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Record di tentati suicidi

Nel 2009 hanno cercato di togliersi la vita 250 persone

di Martino Pillitteri

Il tasso di tentati suicidi tra i palestinesi non è mai stato cosi alto come quest’anno. Lo rivela un report redatto dall’ufficio Ricerca e Pianificazione della polizia di Ramallah.
Sono 250 i tentati omicidi dall’inizio del 2009. La media è di tre al giorno. Il record lo detiene Gaza:  6 morti su 95 tentativi di suicidio. Il 60,6 % dei palestinesi che  hanno cercato di togliersi la vita sono donne tra i 16 e i 45 anni. Nel 2008 invece, si sono registrati 204 tentativi e 12 morti. Appartengono tutti alle classi più disagiate.
I tentati suicidi sono avvenuti tramite assunzione di sostanze chimiche, droghe, taglio delle vene, e il gettarsi dal tetto.
 
Per  Saber Khalifa, portavoce della  sezione della polizia operativa nella striscia di Gaza che fa riferimento ad Hamas, «sono le deplorabili condizioni in cui vivono i palestinesi dall’ultimo confronto militare con Israele lo scorso gennaio a causare questo gesto estremo». Se da una parte Khalifa punta il dito contro lo stato ebraico, dall’altro ammette che molte vite sono state salvate grazie all’intervento e l’assistenza delle organizzazioni dei diritti umani.
 
Secondo un articolo del sito saudita Al Arabiya che ha ripreso una fonte presso l’ufficio media-comunicazione della polizia palestinese, i problemi che affliggono e inducono i palestinesi al suicidio sono principalmente di natura sociale ed economica come la povertà, la violenza domestica e la mancanza di principi religiosi riferendosi a fatto che l’islam vieti il suicidio.  «Ma anche lo stress e ansia», ha detto all’agenzia di informazione sul medio oriente  Media Line lo psichiatra Mahmud Sehwai direttore del centro Treatment and Rehabilitation Center for Victims of Torture in Palestine a Ramallah. «Nella West Bank» ha precisato Sehwai «il 24% della popolazione soffre di ansia e depressione. La media mondiale oscilla dal 5 al 10%».
 
Invece, per  Fafel Abu Hein, professore di psicologia dell’Al Aqsa University e Direttore del Training Center for Crisis Management in Gaza, la colpa è tutta di Israele: «L’assedio israeliano ha un impatto su ogni aspetto della vita dei palestinesi. Si sono chiusi in se stessi e non sono in capaci di comunicare con il mondo esterno. Non possono viaggiare, sposarsi, completare un percorso scolastico e comprare beni di prima necessità dall’esterno. Dopo l’ imponente campagna militare di Israele a  Gaza lo sorso dicembre 2008-gennaio 2009, i palestinesi vedono solo distruzione,si sentono abbandonati incapaci di fare qualcosa. Sono così disperati al punto tale da desiderare di morire».

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