Non profit

Reazioni al voto di Strasburgo

Dopo la bocciature europea, i commenti dei politici di casa

di Maurizio Regosa

Fioccano reazioni al voto di strasburgo. Ovviamente di tenore assai diverso. Mentre il governo italiano respinge, con il ministro Andrea Ronchi, «con forza ed indignazione» il voto del Parlamento europeo di oggi che stigmatizza la raccolta delle impronte digitali per i nomadi in Italia, altre forze politiche applaudono. Mentre per il titolare delle Politiche comunitarie il voto di oggi è «una delle pagine peggiori delle istituzioni europee», il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, accoglie «con estrema soddisfazione il provvedimento del Parlamento europeo che boccia le misure di emergenza contro i rom, a cominciare da quelle relative alla schedatura dei bambini, proposte dal ministro Maroni». Secondo Vendola, procedere alla raccolta delle impronte digitali dei rom, inclusi i minori, «costituirebbe chiaramente un atto di discriminazione diretta fondata sulla razza e l’origine etnica». «L’idea di prendere le impronte digitali ai bambini» – continua Vendola – «è una aberrazione, il chiaro segnale di una politica razzista e xenofoba. Ora il governo Berlusconi ha il dovere di fare un passo indietro senza il quale l’Italia è di certo destinata a restare fuori dal novero dei paesi civili e dell’Europa stessa». Anche il senatore Pd Luigi Bobba parla di «netta bocciatura».  «Bruxelles dimostra che le critiche avanzate dal Pd» aggiunge Bobba «non erano né estremistiche né buonistiche ma corrispondevano ad argomenti di ragionevolezza, buon senso e, soprattutto, rispetto dei diritti umani. I cittadini italiani chiedono sicurezza ma non dobbiamo e non possiamo permettere che un pregiudizio diffuso trasformi i nostri diritti in un pretesto per violare i diritti fondamentali della persona; basta con le pagliacciate: si vari una politica concreta ed equilibrata per l’immigrazione, sul modello di altri Paesi europei, dando alla polizia e a tutte le forze dell’ordine le risorse necessarie a garantire i diritti dei cittadini in particolare quelli piu’ deboli».


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