La ricerca

Le aziende italiane: faremo di più su accoglienza e parità di genere

A cosa pensano le imprese quando progettano il proprio impegno sociale? Per il rapporto Sodalitas, al primo posto mettono i dipendenti, al secondo i clienti e al terzo il supporto alla comunità. I temi sociali contano sempre più, ma sono tante le aree in cui intendono migliorarsi, dal gener gap all'inserimento dei migranti

di Nicola Varcasia

Fanno poca formazione e inserimento lavorativo degli immigrati, ma si sentono generalmente attente ai diritti umani. Sulla riduzione delle disuguaglianze e la parità di genere hanno ancora molta strada da fare mentre sul benessere dei dipendenti sono più avanti. Non sono degli “estranei” a dirlo, ma le aziende stesse, che hanno partecipato al secondo rapporto dell’osservatorio Sodalitas sulla sostenibilità sociale d’impresa. Si tratta di un programma di ricerca che si impegna a tracciare di anno in anno il quadro aggiornato dell’impegno delle imprese che operano in Italia su questo fronte.

Il campione

Ci sono elementi di autocritica, ma anche molti spunti positivi, a cominciare da una crescente consapevolezza del ruolo che, volenti o nolenti, le imprese giocano nella società di oggi. Le imprese sono state coinvolte attraverso una serie di focus group, un’indagine quantitativa su un campione di 127 aziende italiane, e la raccolta di 21 case history di imprese associate a Sodalitas che presentano casi pratici di iniziative di sostenibilità sociale. Va precisato, spiegano i promotori, che il campione consultato è rappresentativo non dell’universo delle imprese italiane, ma del segmento di imprese più sensibili ai temi della sostenibilità e più impegnate a integrarla nelle proprie strategie di business. Ma da qualche punto bisogna pur partire e il primo è proprio la consapevolezza.

L’indagine ha evidenziato infatti un’elevato grado di conoscenza della gravità e dell’urgenza delle attuali sfide ambientali e sociali. Emerge anche piena coscienza del ruolo decisivo che le imprese sono chiamate a svolgere per favorire l’evoluzione verso una società più equa e più sostenibile.

Molti imprenditori attenti alla sostenibilità sono preoccupati per la situazione socioambientale

Il secondo punto è, si diceva, l’autocritica, un dato non certo scontato quando si parla di se stessi. Emerge un giudizio di parziale inadeguatezza su quanto è stato fino ad oggi realizzato e la necessità di un incremento di impegno sociale da parte delle imprese. In particolare ciò riguarda alcuni ambiti: il controllo della catena di fornitura (sulla quale è in corso un aspro confronto in Europa in merito alla direttiva sulla Due diligence (CS3D), la parità di genere, la riduzione delle diseguaglianze, la formazione e l’inserimento lavorativo degli immigrati.

Mirare al benessere

In ambito sociale appare, secondo la ricerca oggi è prioritario l’impegno sul fronte “interno”. I dipendenti vengono indicati come lo stakeholder primario e le iniziative rivolte al loro benessere considerate prioritarie. La concezione di benessere si è ampliata: oggi è richiesta attenzione, oltre che alle dimensioni tradizionali (benessere fisico, benessere economico), anche a dimensioni “nuove” (benessere psicologico e soprattutto relazionale).

Gli imprenditori si mostrano abbastanza severi nel giudicare il proprio impegno sociale

Questo implica un forte impegno su una molteplicità di aspetti della vita in azienda: qualità del lavoro, welfare aziendale, parità di genere, diversità e inclusione, formazione. Per dare piena credibilità all’impegno “sociale” delle imprese, occorre l’impegno diretto a favorire l’inserimento lavorativo dei giovani. Ciò sarà possibile rispondendo alle loro aspettative di conciliazione vita-lavoro e di maggiore flessibilità e a realizzare iniziative sociali, culturali, ambientali nelle comunità di appartenenza.

Calcolare l’impatto

Decisiva, su ognuno di questi fronti, è la capacità di realizzare alleanze finalizzate a rendere più efficaci le iniziative messe in campo: innanzitutto con le organizzazioni non profit ma anche con le amministrazioni locali e le istituzioni formative come scuole e università.

La classifica dello stakeholder “preferito” mette in cima dipendenti e clienti

Infine, altre due aree in cui appare opportuno un miglioramento: la messa a punto di validi modelli per la valutazione/misurazione dei risultati ottenuti e la capacità di programmare più efficaci strategie di comunicazione, soprattutto verso l’esterno, delle iniziative realizzate.

Più investimenti sociali

«Attraverso i dati raccolti dall’Osservatorio, le imprese ci confermano che la rilevanza della sostenibilità sociale è aumentata rispetto al passato. I temi sociali sono sempre più centrali e le imprese sono chiamate a svolgere un ruolo primario nella promozione di azioni finalizzate a contrastare i molteplici aspetti della crisi sociale in atto. Investire in sostenibilità sociale significa realizzare con credibilità, capacità finanziaria, innovazione e visione nel tempo una strategia multistakeholder necessaria per la crescita dell’azienda e lo sviluppo della società. Sulla base delle conoscenze e buone pratiche rilevate attraverso l’Osservatorio, fondazione Sodalitas intende affiancare e supportare le imprese nel perseguire una strategia di sostenibilità sociale aprendo una nuova prospettiva che veda l’impresa come protagonista dello sviluppo della coesione sociale del Paese», ha dichiarato Alberto Pirelli, Presidente di Fondazione Sodalitas.

Foto di Shubham Dhage su Unsplash

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.