Politica

Recovery Plan, servono risorse e investimenti per prevenire i disastri

«L’Europa ci chiede di dare priorità negli investimenti al tema della sostenibilità ambientale e, alla luce di questo, il Governo deve prendere atto della fragilità del nostro territorio e della vulnerabilità delle comunità. È fondamentale che l’Italia diventi un paese resiliente, capace di ridurre i rischi e di rispondere efficacemente agli shock da disastro naturale diminuendone gli effetti per la popolazione nel breve, medio e lungo periodo. Solo così in una futura catastrofe le perdite di vite umane, i danni materiali e le inevitabili conseguenze economiche e sociali saranno ridotte e mitigate», spiega Marco De Ponte, Segretario Generale ActionAid.

di Redazione

La parola “sicurezza” in Italia è stata spesso strumentalizzata. ActionAid ad aprile 2019, dalla città simbolo dell’Aquila, ha richiamato l’attenzione, con il lancio della campagna #SicuriPerDavvero, sulla necessità di rendere sicuro il futuro di milioni di italiani che vivono in territori a rischio sismico o idrogeologico.

Nell'era post Covid19 il bisogno di sicurezza è diventato esperienza quotidiana, ma da Nord a Sud per la maggioranza degli italiani, terremoti, alluvioni, frane mettono a rischio edifici pubblici, ospedali, scuole e case, gli stessi luoghi dove da mesi si combatte la pandemia. Una minaccia che oggi più che mai va affrontata e prevenuta con riforme e investimenti mirati. L’occasione del piano da definire per il Recovery Plan è l’opportunità per il Governo di inserire misure volte alla messa in sicurezza di tutto il territorio italiano e alla protezione delle comunità.

Negli ultimi decenni il nostro Paese ha subito sei violenti terremoti, tre dei quali dal 2009 ad oggi. Il 36% dei comuni italiani sono in zona sismica, qui vivono più di 22 milioni di persone, 8,9 milioni di famiglie e sono presenti più di 6 milioni di edifici, la maggior parte ad uso residenziale. Di questi, oltre il 56% è stato realizzato prima del 1970: un patrimonio edilizio datato, fabbricato senza l’utilizzo di tecniche costruttive antisismiche. Negli ultimi 70 anni, si sono registrate oltre 10.000 vittime per fenomeni idrogeologici e sismici (dati Casa Italia 2017). Ma non solo, sono più di 9 su 10 (91%) i comuni italiani a rischio di frane e/o alluvioni, percentuale che arriva al 100% in ben nove regioni (Valle d’Aosta, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Molise, Basilicata e Calabria) mentre sono circa 2,3 milioni di famiglie, più di 5 milioni di persone residenti in aree a pericolosità frane e circa 4 milioni di famiglie (oltre 9 milioni di persone) che vivono in aree a pericolosità idraulica (Dati Ispra, 2018). Nell’ultimo anno si sono moltiplicati gli eventi meteorologici estremi: forti temporali con precipitazioni di intensità eccezionale, prolungate fasi di maltempo con forti mareggiate, frane e smottamenti. Catastrofi sempre più intense legate agli effetti della crisi climatica, che alterna lunghe siccità a piogge violente.

«Negli ultimi 70 anni le catastrofi naturali hanno causato danni per 290 miliardi di euro: un enorme spreco di risorse se consideriamo che ad ogni disastro si è sempre ricominciato tutto da capo, senza fare tesoro delle esperienze passate. Oggi il Recovery Fund rappresenta un’opportunità unica per l’Italia. L’Europa ci chiede di dare priorità negli investimenti al tema della sostenibilità ambientale e, alla luce di questo, il Governo deve prendere atto della fragilità del nostro territorio e della vulnerabilità delle comunità. È fondamentale che l’Italia diventi un paese resiliente, capace di ridurre i rischi e di rispondere efficacemente agli shock da disastro naturale diminuendone gli effetti per la popolazione nel breve, medio e lungo periodo. Solo così in una futura catastrofe le perdite di vite umane, i danni materiali e le inevitabili conseguenze economiche e sociali saranno ridotte e mitigate», spiega Marco De Ponte, Segretario Generale ActionAid.

La campagna #SicuriPerDavvero ha attraversato tutta l’Italia in 11 tappe dal 2018 al 2020. Oltre 400 persone sono state protagoniste di un processo partecipativo che ha coinvolto decine di realtà civiche, accademiche e istituzionali per costruire insieme una politica pubblica sulla prevenzione sismica e sulla ricostruzione post catastrofe.

Oggi, insieme al Dipartimento della Presidenza del Consiglio Casa Italia, sono state presentate in Parlamento e consegnate ai decisori politici le Linee Guida che supportano e dettagliano la richiesta di introdurre un Piano Nazionale integrato di investimenti volti alla messa in sicurezza di tutto il territorio italiano, supportato da una governance stabile e un apparato legislativo esaustivo.

«Il lavoro di ActionAid costruito con la partecipazione di cittadini, enti e istituzioni è prezioso per le attività che svolgiamo quotidianamente sulle ricostruzioni dei territori colpiti da grandi calamità. Casa Italia ha avviato, già da diverso tempo ormai, un lavoro di coordinamento con i Commissari delegati alla ricostruzione dei territori colpiti da diversi terremoti negli ultimi anni e le forze politiche sensibili a questo obiettivo. Lavoriamo tutti insieme perché il paese faccia un passo avanti verso la realizzazione di un “sistema delle ricostruzioni” che superi il modus operandi finora dominante caratterizzato da percorsi, procedure e normative sempre differenti da un sisma all’altro, da un territorio ad un altro. È il momento di costruire – con la collaborazione di tutti gli attori coinvolti – un sistema delle ricostruzioni condiviso. Esperienze come quella di ActionAid sono fondamentali in questo percorso», sottolinea Fabrizio Curcio, Capo Dipartimento Casa Italia.

Le Linee Guida in 7 punti: Una politica attiva di pianificazione, prevenzione e riduzione dei rischi; una strategia di risposta all’emergenza che non sia basata su modelli astratti, ma che coinvolga le persone e tenga conto dei loro bisogni specifici; la stesura di un codice unico che disciplini le misure e gli strumenti di sostegno economico per le ricostruzioni; una struttura di governance delle ricostruzioni definita e uniforme; la trasparenza da parte delle istituzioni; la partecipazione delle comunità nei processi di pianificazione, risposta all’emergenza e ricostruzione; un’assoluta priorità dedicata alle scuole, alla loro messa in sicurezza e al loro riconoscimento come spazio aperto e rifugio sicuro in caso di emergenza.

Sintesi delle linee guida – Pianificazione, prevenzione e riduzione del rischio: la perdita di vite umane, i danni materiali e le inevitabili conseguenze economiche e sociali che derivano dall’impatto di eventi calamitosi, dovrebbero indurre il Paese a una profonda riflessione e a un conseguente cambio di passo dato che, se a livello internazionale l’ufficio delle Nazioni Unite per la Riduzione del Rischio Disastri (UNDRR), traccia la strada per orientare politiche di resilienza nel periodo 2015-2030, in Italia queste indicazioni non si sono ancora tradotte in una Strategia nazionale per la Riduzione del Rischio Disastri. Risposta all’emergenza: quando un disastro colpisce, la macchina umanitaria si muove rapidamente e il rischio di porre poca attenzione ai bisogni delle persone in base al genere, all’età, alle abilità, allo status economico-sociale e alla provenienza geografica è elevato. Ricostruzioni post-terremoto: se nella fase di prima emergenza e di risposta il Codice di Protezione Civile indica le procedure da attuare e le responsabilità operative, le norme per le ricostruzioni non sono codificate in un atto unico. Vengono lasciate al Governo e al Parlamento le decisioni sulla governance e sulla gestione dei processi che, dopo ogni terremoto, vengono riscritti ex novo. Inoltre, non esiste alcuna legge che preveda in termini certi, costanti e chiari prima di un sisma, quali strumenti a sostegno della popolazione siano previsti nel medio-lungo periodo dopo una catastrofe. Governance: dal terremoto del Belice (1968) a quello di Campobasso del 16 agosto 2018, più di 10 sismi hanno colpito l’Italia provocando perdite umane, danni strutturali ingenti e una importante disgregazione del tessuto socioeconomico locale. Ogni ricostruzione, ha visto attivarsi una governance diversa, dettata da esigenze territoriali e politiche specifiche. L’impressione è che ogni volta, a seguito di un evento calamitoso si riparta da zero. La materia deve essere rivista per delineare una chiara governance, superando la frammentazione legislativa al fine di creare una struttura con poteri e mansioni chiare, standardizzate e che possa attuare interventi di lungo periodo. Trasparenza: per mettere davvero l’Italia in sicurezza c’è dunque bisogno di un cambio di passo che viri con forza e tempestività verso un piano strategico articolato sostenuto da solide politiche di medio-lungo periodo finanziate da fondi certi e regolari. L’implementazione del piano deve poter essere tracciata e monitorata attraverso la pubblicazione di dati in formato open e facilmente consultabili. Partecipazione: i cittadini e le cittadine devono poter partecipare alla gestione del rischio da catastrofe, giocando un ruolo fondamentale nella fase di prevenzione e messa in sicurezza del territorio, nella prima risposta nella fase di emergenza acuta, così come nella ricostruzione socioeconomica dei loro territori. Scuole: la ricostruzione delle scuole deve essere tra le priorità della ricostruzione degli edifici pubblici e deve prevedere la partecipazione attiva delle comunità educanti. Queste devono poter prendere parte a tutte le attività connesse alla sicurezza scolastica: l'integrità strutturale e antisismica, così come l’abitabilità, la salubrità, il confort e l’assenza di barriere architettoniche.

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