Famiglia

Rassegna stampa: le impronte ai minori rom

Inizia oggi un nuovo servizio di Vita.it. Una lettura dei quotidiani su quello che giudichiamo il caso del giorno. Con altre segnalazioni brevi su articoli di interesse

di Redazione


Rassegna stampa a cura di Franco Bomprezzi

La bufera delle intercettazioni napoletane sulla Rai (che lasciamo volentieri da parte) ha fatto scivolare fino a pagina 16 del Corriere della Sera il tema della schedatura dei bambini rom, e il pezzo di Fiorenza Sarzanini sottolinea la questione delle foto segnaletiche, che si aggiungono alle impronte digitali, suscitando la reazione anche di Unicef Italia: ” allora bisogna schedare allo stesso mondo anche tutti i bambini italiani”.

Su La Stampa i bimbi rom finiscono a pagina 13 in un trafiletto. In compenso il quotidiano torinese cita soprattutto le associazioni non profit, con la discesa in campo anche di Unicef che esprime stupore e grave preoccupazione», oltre che del Vaticano e delle comunità ebraiche. Il pdl risponde alle critiche dicendo che si tratta di un «cagnara indegna». Per il sindaco di Milano Letizia Moratti la proposta può essere vista come un’opportunità di tutela. Anna Finocchiaro (Pd): «Cosa succederebbe se alle parole “bambini rom” sostituissimo “bambini ebrei”?». E il coordinatore del consiglio europeo per le attività e i diritti dei rom, Hanry Scicluna: «In nessun Paese vengono prese le impronte dei bambini».


Repubblica, invece, i minori li tiene in prima pagina: inizia appunto Francesco Merlo, con Le impronte dei bimbi rom e il silenzio della Chiesa (dalla prima poi prosegue a pagina 31): il titolo dice molto. La tesi è che ovviamente la Lega fa sponda sulle paure e tenta di far passare questa idea come una tutela (e per creare un clima eversivo). «Maroni, che nella Lega è il più pericoloso – sostiene Merlo – perché forse è il meno brutto e il meno ridicolo (ha fatto pure le scuole) sta usando gli aspetti più odiosi del ministero dell’Interno – carcere, manette, impronte digitali – per sollevare nuvole di propaganda, per creare effetti placebo alla paura e alle emergenze sociali, in modo da guadagnare ancor più consenso all’eversione». Due pagine, 6 e 7, sempre sui rom.
Da segnalare Orazio La Rocca, che raccoglie la protesta del direttore della Caritas «Metodi polizieschi, ricordano anni bui», dice don Nozza (il che contraddice la tesi di Merlo sul silenzio della Chiesa): non criminalizziamo i minori rom «perché le prime vittime sono proprio loro, i bambini rom indotti dagli adulti a mendicare o a commettere furti su commissione. La piaga dell’accattonaggio infantile va combattuta… Ma se si vuole veramente dare una mano concreta a questi piccoli, servono politiche più sensibili alla solidarietà, con programmi di potenziamento per la scuola, la casa, l’accoglienza». E a pagina 7 Paolo Berizzi, “Non chiamateli più accattoni oggi i nostri figli vanno a scuola”: interviste al campo nomadi di via Barzaghi a Milano: genitori ovviamente arrabbiati, “vi faccio vedere la pagella di mio figlio”, “Perché non ci mettono direttamente dei triangoli gialli sulle mani? A questo punto non mi stupirei!”.


Il Sole 24 ore dedica alle impronte per i minori rom un minitrafiletto che dà conto del parere negativo del garante della privacy e anche dei rappresentanti del non profit.


I bambini rom non sono in prima di Avvenire, ma già a pagina 2 editoriale di Ulderico Bernardi (professore ordinario di Sociologia dei processi culturali), che nella misura vede «un suo remoto senso». Posto che «sono da rigettare improbabili confronti con rappresentazioni di tempi infami», la sua linea è che «si può – forse si deve- discutere, ragionando, sulla valenza civile della pratica, avendo chiaro che il riconoscimento reso possibile con certezza costituisce uno strumento di difesa innanzitutto per i piccoli». Identificare le persone infatti porta a rendere possibili provvedimenti sulla patria potestà, sanzionare i genitori per evasione dell’obbligo scolastico, sfruttamento di minori ecc.. «La fatica che ciascun cittadino farà nell’esprimere la sua valutazione sulla proposta di Maroni è già sintomo della delicatezza e della complessità del problema». Al di là del sunto delle reazioni politiche, è interessante il perché sì/perché no. Per il sì è Melita Cavallo, capo dipartimento per la giustizia minorile: «per me che sono del settore, è una proposta condivisibile. Il principio è buono, bisognerà fare molta attenzione a come verrà messo in pratica». Ovvero le impronte non le deve prendere «la polizia, ma i servizi, entro contesti adeguati». Mentre gli archivi «devono essere a disposizione esclusivamente dei servizi che si occupano di tutela dell’infanzia». Per il no è Aldo Bertelle, direttore di una comunità per minori di Belluno: il rischio del provvedimento è «psicologico», è come dire al bambino «ti devo controllare, mi devo difendere da te. Come potrà questo bambino guardare con fiducia al mondo degli adulti?»

Il Giornale affronta il tema a pagina 16. Tittolo ovviamente minimizzante: “Le impronte ai baby immigrati? Per la Ue è una norma legittima”. Emanuela Fontana scrive: «Mentre in Italia scoppia la polemica per l’annuncio del ministro Roberto Maroni, una norma europea- regolamento 230 del 29 aprile 2008 – in vigore dal 19 maggio prescrive che tutti i permessi per extracomunitari che transitano in Europa siano corredati dalle impronte digitali (tecnicamente: identificatori biometrici). Anche per i bambini, art. 1, a partire dai sei anni di età. La norma dà tre anni di tempo perché ogni Stato si adegui. «E’ indicata la strada di una schedatura, come chiamano i polemici la proposta di Maroni, un metodo per il riconoscimento a livello europeo». E ancora: «I piccoli rom sono cittadini comunitari, ha sottolineato il ministro Maroni, che però vivono in condizioni disagiate che richiedono misure eccezionali». La polemica cresce non tanto sulla distinzione fra cittadini extra Ue e non, ma fra i bambini. La norma « è un’opportunità di tutela» dice Maroni «per toglierli dall’accattonaggio». Il Giornale dà conto anche delle prese di posizione contrarie. Finocchiaro, Pd, dice: «evoca un’odiosa discriminazione». Spadafora, Unicef, « per proteggere i bambini non si può violare i loro diritti». «E’ contrario» Henry Scicluna, coordinatore consiglio europeo per attività e diritti dei rom. Il garante della privacy ha chiesto chiarimenti al Viminale perchè potrebbero esserci « problemi di discriminazione che toccano anche la dignità delle persone».


Infine Il manifesto, sulla schedatura dei Rom, ha un piccolo richiamo in prima: “Il garante della privacy: rischio discriminazioni Maroni: andiamo avanti” il servizio è a pagina 4. Nel pezzo di Carlo Lania Maroni che non si lascia fermare dalle critiche europee dice che su questo provvedimento si andrà fino in fondo: «perché questa è la strada giusta per garantire i diritti dei minori». Per il garante si tratterebbe di una schedatura mentre per il ministro è un «censimento». Viene riportato il pensiero di Thomas Hammarberg, commissario ai diritti umani del consiglio d’Europa: «Non vedo perché queste misure debbano essere adottate solo per i rom. E sono ancora più preoccupato perché colpiranno giovani e bambini con potenziali effetti traumatici su di loro».

Ecco gli altri temi che vi segnaliamo dai quotidiani di oggi:

Sole 24 ore:
Card per anziani: nessuna novità sul fronte beneficiari. A chi andranno le tessere? Se lo chiede il Sole che attende per saperlo, come tutti, l’apposito decreto da emanarsi a cura dei ministeri dell’Economia e del Lavoro. Ipotesi: 1,2 milioni di pensionati al minimo. Altra incognita è il ruolo di Poste Italiane, incaricate della distribuzione. Ma come? Recapiteranno la tessera a casa, la distribuiranno allo sportello? Differenza non da poco se si vuole rispettare il termine del 30 settembre. Infine: chi praticherà gli sconti? Le associazioni di categoria dei commercianti si dicono «disponibili» ma non sono ancora state convocate dal governo e non c’è alcuna bozza di accordo.


Italia Oggi
A pag. 16 segnala una legge buona e giusta approvata in Liguria. Il consiglio regionale ha stabilito che i Comuni dovranno garantire la percentuale minima di spiagge libere pari al 40%.

A pag. 23 pubblica una sintesi del documento politico presentata da Anci, Cgil, Cisl, Uil, Forum del terzo settore, Legautonomie, Upi. Si invita il Governo a spingere per una reale applicazione della 328. E a definire finalmente i famosi Liveas, rimasti sulla carta. C’è poi un elenco di priorità: servizi alla prima infanzia, non autosufficienza, contrasto alla povertà.


Avvenire
Doppia pagina sull’usura, p. 6-7, in concomitanza con il meeting annuale a Genova della Consulta nazionale antiusura Giovanni Paolo II nata nel 2001, che coordina 27 fondazioni/associazioni attive sul tema. La collaborazione con la Chiesa e le diocesi le consente di essere molto capillare. Un po’ di dati: +20% nei pignoramenti casa; 5milioni di famiglie con prestiti e 912mila ad altissimo rischio usura, l’azzardo per debiti che a fine 2008 raggiungerà un volume di 50 miliardi di euro. Cruciale, secondo il presidente della Consulta, padre Massimo Rastrelli, il ruolo delle banche, un attacco alle piccole società di intermediazione finanziaria che fanno offerte sempre più vantaggiose e pubblicità ingannevole, al governo chieste «adeguamento della normativa vigente, allargamento alle famiglie dei beneficiari del fondo di solidarietà”.

La pedofilia entri nel codice penale (p. 10). Presentata una pdl bipartisan che ha come primo firmatario Alessandro Pagano (pdl), un centinaio di sottoscrittori ed è stata scritta con la consulenza dell’avv. Maria Suma, vicepresidente di Meter, l’associazione di don Di Noto. I punti: inserire la parola pedofilia nel codice penale, prevedere la pedofilia culturale tra i delitti contro l’ordine pubblico in quanto apologia di reato. Positiva l’opinione di don Di Noto sull’inserimento della questione nel decreto sicurezza, affidando alla Direzione antimafia i processi di pedofilia on line.


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