Mondo
Rdc: massacro di soldati congolesi
Dodici morti. Questo il bilancio degli scontri di stamane tra l'esercito regolare congolese e ammutinati
Una dozzina di soldati dell’esercito regolare congolese sono rimasti uccisi in scontri violentissimi avvenuti stamane contro dei soldati ammutinati per il controllo di Kanyabayonga, nell’est della Repubblica Democratica del Congo (Rdc). Questo è quanto riferisce un corrispondente dell’Afp presente stamane nella città congolese. Da parte loro, gli ammutinati hanno affermato di contare due feriti tra i loro ranghi precisando che “la popolazione civile sarebbe in fuga” dalla città.
In seguito alla battaglia, il gruppo ammutinato avrebbe preso il controllo della città mentre i soldati congolesi si sono ripiegati nella loro base situata a quattro km di Kanyabayonga, in località Kaina. Sulle ragioni del conflitto, il comandante degli ammutinati, che si fa spacciare per un certo “maggiore Claude”, ha dichiarato che “ci consideriamo dei congolesi, ma loro (riferendosi alle forze regolari) ci considerano dei rwandesi”.
Nella notte di ieri, una serie di scontri aveva visto opporsi le Fardc (Forze armate della Repubblica Democratica ddel Congo) a altri soldati di forze congolesi basate a Goma (caapoluogo del Nord Kivu) e provenienti da un ex movimente ribelle sostenuto dal Rwanda, l’Rcd (Rassemblement congolais pour la démocratie). Ma proprio l’Rcd ha condannato oggi l’ammutinamento dei soldati congolesi nel Nord Kivu, dove alcuni militari si sarebbero opposti al dispiegamento di soldati congolesi di Kinshasa nella regione.
La notizia del massacro segue di poche ore l’appello lanciato dalla Monuc, la Missione delle Nazioni Unite in Rdc alle parti in conflitto. Nell’inizio pomeriggio, la Monuc aveva chiesto la fine dei combattimenti e un cessate il fuoco nel Nord Kivu. Nel riaffermare il suo sotegno “al governo di transizione nei suoi sforzi tesi a estendere la sua autorità sull’insieme del territorio”, la Monuc ha chiesto al regime transitorio congolese “di chiarire la confusione che sta attualmente regnando nel Nord Kivu”. Di certo, la distribuzione di armi leggere tra le popolazioni civili non farà che aggravare ulteriormente la situazione.
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