Welfare

Recidiva, proviamo a capire il perch

È triste che dopo l’indulto si stia semplicemente a contare il numero dei detenuti che rientrano in carcere. Bisognerebbe, invece, ascoltare le persone

di Ornella Favero

È triste che dopo l?indulto si stia semplicemente a contare il numero dei detenuti che rientrano in carcere, e consola poco il fatto che, per ora, i numeri siano bassi, 34 donne e 1.211 uomini. Bisognerebbe, invece, ascoltare le persone, interrogarle, cercare di capire cosa c?è alla base della ?ricaduta?. E ci possono, allora, aiutare le testimonianze di chi la recidiva la conosce bene, come Nicola, un detenuto che di carceri ne ha girate tante e ora, però, che è fuori e sta costruendosi una vita ?normale?, ha cercato di analizzare il suo passato e di trarne qualche insegnamento: «Anch?io ho fatto il passo del gambero per due volte nella mia vita. Cosa mi ha spinto a a commettere nuovi reati? Forse la voglia di rivalsa. Ero stato condannato, e giustamente, a una pena lunga, la stavo scontando. Ero entrato in galera che avevo appena compiuto 19 anni e uscivo in permesso che ne avevo 31. Del mondo non avevo visto quasi niente, avevo voglia di fare! Di vederlo! Di avere una donna! Il problema dei problemi per me è stata sempre la fretta nel raggiungere i risultati. Volevo recuperare il tempo perduto? ma ho capito poi in quelle interminabili notti in carcere, in cui la tua vita ti scorre davanti come un brutto film che non vuoi vedere, che il tempo lo si vive giorno per giorno e non lo puoi recuperare mai».

Qui Campania

Per due anni i detenuti della Campania hanno scritto per raccontare il rapporto con i propri figli lontani, nell?ambito di un progetto promosso dall?Unicef e dal ministero della Giustizia, che si intitola Il padre di mio figlio… che sarei io. Si è trattato di una specie di concorso, promosso nei 18 penitenziari regionali, che ha fatto riflettere i detenuti. Ne è venuto fuori un libro, di prossima pubblicazione, al cui centro c?è il tema, delicato e complesso, della condizione di genitori detenuti e delle possibili strategie di intervento nelle realtà carcerarie per mantenere vivi i rapporti famigliari. A cominciare dai colloqui.

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