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Realacci: l’incontro tra Sofri e Cofferati. L’asse Sergio-Adriano

Ha portato l’ex sindacalista nel carcere del suo collegio. Lavora sodo per l’Ulivo ma si astiene sugli alpini in Afghanistan e sulla pace la pensa come il papa.

di Ettore Colombo

Ermete Realacci ha 48 anni ed è nato a Sora, che si trova nel Frusinate, in Lazio, ed è un posto ruspante. Proprio come lui, che è noto, nel mondo dell?associazionismo, per essere da lungo tempo non solo il presidente di Legambiente (che ha fondato), ma anche la mente creativa e organizzativa. È il classico tipo che una ne fa e cento ne pensa, che se gli fosse andata male avrebbe avuto una carriera spianata come copyrighter e che, invece, a un certo punto ha fatto politica. Prima nella società civile, mondo cui rivendica orgogliosamente di appartenere, e poi nel Palazzo, da deputato della Margherita-Ulivo. Realacci vive a Roma ma è stato eletto nel collegio di Pisa. Che è anche la sede della residenza (invernale ed estiva) di Adriano Sofri, di cui è, da sempre, buon amico. A dire la verità, Realacci è anche molto amico dell?ex segretario della Cgil, Sergio Cofferati, con il quale è andato pochi giorni fa a trovare Adriano Sofri al carcere don Bosco. Con Cofferati Realacci firma, a quattro mani, importanti articoli su Repubblica, mentre con i leader del movimento no global ne firma altri sul manifesto e altri giornali. Insomma, chi meglio di lui per ?fare il punto?, di questi tempi, sulla politica? Vita: Realacci, di cosa avete parlato con Sofri, lei e Cofferati? Ermete Realacci: Abbiamo avuto una lunga conversazione, naturalmente dopo aver visitato il carcere e constatato le condizioni di vita dei detenuti, sviluppando ragionamenti e analisi di Adriano, che non sempre condivido ma che sempre mi appassionano e mi fanno pensare. Non posso dirle tutto quello che ci siamo detti perché non sarebbe corretto né verso Cofferati né verso lo stesso Sofri, ma posso assicurarle che la conversazione di quel giorno avrà sviluppi non scontati e molto importanti. Vita: Ecco, appunto, ragioni della pace, vie della guerra, intervento in Iraq degli Usa da soli o con l?Onu? Realacci: Ripeto, non posso dirle tutto, ma come sa le posizioni di Sofri sono chiare: no a questa guerra, ma no fermo anche alla dittatura di Saddam e importanza dell?attuale movimento pacifista, specie dopo la grande manifestazione del 15 febbraio, che lo ha molto impressionato. In particolare lo ha molto colpito l?eccezionale presenza di tanti giovani. Una presenza non scontata, enorme, e un mondo con cui Sofri dialoga e ragiona spesso, sui giornali, scrivendone in modo dialettico e mai banale, magari anche provocando i pacifisti, come rispetto al ruolo cruciale delle Nazioni Unite, oggi a rischio di indebolimento o avvitamento su se stesso, rispetto all?attuale crisi internazionale? Vita: Lei in Parlamento non solo ha votato la mozione dell?Ulivo che cercava di ancorare il governo alle posizioni dello zoccolo duro dell?Ue, ma si è anche astenuto sui finanziamenti dell?operazione Enduring freedom per quanto riguardo l?impiego degli Alpini in Afghanistan. Ma il suo partito e la coalizione ulivista non hanno votato a favore? Realacci: Sì, perché ho la mia coscienza e la coerenza delle mie posizioni del passato: votai no all?invio degli Alpini lo scorso autunno, mi sono astenuto ora. Ritenevo e ritengo che l?invio dei nostri Alpini sia strettamente legato allo spostamento di truppe americane nello scacchiere mediorientale in previsione dell?imminente attacco all?Iraq. Mi sono astenuto e non ho votato contro perché credo, invece, nelle operazioni, anche militari, di pace e di polizia internazionale. Ero contro la guerra della Nato in Kosovo, tanto per capirci, ma ero favorevole all?intervento armato per liberare Sarajevo. Proprio come Sofri. Aggiungo che ritengo del tutto sbagliata la posizione di Rifondazione e del correntone Ds che ha votato semplicisticamente ?no? nell?ambito di una mozione che non diceva una parola contro la necessità di disarmare l?Iraq e che si rifiutava ciecamente di capire che non tutte le missioni militari sono di guerra. Alcune, come quella che i nostri soldati stanno con capacità e discrezione compiendo nei Balcani, sono cruciali e decisive per il mantenimento della pace in quelle aree. Vita: No global e pacifisti bloccano treni, navi e aerei: sui loro metodi e sui loro scopi infuriano le polemiche, anche nel centrosinistra. Lei cosa ne pensa? Realacci: Credo che il problema stia sempre nelle finalità e non nei modi, come sempre, ma credo anche che modi e metodi sbagliati rischino di inficiare i risultati, anche virtuosi, che ci si prefigge. Per essere chiari, impedendo ai treni carichi di pendolari di viaggiare creiamo un danno solo a loro e ci alieniamo le simpatie della stragrande maggioranza della popolazione, così faticosamente conquistate costruendo il grande successo del 15. Faremmo davvero un bel regalo a Bush e Berlusconi. Dopodiché le dico anche che noi, come ambientalisti, bloccammo per un giorno intero, nel 1986, la produzione di tutte e quattro le centrali nucleari italiane. E subito dopo vincemmo il referendum sul nucleare. Il punto di rottura sta sempre nell?avere il coraggio di fare queste azioni in modo rigorosamente non violento, pacifico, a viso scoperto e consci delle possibili conseguenze. Vita: Un?ultima domanda: da laico, digiunerà anche lei il 5 marzo? Realacci: Certo, e con enorme gioia. Non solo perché sono vicino e affine alle posizioni del Papa e dei cattolici, nel dire no alla guerra, ma perché credo che quelle del 5 marzo siano strada e metodi giusti. Non solo non ho paura di passare per papista, ma ne sono fiero. Oggi, Giovanni Paolo II e l?opinione pubblica mondiale sono le nostre vere e migliori armi per fermare questa guerra ingiusta.


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