il recupero e la riqualificazione del territorio e delle città», ha detto la deputata.
Quattro i gruppi di lavoro in cui si sono confrontati i circa 80 partecipanti al convegno e che alla fine hanno avanzato alcune proposte concrete, tra le quali:
- 1. Normativa, Regolamentazione, Trasparenza: costituire una rete/piattaforma nazionale e internazionale; definizione più chiara dei beni che distingua quelli pubblici da quelli comuni con una mappatura completa e disponibile; monitoraggio che valuti l'impatto sociale dei progetti, che aiuterebbe la trasparenza e la selezione; creare figure professionali tipo quella del mediatore civico e inserirlo in pianta organica negli Enti;
- 2. Tipologia beni e destinazione: creare un team di riferimento che segua tutto il percorso; sviluppare modello di governance partecipata; dar vita ad uno Sportello per rispondere alle esigenze delle associazioni con professionisti che supportino i progetti; diffusione delle buone pratiche.
- 3. Finanziamenti, Sviluppo economico, Sostenibilità: promuovere l'Implementazione legislativa dell'articolo 24 contestualizzando lo strumento e finalizzandolo in modo che il riuso sia considerabile come "grande infrastruttura per il Paese"; sviluppare un Fondo finanziario ad alto impatto sociale (fondo garanzia con ritorno di 10-15 anni/social bond basati su rinuncia consapevole dei sottoscrittori a 0,5-1 per cento della rendita);
- 4. Modelli e reti: Fare regole semplici; produrre materiali esplicativi basati su contenuti normativi e pratiche legittimate; creare uno sportello per il riuso, con la creazione della figura di un management di quartiere, mappatura delle pratiche.
Conclusioni e obiettivi generali: a breve riuscire ad elaborare fare circolare delle Linee Guida che possano tracciare modalità e indicazioni operative; seconda, creare una vera e propria comunità di soggetti che insieme lavorino in modo stabile per promuovere queste strategie. Il modo è ancora in discussione.
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