Mondo

Recensioni Cinema: l’Africa di Kiarostami.

E’ appena uscito nelle sale italiane “ABC Africa”, il film documentario sugli orfani ugandesi del regista iraniano Abbas Kiarostami.

di Barbara Fabiani

Qualcuno lo definisce il cineasta dei bambini, tanto il mondo infantile è al centro della sua opera. Ma la specificità di Abbas Kiarostami sta nel presentare l?infanzia senza calarci sopra alcuna interpretazione adulta. Più che mai in ?ABC Africa? i bambini ugandesi sono ?registrati? dalla telecamera del regista iraniano per come li ha incontrati: vitali, chiassosi, perennemente in cerca dell?inquadratura dalla macchina da presa, leggeri, invadenti (almeno tanto quanto la telecamera che li incalza) quasi estenuanti; ma infine sono ancora loro quelli stremati sulle brande di ospedali a fissare l?obiettivo con lo sguardo obliquo di chi sente la propria intimità violata, mentre muoiono di Aids. I piccoli ugandesi resi orfani dall?Aids e gli enormi sforzi delle donne per prendersene cura, unite nell?associazione locale UWESO, sono il soggetto di questa pellicola voluta dal Fondo Internazionale di sviluppo Agricolo (Ifad). Nelle zone rurali dell?Uganda le sorelle e più spesso le nonne sono le uniche rimaste per prendersi cura di decine di nipoti lasciati dai figli maggiori morti. Un film che documenta e che non spiega, coerentemente con la poetica di Kiarostami. E? in effetti una collezione di appunti per immagini di un viaggiatore che si inoltra in un contesto sconosciuto. Spesso il regista è ripreso nell?atto di filmare, i componenti della troupe fanno anch?essi parte dell?esperienza, il montaggio traccia solo debolmente il susseguirsi degli episodi di pochi giorni di viaggio: danze, riunioni di donne, incontri, il mercato, l?ospedale. In questo senso è ?materiale grezzo?, come è grezza un?esperienza diretta, prima di poter essere rielaborata, capita, e spiegata a noi stessi. Ma che sia un artista e non un documentarista a realizzare questo ?documento filmato? lo dimostra la lunga sequenza del buio della notte. Kiarostami e Sefollah Samadian, suo amico e celebre fotografo iraniano, incespicano nella notte africana uscendo dal loro bungalow. Forse la sequenza più lunga (anche se popolata di voci) della carriera di Kiarostami, famoso per questo tipo di stilema. Si percepisce perfettamente che i due stanno camminando nell?oscurità ma lo schermo è buio, lo stesso buio che avvolge gli spettatori nella sala cinematografica. Nella mente di questi ultimi si formula spontaneo un pensiero appena un attimo prima che il regista iraniano e il suo collega avviino la stessa riflessione: ?Qui tolgono l?elettricità a mezzanotte!?, emerge la voce di uno di loro, ? Immagina quella vecchia donna che vive con 35 o 45 bambini in una stanza. Il sole se ne va, se ne va la vita. Niente candele, niente luce, niente televisione o internet. Non posso pensare a nessun altro posto in questo mondo dove il sole possa essere più prezioso e benvenuto?. Così, spettatori e protagonisti si dimostrano uniti dagli stessi processi mentali (giustissima la scelta in questa sola sequenza del film di non doppiare le voci iraniane ma di lasciare intatte le intonazioni e i suoni, tradotti solo dai sottotitoli, accrescendo il realismo e l?impressione di intimità). L?esperienza in Africa ha avuto l?effetto di riportare l?attenzione di Kiarostami sul ruolo delle donne in situazioni di crisi, la loro forza vitale e il coraggio, con il risultato che la sua prossima opera avrà per titolo e come soggetto proprio le donne. Infine non potrà mancare tra gli spettatori e i critici l?opinione che il film dell?autore islamico sia un atto d’accusa contro la chiesa cattolica in Africa, contraria all?uso dei profilattici, unico mezzo di prevenzione dal contagio, proponendo al suo posto la castità e la fedeltà coniugale (con non molto successo visto l?espandersi dell?epidemia). Un’opinione a cui lo stesso Kiarostami ha risposto in occasione della presentazione del film alla stampa italiana. ?Non è compito del regista spiegare il film. Neanche quando quello che gli spettatori hanno recepito è sbagliato; non è il ruolo del regista dire quale sia la giusta interpretazione. Anche perché non esiste la giusta interpretazione di un film?, ha chiarito, ?Resta però il fatto che la questione dell?uso del profilattico rimane un punto centrale in quel contesto, e come tale l?ho incluso?. Info: ?Abc Africa? è un ottimo strumento per l?educazione allo sviluppo. Insegnanti e associazioni interessate ad organizzare visioni speciali per scolaresche devono contattare l?ong Africa 70 o Anlaids, partner italiani dell?iniziativa culturale, oppure direttamente la ?Bim ? distribuzione film?. Africa 70 – 02 3088260 africa70@una.org Analaids – 064820999 anlaids@anlaids.it Bim – 063231057 bim@bimfilm.com


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA