Famiglia
Rassegne stampa: il non profit dovrà pagare o no?
L'art.32 del Collegato alla Finanziaria, che impone il pagamento di una "tassa" agli editori per ciascun articolo riprodotto, è stato cancellato. Ma in fase di voto potrebbe rientrare...
«Pensate a un gruppo missionario che raccoglie sul web articoli sulla guerra in Darfur. O a un’associazione di persone colpite da una malattia rara che vuole mettere a disposizione di tutti una rassegna stampa sui progressi scientifici del settore. Da adesso in poi tutti questi soggetti, insieme a gran parte delle realtà del Terzo Settore, potrebbero essere costretti a pagare una “tassa sul macinato” agli editori per continuare a svolgere le loro attivita?: questa è la denuncia lanciata da Peacelink una settimana fa a proposito del decreto legge collegato alla Finanziaria (Dl n.262 del 3 ottobre 2006).
Il decreto, ora in fase di conversione, ha disposto all’articolo 32 l’obbligo per tutti coloro che ?realizzano, con qualsiasi mezzo, la riproduzione totale o parziale di articoli di riviste o giornali? l’obbligo di pagare un compenso agli editori (stabilendo che le stesse associazioni di categoria dovessero determinare entità e modalità di riscossione del compenso). E lasciava spazio a moltissimi dubbi: si dovranno pagare rassegne già acquistate presso service appositi? Saranno sottomesse alla ?tassa? anche le rassegne destinate a una circolazione interna? E che dire, come al solito, del fine ?solidale? per cui il non profit compila le sue rassegne?
Tutte le associazioni non profit in questi giorni hanno espresso molta preoccupazione. La stessa Peacelink ha sollevato una domanda non da poco: ?in che modo una tassa sull’esposizione di materiale pubblico incidera’ sul diritto a “cercare, ricevere e diffondere informazioni”, stabilito a chiare lettere dalla dichiarazione universale dei diritti dell’uomo??.
?Un fatto gravissimo”, ha rincarato la dose Andrea Colucci, direttore della Comunicazione del WWF Italia, “che lede fortemente la libera circolazione di idee e informazioni, ovvero, il ‘pane quotidiano’ delle associazioni senza scopo di lucro ed in generale di tutti gli operatori della comunicazione. E’ paradossale che il legislatore abbia appesantito in questo modo, e solo a favore degli editori, la legge sul diritto d’autore. Questa, infatti, ammetteva chiaramente la libera e gratuita riproduzione di opere se funzionale alla critica o alla discussione con il solo obbligo di citazione di autore e fonte. Con il nuovo principio di chi ‘riproduce paga’ che impone il fardello amministrativo a tutti i cittadini, dalle associazioni ai siti delle scuole, dai gruppi missionari ai comitati di quartiere, si impone una fortissima limitazione della libertà di informazione che ci auguriamo sia solo frutto di una svista?.
A sostegno della libera circolazione di idee e per difendere tutte le attività senza scopo di lucro il WWF ha immediatamente chiesto che l’art.32 fosse abolito o, quantomeno, riformulato regolamentando gli aspetti economici in maniera tale da non ‘rendere mercato’ la libera circolazione di idee.
Proprio sull’articolo 32, tra l’altro, in Senato si stavano accumulando le più diverse proposte di modifica: alcune nella direzione di abolire integralmente o ?limitare i danni? della disposizione, escludendo proprio le rassegne realizzate a fini solidaristici, altre invece volte a operare addirittura un’operazione estensiva, fissando un compenso per gli stessi autori degli articoli, oltre che per gli editori.
Oggi al WWF è giunta la notizia che questa mattina la commissione che ha in discussione il Collegato avrebbe cancellato l’articolo. Per ora il pericolo sembra sventato, ma fino a ieri sera le spese per le onlus hanno rischiato di lievitare fortemente. E non è detta l?ultima parola: il problema si potrebbe ripresentare al momento del voto.
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