Welfare

Rebibbia, in scena i detenuti

Cento reclusi e una compagnia di teatro chiamata "Liberi artisti associati" attiva dal 2001

di Redazione

“Liberi artisti associati”. Un nome comune per una compagnia teatrale, se non fosse che i componenti sono detenuti. Un’esperienza, quella del teatro in carcere, nata nel 2001 nel carcere di Rebibbia da un gruppo di detenuti. Una compagnia guidata dal 2003 da Fabio Cavalli e che conta nel suo cast uno che l’attore lo è diventato per davvero. Salvatore Striano, detenuto per camorra e interprete tra gli altri di “Gomorra” e “Dalle sbarre al palcoscenico” diretto dai fratelli Taviani.

«ll teatro per me – dice Striano- e’ stato un modo per mettermi in gioco. Una possibilita’ per dimostrare di saper rispettare la societa’. Ho cominciato a recitare nel 2001 insieme ai miei compagni. Un’esperienza nata quasi per gioco e in modo autogestito. Per me -sottolinea- il teatro e’ stato come aprire una porta ed iniziare una nuova strada». Un’occasione per ricominciare che ora viene data a un centinaio di detenuti provenienti da tre sezioni del carcere romano, tra Sezione “Alta sicurezza”, quella dei detenuti comuni e la sezione precauzionale. Un progetto che come spiega il regista Fabio Cavalli è stato accolto con scetticismo ma che ora riscuote un grande successo. Con uno spettacolo visto oggi dal sottosegretario alla Giustizia Maria Elisabetta Alberti Cesellati in visita al carcere e che venerdì sera al teatro Quirino di Roma vedrà l’esordio di “La leggenda di Fitcarraldo”, recitato dai detenuti comuni, quelli che possono uscire dal carcere.

 

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