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Rating etico: danese l’industria farmaceutica sostenibile

Novo Group migliore tra le 22 più grandi industrie di settore secondo un rapporto della agenzia tedesca Oekom Ag. L'americana Pharmacia la peggiore.

di Giampaolo Cerri

E? danese l?industria farmaceutica più sostenibile del mondo. Lo dice una ricerca dell?agenzia di rating etico Oekom Ag di Monaco che ha analizzato le 22 più grandi società del mondo sulla base di 200 criteri di responsabilità ambientale e sociale.
La migliore risulta essere appunto la Novo Group che, in una scala che varia da A+ a D-, ottiene mediamente un B.
Stesso voto per gli americani Bristol-Myers Squibb seguono Bayer (B-) e Merck and Schering occupano la quinta e la settima posizione.
I peggiori della lista risultano essere gli americani di Pharmacia, che hanno avuto un C-.
Fuori rating, per non aver voluto fornire informazioni le americane Amgen e Schering-Plough, le tedesche Fresenius Schwarz, Pharma, la giapponese Takedo Chemical Industries.
«I gruppi leader dell?industria farmaceutica stanno facendo un serio tentativo di riconciliare le aspettative economiche con la responsabilità sociale e ambienta», spiega Andreas Stefferl, responsabile della rating, «in più molte società sono tornate indietro sulle biotecnologie, uscendo da questa controversa area di business».
Secondo Oekom, società che fino ad oggi erano escluse dagli investimenti della finanza responsabile, potrebbero d?ora in poi rientrare nel campo d?azione dei gestori.
Per ottenere un buon screening eticoambientale, spiegano i ricercatori tedeschi, le aziende hanno cominciato a monitorare le emissioni di CO2, mostrando di affrontare il problema.
Sulle caratteristiche di prodotto: è ancora molto diffuso l?utilizzo di prodotti di sintesi mentre è ancora ridotto il ricorso a processi come la fermentazione, basata su materia prima rinnovabile, che riduce al minimo i rifiuti. Scelta produttiva, quest?ultima, largamente praticata da Novo.
Altro punto riguarda le sostanze che finiscono nell?ambiente attraverso le deiezioni umane: ?Solo poche industrie si stanno ponendo il problema?, dicono alla Oekom.
Complessivamente positivo il trattamentod del personale, incluso quello dei Paesi in via di sviluppo, che ha ?buoni standard di benefici sociali?.
Sulla questione dei brevetti, riamane la questione della loro incidenza sul prezzo finale dei farmaci, che le industrie addebitano ai costi della ricerca. Oekom ricorda però che ?alcune industrie concentrano questa ricerca su farmaci per la virilità e per i peli superflui piuttosto che su malattie rare o patologie gravi come Aids e malaria?.
La media del settore ? C+ – non è cattiva, notano a Monaco, ?tuttavia c?è un gap troppo ampio fra le performance migliori e quelle peggiori?.
Le industrie prese in esame sono: Abbott Laboratories (USA), Akzo Nobel (NL), American Home Products (USA), Astra Zeneca (UK), Aventis (F), Bayer (D), Bristol-Myers Squibb (USA), Eli Lilly (USA), F. Hoffmann-La Roche (CH), GlaxoSmithKline (UK), Johnson & Johnson (USA), Merck (D), Novartis (CH), Novo Group (DK), Pfizer (USA), Pharmacia (USA), Schering (D).

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