Welfare
Rapporto Ismu: calano gli “sbarcati”, ma sale la quota degli irregolari
Presentato questa mattina il XXIV Rapporto Ismu sulle Migrazioni. Al 1° gennaio 2018 gli stranieri presenti in Italia sarebbero complessivamente 6 milioni e 108mila su una popolazione di 60 milioni e 484mila residenti: è stata, dunque, superata la soglia simbolica di uno straniero ogni 10 abitanti. Calano gli sbarcati aumentano gli irregolari, si stima che vi siano 533mila stranieri privi di un valido permesso di soggiorno
di Redazione
Quanti sono gli immigrati in Italia. Secondo le stime di ISMU, al 1° gennaio 2018 gli stranieri presenti in Italia sarebbero complessivamente 6 milioni e 108mila su una popolazione di 60 milioni e 484mila residenti: è stata, dunque, superata la soglia simbolica di uno straniero ogni 10 abitanti. Rispetto alla stessa data del 2017, l'incremento della popolazione straniera è stato del 2,5%, dovuto soprattutto alla componente irregolare (+8,6%) alimentata dagli sbarchi sulle coste italiane.
Tra i presenti, l’84,2% risulta iscritto in anagrafe presso un comune italiano, i regolari non iscritti (o non ancora) in anagrafe sono il 7,1% e gli irregolari, cioè privi di un valido titolo di soggiorno, l’8,7% (533mila).
In totale, secondo le risultanze anagrafiche gli stranieri residenti in Italia al 1° gennaio 2018 sono 5 milioni e 144mila, 97mila in più rispetto a un anno prima. La crescita sembra in apparenza modesta se si considerano le punte di 300-400 mila unità annue in più del recente passato, ma non lo è se si tiene conto delle acquisizioni di cittadinanza italiana. Queste ultime, se pur in flessione (nel 2017 sono state 147mila, 55mila in meno rispetto alle 202mila del 2016), sono destinate a persistere nel tempo: ISMU stima che nel complesso del triennio 2018-2020 i nuovi cittadini italiani saranno tra un minimo di 470mila e un massimo di 560mila, mentre nei prossimi dieci anni saranno tra 1,6 e 1,9 milioni.
Provenienze: il primato è dei rumeni. Ma in crescita Guinea e Mali. Il 71% degli stranieri residenti in Italia è rappresentato da cittadini dei Paesi Terzi, che sono in totale 3 milioni e 582mila (a cui vanno aggiunti 28mila britannici formalmente esclusi dalla popolazione Ue). Il loro numero sale a 4 milioni e 350mila se si includono anche i non iscritti all’anagrafe. Tra i residenti, poco meno di 1,1 milioni proviene da Paesi europei extra Ue, soprattutto Albania, Ucraina e Moldova. Altrettanti dall’Africa, specie da Marocco, Egitto, Nigeria, Senegal e Tunisia, con un aumento durante il 2017 degli stranieri provenienti da realtà sub sahariane come Guinea (+63%), Mali (+30%), Nigeria (+20%), Costa d’Avorio (+16%) e Somalia (+12%). I residenti originari dell’Asia sono poco oltre il milione, la maggior parte dei quali è arrivata da Cina, Filippine, India, Bangladesh, Pakistan e Sri Lanka. Infine, gli stranieri provenienti dalle Americhe sono circa 370mila, quasi tutti latinoamericani (soprattutto Perù ed Ecuador).
Calano gli “sbarcati”, ma sale la quota degli irregolari. Nei primi sette mesi del 2018 è continuato il rallentamento degli sbarchi iniziato nella seconda metà del 2017 e che aveva portato alla fine dello scorso anno a un bilancio annuo dei nuovi arrivi di 119mila persone (-34% rispetto al 2016). Mentre nel triennio 2014-2016 i beneficiari del Sistema di protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (Sprar) erano raddoppiati e il numero di immigrati nelle strutture di accoglienza triplicato, nel corso del 2017 il loro incremento è stato assai più contenuto: al 31 dicembre i presenti erano poco più di 180mila (a fronte dei 177mila alla fine del 2016), la maggior parte dei quali nei Centri di accoglienza straordinaria (Cas).
Al 1° gennaio 2018 in Italia si stima che vi siano 533mila stranieri privi di un valido permesso di soggiorno (l’8,7% dei presenti a fronte dell’8,2% dello scorso anno). È una componente la cui crescita è iniziata nel 2013, quando si sono esauriti gli effetti dell’ultima sanatoria attivata l’anno prima dal Governo Monti. A rilanciare tale crescita sono stati il consistente flusso di ingressi non autorizzati via mare intensificatosi a partire dal 2014, la frequente assenza di una formale richiesta di protezione internazionale e i molteplici casi di diniego. Nel 2017 sono state esaminate oltre 80mila domande (10mila meno del 2016) e per sei migranti su dieci è stato negato il riconoscimento di uno status legale. Nel complesso, non è stata riconosciuta alcuna forma di protezione a 47.839 persone (compresi gli irreperibili). E se è vero che è cresciuto il numero di chi ha ottenuto lo status di rifugiato (l’8,5% nel 2017, contro il 5,5% dell’anno precedente), è anche vero che si è fortemente ridimensionata la protezione sussidiaria: nel 2016 era stata concessa a oltre 11mila migranti e nel 2017 a poco meno di 6mila.
Su 36mila espulsi, solo 7.045 hanno lasciato l’Italia. Il numero di persone intimate di lasciare l'Italia è rimasto contenuto, e ancora di più quello di coloro che effettivamente l’hanno lasciata. Nel 2017 i primi sono stati poco più di 36mila, la maggior parte maschi (94%): un dato che colloca l’Italia al quinto posto tra i membri dell’Unione Europea, dopo Germania (97mila), Francia (85mila), Regno Unito (55mila) e Grecia (46mila). Tra chi ha ricevuto un decreto di espulsione, più di un quarto dei maschi erano marocchini (28%), seguiti da tunisini (20%), albanesi e algerini (entrambi oltre il 6%). Quanto alle donne, oltre un quarto erano nigeriane (26%), seguite da cinesi (10%) e ucraine (9%).
I cittadini di Paesi Terzi effettivamente rimpatriati sono stati solo 7.045 (19,4%), di cui 4.935 in modo forzato. Tra i rimpatriati, 2/3 sono stati tunisini (2.070 casi, per il 94% rimpatri forzati), seguiti da albanesi (1.230, per il 62% forzati), marocchini (1.005, per il 66% forzati) ed egiziani (400, per il 76% forzati). Nel 2017, i cittadini di Paesi Terzi rimpatriati rispetto agli intimati sono stati il 19,4%: più del 18,5% della Francia, ma meno di Spagna (39,4%), Germania (48,6%) e Regno Unito (71,0%).
Accanto ai rimpatri forzati, l’Italia promuove il Rimpatrio Volontario Assistito (Rva) per chi, su base volontaria, desidera rientrare nel proprio Paese di origine. Tra giugno 2009 e giugno 2014 i Rva sono stati oltre 3mila, ma dalla seconda metà del 2014 sono diminuiti, poiché le risorse finanziarie nazionali destinate a queste misure sono state indirizzate al rafforzamento del sistema di accoglienza dei richiedenti asilo. Di conseguenza, i Rva, che erano stati 919 nel 2014, sono scesi a 435 nel 2015 e 136 nel 2016. Recentemente, comunque, è stato avviato un rilancio delle procedure attraverso progetti finanziati nell’ambito dei nuovi fondi europei Fami 2014-2020.
Arrivi via mare: la forte crescita di Nigeria e Bangladesh. Tra chi arriva in Italia attraverso il fenomeno degli sbarchi, resta forte la motivazione economica. Non a caso tra il 2014 e il 2017 si è registrato un progressivo ridimensionamento delle cittadinanze mediorientali e una forte crescita di quelle sub-sahariane. La Siria, che nel 2014 alimentava un quarto del totale degli sbarcati, è scesa al 5% nel 2015 e già nel 2016 era sparita dal novero delle principali nazionalità dei nuovi arrivati. Parallelamente, la Nigeria è salita dal 5% del 2014 al 21% del 2016, con un leggero calo al 15% nel 2017. E il Bangladesh l’ha imitata nella scalata. Emerge, quindi, il continuo rafforzamento della componente africana, che sta attraversando una fase di forte crescita demografica in un contesto reso talvolta invivibile da guerre e regimi persecutori e molto spesso caratterizzato, o persino aggravato, da condizioni di miseria e sottosviluppo.
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