Sostenibilità
Rapporto Asvis: il Covid allontana gli obiettivi di sviluppo sostenibile
La crisi pandemica oltre alla salute ha messo sotto scacco anche la lotta alla povertà e alle disuguaglianze, perché sono colpiti più i giovani, gli stranieri e alcuni settori economici rispetto ad altri. I decreti del governo «sono stati in gran parte diretti alla protezione del sistema socioeconomico, più che alla sua trasformazione verso la sostenibilità»
La pandemia da covid-19 ha preso di mira in particolare l’Agenda 2030dell'Onue i suoi 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs). Lo sostiene il rapporto “L’Italia e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile”, a cura dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), presentato a Roma durante l’evento conclusivo del Festival dello sviluppo sostenibile, alla presenza, tra gli altri, del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, del commissario europeo agli affari economici Paolo Gentiloni e della vicesegretaria generale dell’Onu Amina Mohammed.
Salute e scuola le più colpite
La pandemia, secondo ASvis, ha avuto severi impatti in tutti i paesi sulle diverse dimensioni dell’Agenda 2030. Più precisamente, secondo i dati finora disponibili, ha colpito negativamente 9 obiettivi su 17: a parte l’ovvio attacco all’obiettivo 3, che promuove la salute, c’è stata una riduzione dell’impegno nella lotta al cambiamento climatico (obiettivo 13); inoltre, il virus ha peggiorato l’obiettivo 11, che ambisce a città e comunità sostenibili (chi vive in condizioni di degrado e sovraffollamentoè a più alto rischio contagio) e l’obiettivo 4, relativo all’istruzione, a causa della chiusura delle scuole. Male anche tutti gli obiettivi che riguardano entrate economiche e salari: il numero 1, sconfiggere la povertà, ma anche, di conseguenza, l’8, che punta al lavoro dignitoso, visti i minori redditi e la crescente disoccupazione. Ancora, la pandemia ha inciso sul goal 16, volto a ottenere pace e giustizia, perché le persone esposte ai conflitti sono più vulnerabili al covid-19, ma anche sulla produzione di cibo (obiettivo 2, sconfiggere la fame), sull’accesso all’acqua e ai servizi igienico-sanitari (6) e sulla parità di genere(5), visto che i guadagni economici delle donne sono più a rischio e la violenza è in aumento. Tutti i diversi indicatori ovviamente incidono sull’obiettivo n. 10, quello della riduzione delle diseguaglianze.
Interventi di protezione non di trasformazione
Per quanto riguarda specificamente l’Italia, mentre tra il 2010 e il 2019 il nostro paese era migliorato in otto obiettivi, tra cui salute, educazione, energia, innovazione, sostenibilità, lotta al clima, nel 2020 aspetti positivi si rintracciano solo nelmiglioramento – provvisorio – della qualità dell’aria, nel decremento della produzione di rifiuti urbani e nella riduzione dei reati commessi. La crisi pandemica mette invece sotto scacco la salute, l’istruzione (con tre milioni di studenti senza accesso alla didattica), l’uguaglianza di genere (maggiore disoccupazione femminile), la povertà, l’agricoltura (meno produzione e meno lavoratori), in generale le disuguaglianze, perché sono colpiti più i giovani, gli stranieri e alcuni settori economici rispetto ad altri. Infine, ovviamente, genera un aumento straordinario del rapporto tra debito pubblico e Pil.
E proprio su questo aspetto, ASviS analizza l’effetto della pandemia, per quanto riguarda l’Italia, sulle politiche legislative e finanziarie. Infatti, si legge, “se la legge di bilancio per il 2020 era stata la più orientata allo sviluppo sostenibile degli ultimi cinque anni, gli interventi in risposta alla pandemia sono stati in gran parte diretti alla protezione del sistema socioeconomico, più che alla sua trasformazione verso la sostenibilità”. Nei cinque decreti analizzati da ASviS, 436 articoli (54%) sono orientati alla protezione, 158 (19%) alla promozione, 98 (12%) alla trasformazione, 73 (9%) alla preparazione, 43 (5%) alla prevenzione. Secondo il rapporto, invece, sarebbe stato più prudente “intervenire con una visione più orientata a prevenire nuovi choc, preparando il mondo economico e sociale a uno nuovo assetto sostenibile”.
La Ue e la svolta verde
In questo quadro a tinte fosche, tuttavia, nel quale, la crisi in corso rischia di allontanarci dal sentiero verso l’Agenda 2030, c’è un aspetto positivo, e cioè, come nota il rapporto, la scelta dell’Unione europea a favore dello sviluppo sostenibile.
«Il programma politico della presidente della Commissione Ursula von der Leyen a favore dello sviluppo sostenibile», sottolinea il presidente dell'ASviS Pierluigi Stefanini, «è stato confermato e anzi rafforzato dopo la crisi scatenata dal Covid-19. La scelta di orientare il Next Generation Eu alla transizione ecologica, alla transizione digitale e alla lotta alle disuguaglianze e allo stimolo della resilienza economica e sociale è unica nel panorama mondiale e va esattamente nella direzione auspicata dall'ASviS in occasione del Festival dello scorso anno. Le Comunicazioni della Commissione sulle politiche economiche, sociali e ambientali, richiamate nel Rapporto che pubblichiamo oggi, sono tutte orientate alla sostenibilità, intesa anche come opportunità per l'Europa di assumere un forte ruolo nello scenario competitivo globale. Infatti, il Green Deal è una nuova strategia di crescita economica e sociale, con effetti positivi anche sulla creazione di posti di lavoro all'interno dell'Unione europea».
Da questo punto di vista, ASviS indica nel rapporto gli orientamenti e le azioni da mettere in campo: la costruzione di una seria Strategia di sviluppo sostenibile, il rafforzamento delle strutture della Presidenza del Consiglio, il forte coinvolgimento di Regioni, Province e Comuni, la predisposizione di un’Agenda urbana nazionale per lo sviluppo sostenibile, l’aggiornamento del Piano Nazionale integrato energia-clima (PNIEC) con l’approvazione del Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (Pnacc), la creazione di un Alto consiglio per le politiche di genere, il coinvolgimento dei ministeri, la predisposizione di una Legge annuale sullo sviluppo sostenibile.
«Fin da maggio, l'ASviS aveva indicato come priorità delle politiche pubbliche la transizione ecologica e digitale, la lotta alle disuguaglianze a partire da quella di genere, la semplificazione amministrativa, l'investimento in conoscenza, la difesa e il miglioramento del capitale naturale», conclude il portavoce dell'ASviS Enrico Giovannini, «Questa impostazione si ritrova negli orientamenti del Next Generation Eu e nelle linee guida che i Paesi devono seguire nella preparazione del 'Piano nazionale di ripresa e resilienza', che impone una coerenza delle politiche settoriali indispensabile per conseguire uno sviluppo sostenibile, su cui i Rapporti dell'Alleanza hanno sempre insistito, avanzando proposte concrete, a partire dall'inserimento in Costituzione del principio di sviluppo sostenibile».
Per scaricare il rapporto completo clicca qui
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