Welfare

Rapporto Protezione, tutti i numeri dell’accoglienza in Italia

Viene presentato questa mattina a Roma il Rapporto sulla protezione internazionale in Italia. Qui di seguito potete leggere l’introduzione. Il documento integrale in allegato

di Redazione

A livello globale il 2013 è stato caratterizzato dal protrarsi di numerose crisi umanitarie , tanto da arrivare a livelli cui non si assisteva dai tempi del genocidio ruandese del 1994. Più di 2,5 milioni di persone sono state costrette ad abbandonare le loro case e a cercare protezione al di fuori dei confini del proprio paese, la maggior parte delle quali negli stati limitrofi.

Si pone dunque con sempre maggiore attenzione la questione degli arrivi in sicurezza delle persone costrette a fuggire e che rischiano di perdere la vita nel tentativo di raggiungere l’Europa. È evidente, quindi, la necessità di intervenire non solo a livello nazionale, con la migliore definizione del sistema di accoglienza e di tutela, ma anche a livello internazionale prevedendo l’apertura di canali umanitari e l’implementazione di attività di ricerca e soccorso così come avvenuto nel corso del 2014 con l’operazione Mare Nostrum.

A tal proposito, sarebbe ancora più incisivo un maggiore coinvolgimento italiano nei diversi programmi di reinsediamento con evidente necessità di maggiori investimenti in tal senso in modo da permettere una più sicura e completa messa in sicurezza delle persone durante tutte le fasi del viaggio dal luogo di partenza a quello di arrivo.

L’Italia, da oltre vent’anni, si confronta con il fenomeno delle migrazioni internazionali strettamente connesse alle gravi crisi umanitarie che si sono succedute nel tempo facendo sempre di più della nostra Penisola un paese di arrivo di persone alla ricerca di protezione e asilo. Una situazione che ha spinto negli ultimi anni le Istituzioni e il Terzo settore ad un confronto serrato volto a ripensare le “modalità di accoglienza” non più in chiave emergenziale ma favorendo la nascita di reti territoriali in cui il mondo dell’associazionismo continua a svolgere un ruolo decisivo. È evidente che l’accoglienza, la tutela e l’integrazione delle persone che giungono in Italia in cerca di protezione, possono essere garantite solo attraverso la capacità dei territori di favorire processi di autonomia ed inserimento sociale. In tal senso il ruolo degli enti locali e delle reti del Terzo settore diventa fondamentale e strategico nella misura in cui sono chiamati ad attivare processi sinergici volti all’effettività dell’accoglienza e della tutela. La presa in carico dei beneficiari avviene sui territori e per questo motivo sono i territori stessi che devono essere non solo protagonisti, ma solidali e consapevoli di questo loro ruolo.

Alla luce di questa complessità, le caratteri- stiche della mobilità internazionale nell’area del Mediterraneo hanno subito negli anni un’evo- luzione ed una trasformazione tali da richiedere nuovi e specifici strumenti di comprensione in grado di interpretare i fenomeni in chiave tran- snazionale. Appare evidente, infatti, che gli accadimenti non hanno mai un effetto isolato ma determinano conseguenze plurime di cui non si può non tenere conto. La vicenda siriana, tra le altre, appare emblematica di questa connes- sione che fa del fenomeno della protezione internazionale una filiera lunga che a partire dai luoghi di crisi si sviluppa sino ai piccoli contesti territoriali in cui si predispone l’accoglienza dei cosiddetti profughi.

Queste considerazioni sono state il presupposto per cui le maggiori organizzazioni che da anni lavorano su questi temi, hanno unito gli sforzi e gli sguardi, nonostante le differenti angolature, per elaborare un volume specifico e congiunto all’analisi di questo fenomeno.

Il Rapporto sulla protezione internazionale in Italia 2014, realizzato da Anci, Caritas Italiana, Cittalia, Fondazione Migrantes, Servizio Centrale dello Sprar, in collaborazione con UNHCR, partendo dall’analisi del ruolo dello Stato, degli Enti locali e del Terzo settore rispetto all’asilo e all’accoglienza dei titolari di protezione internazionale, intende fare il quadro su come, nel corso degli anni, si sta sviluppando l’acco- glienza integrata nel nostro Paese e su come il fenomeno delle migrazioni riguardi un numero sempre più ampio di soggetti vulnerabili, come minori stranieri, apolidi e vittime di tratta le cui condizioni spesso si intrecciano con quelle dei rifugiati. Il Rapporto si articola in quattro capitoli dedicati rispettivamente al tema dell’asilo tra Stato e Terzo settore, al fenomeno dei richie- denti protezione internazionale in Italia e al si- stema di protezione per richiedenti asilo e rifu- giati (sprar e altre forme di accoglienza messe, di volta in volta, in atto), ai soggetti particolarmente vulnerabili (apolidi, vittime di tratta e minori stranieri richiedenti asilo – Msnara) e al flusso delle migrazioni forzate a livello internazionale ed europeo. Questa sinergia fra i promotori del presente Rapporto vuole essere di per sé un auspicio verso la costruzione di un sistema nazionale di tutela e di accoglienza efficace ed integrato dove nessuno possa sentirsi escluso o l’unico protagonista.
 


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