Non profit

RAZZISMO. Cartello in una scuola di Cagliari: «Qui accogliamo tutti»

L'iniziativa è del preside del liceo socio psicopedagogico De Santis

di Gabriella Meroni

«Questa scuola accoglie sardi, italiani, comunitari, extracomunitari e clandestini, bianchi, olivastri, neri, gialli e rossi, di qualsiasi fede religiosa». Sono le parole che il preside del liceo socio psicopedagogico De Santis di Cagliari, Antonio Piredda, ha scritto su un cartello affisso all’ingresso della scuola. «Non mi sembra di aver fatto niente di eccezionale», dice il professore in un’intervista pubblicata oggi dalla Nuova Sardegna. Anche se il gesto del preside potrebbe essere interpretto come una risposta alla dirigente dell’istituto tecnico commerciale Leonardo da Vinci di Padova, Anna Bottaro, che qualche giorno fa è finita nel mirino di Cobas scuola e associazioni antirazziste per aver chiesto ai maturandi stranieri che frequentano l’istituto una copia del permesso di soggiorno. Nessun riferimento diretto a quella vicenda comunque da parte del preside del liceo sardo.

«Io l’ho fatto per ricordare ai ragazzi l’importanza della tolleranza – spiega Piredda al quotidiano locale – Non so quanti docenti siano d’accordo con me, ma questo non mi interessa. Quel che invece mi sta più a cuore è il diritto allo studio. Nel nostro istituto c’e’ sempre stato un certo numero di stranieri – prosegue il preside Piredda – Lo scorso anno erano grosso modo una decina e provenivano dalle nazioni più diverse: c’erano allievi russi, rumeni, ucraini, qualcuno di colore. Mai nessun problema, solo dispiaceva un po’ quando diversi ragazzi, compiuti i 16 anni, lasciavano la scuola. In ogni caso, visto che godiamo ancora di una certa autonomia, ho voluto ricordare con questo cartellone che la scuola pubblica accoglie tutti, indipendentemente dai documenti che uno studente ha in tasca». «Ho voluto mettere le cose in chiaro – conclude il preside e precisare alcuni passaggi richiamando i principi della Carta costituzionale, visto che spesso si dimenticano o si ignorano direttamente. Di certo non e’ il caso dei miei studenti, che la studiano».


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