Volontariato

Rapporto Fao 2004 sulla fame nel mondo

Il numero delle persone che soffrono la fame nel mondo continua a salire: nel periodo 2000-2002 sono state 852 milioni. Progressi in 31 Paesi poveri

di Paul Ricard

Il numero delle persone che soffrono la fame nel mondo continua a salire: nel periodo 2000-2002 sono state 852 milioni, 18 milioni in piu’ dalla meta’ degli anni ’90. I costi umani ed economici della fame non potranno che aumentare se questa tendenza non verra’ invertita. E per invertirla ogni dollaro investito potrebbe produrre da cinque a piu’ di 20 volte tanto, in termini di utile. Per la prima volta, rispetto alle cinque edizioni precedenti, il rapporto annuale della Fao sulla situazione mondiale dell’ insicurezza alimentare – presentato oggi a Roma in una conferenza stampa – oltre a valutare la situazione alla luce degli obiettivi del vertice mondiale sull’alimentazione e di quelli di sviluppo del millennio (ridurre della meta’ il numero degli affamati entro il 2015), focalizza la sua attenzione anche sui costi economici. ”La fame e la malnutrizione causano enormi sofferenze, uccidono ogni anno piu’ di cinque milioni di bambini e costano ai Paesi in via di sviluppo miliardi di dollari in termini di perdita di produttivita’ e di reddito nazionali” ha sottolineato Hartwig de Haen, vicedirettore generale del dipartimento economico e sociale della Fao. Il rapporto afferma che, senza i costi diretti cui la societa’ deve far fronte per i danni causati dalla fame, ci sarebbero piu’ fondi a disposizione per combattere altri problemi sociali. ”Una stima molto approssimativa indica che questi costi diretti ammontano a circa 30 miliardi di dollari l’anno, cinque volte piu’ della somma destinata finora al Fondo mondiale per la lotta all’Aids, alla tubercolosi e alla malaria”. Ci sono poi, ha sottolineato de Haen, i cosiddetti ”costi indiretti” della produttivita’ e degli introiti non realizzati, vale a dire che tollerare gli attuali livelli di malnutrizione infantile generera’ perdite di produttivita’ e di reddito oltre la durata della vita dei bambini che ne soffrono, tra i 500 miliardi di dollari e un trilione, al valore corrente. ”I progressi fatti finora sono ancora troppo lenti e dobbiamo fare di piu’ – ha rilevato piu’ di una volta de Haen – e si puo’ fare meglio”. ”Probabilmente – ha detto – la comunita’ internazionale non ha pienamente compreso il ritorno economico che avrebbe investendo nella riduzione della fame nel mondo. Si sa abbastanza circa i modi con cui si puo’ porre fine a questa piaga ed e’ ora tempo di afferrare l’opportunita’ di arrivare a questo obiettivo. E’ una questione di volonta’ politica e di priorita”’. A chi tra i giornalisti gli ha fatto notare ”l’inutilita”’ di rapporti come quello dell’Onu, che si limitano ad evidenziare in cifre una sconfitta, de Haen ha replicato: ”Possiamo fare di piu’, ma non potete addossarci tutte le responsabilita’, noi facciamo parte di una comunita’ allargata”. La guerra contro la fame nel mondo si prefigura lunga ma ci sono una trentina di paesi in via di sviluppo che una battaglia l’hanno gia’ vinta: negli anni ’90 hanno ridotto la percentuale degli affamati cronici di almeno il 25%. E’ il segnale di speranza – all’interno di un quadro globale piuttosto scoraggiante – che la Fao ha lanciato oggi presentando il Rapporto 2004 sulla situazione mondiale dell’insicurezza alimentare. Contro il nemico fame ”possiamo fare di meglio e di piu”’: ”impariamo la lezione da questi trenta paesi che hanno dato prova che un progresso rapido e’ possibile e costituiscono un esempio del modo in cui puo’ essere raggiunto”, ha sottolineato Hartwig de Haen, vicedirettore generale del dipartimento economico e sociale della Fao, nella conferenza stampa di presentazione del rapporto giunto alla sesta edizione. Angola, Benin, Brasile, Ciad, Cile, Cina, Repubblica del Congo, Costa Rica, Cuba, Ecuador, Emirati Arabi Uniti, Gabon, Ghana, Giamaica, Guinea, Guyana, Haiti, Indonesia, Kuwait, Lesotho, Malawi, Mauritania, Mozambico, Myanmar, Namibia, Nigeria, Peru’, Siria, Thailandia, Uruguay e Vietnam – paesi che rappresentano quasi la meta’ della popolazione del mondo in via di sviluppo – con il loro successo dimostrano che l’obiettivo fissato dieci anni fa dal Vertice Mondiale dell’Alimentazione di dimezzare il numero degli affamati entro il 2015 ”e’ ancora possibile”. A tal fine, la comunita’ internazionale viene sollecitata dalla Fao ad adottare un duplice approccio. ”E’ ampiamente provato – e’ scritto nel Rapporto – che un progresso rapido possa essere ottenuto attuando una duplice strategia, che combatta sia le cause che le conseguenze della poverta’ e della fame estreme. Il primo approccio comprende interventi che aumentino le disponibilita’ di cibo ed i redditi dei poveri incrementando le loro attivita’ produttive. Il secondo approccio mette in evidenza programmi mirati che diano alle famiglie piu’ bisognose l’accesso immediato e diretto all’alimentazione”. Ai paesi intenzionati a realizzare gli impegni assunti nella lotta alla fame la Fao raccomanda pertanto l”’adozione di programmi su larga scala che promuovano, anzitutto, l’agricoltura e lo sviluppo rurale, da cui la maggioranza dei poveri e degli affamati dipende per la propria sussistenza”. ”Sarebbe necessario inoltre – si rileva nel Rapporto – dare priorita’ ad azioni che abbiano un impatto immediato sulla sicurezza alimentare di milioni di persone in stato di vulnerabilità”


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