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Rapporto all’Onu sugli abusi inflitti in Israele ai minori palestinesi

Si chiama “Injustice” la nuova ricerca di Save The Children che, da oltre cent'anni, lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro. Viene pubblicata mentre il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi, occupati dal 1967. Si stima che ogni anno ci siano tra i 500 e i 1.000 minori trattenuti nel sistema di detenzione militare israeliano

di Redazione

Save the Children lancia un accorato appello alla comunità internazionale in merito agli abusi fisici e psichici cui sono sottoposti i minori palestinesi nel sistema di detenzione militare israeliano. Quattro su cinque (esattamente l’86%) sono picchiati e il 69% è sottoposto a perquisizioni. Quasi la metà (42%) è ferita al momento dell’arresto, e tra le ferite ci sono quelle da arma da fuoco e fratture ossee. Alcuni ragazzi denunciano violenze di natura sessuale, altri vengono trasferiti in tribunale o in centri di detenzione in piccole gabbie. Lo rivela “Injustice”, una nuova ricerca dell’organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro. Questo lavoro arriva mentre il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi, occupati dal 1967, presenta al Consiglio per i diritti umani le prove sui minori palestinesi detenuti. Si stima che ogni anno ci siano tra i 500 e i 1.000 minori trattenuti nel sistema di detenzione militare israeliano.

Save the Children afferma in una nota che «queste pratiche sono fonte notevole di preoccupazione per i diritti umani da lunga data e chiede al governo di Israele di porre fine alla detenzione dei minorenni palestinesi ai sensi della legge militare e al loro processo nei tribunali militari».

Save the Children e un’organizzazione partner hanno consultato 228 ex minori, detenuti da uno a 18 mesi in tutta la Cisgiordania, e hanno scoperto che la maggior parte di loro è stata picchiata, ammanettata e bendata durante l’arresto. Inoltre, sono stati interrogati in luoghi sconosciuti senza la presenza di qualcuno che se ne prendesse cura e spesso privati di cibo, acqua e sonno, o dell’accesso all’assistenza legale. Il principale crimine presunto per queste detenzioni è il lancio di pietre, che può comportare una condanna a 20 anni di carcere per i minori palestinesi.

Khalil (nome di fantasia) è stato detenuto quando aveva 13 anni. Dichiara di non aver ricevuto assistenza sanitaria essenziale. «Ho avuto un infortunio alla gamba, avevo un gesso e ho dovuto gattonare per potermi muovere. Ho sentito il mio corpo lacerato. Non avevo bastoni per aiutarmi a camminare, ho continuato a chiedere aiuto ai soldati durante il trasferimento, ma nessuno mi ha aiutato», è la sua denuncia.

La nuova ricerca segue il rapporto 2020 di Save the Children “Defenceless” e rileva che l’impatto degli abusi fisici ed emotivi durante la detenzione è aumentato vertiginosamente, con profonde conseguenze sulla capacità di recupero dei bambini. «Un soldato ha minacciato di uccidermi quando mi ha arrestato per la seconda volta», spiega ancora Khalil. «Mi ha chiesto: “Vuoi la stessa sorte di tuo cugino?”, perché era stato ucciso. Mi ha promesso che avrei avuto la stessa sorte e sarei morto, ma che prima mi avrebbe mandato in prigione. Mi ha detto che tornerà per me e ogni giorno aspetto che arrivi quel giorno».

Alcuni minori riferiscono di ritenere che diversi tipi di abuso avessero lo scopo di spingerli ad ammettere cose non vere per incriminare gli altri, compresi i membri della famiglia. Yasmeen è la madre di Ahmed (anche questi sono nomi di fantasia per proteggere l’anonimato). Suo figlio era detenuto quando aveva 14 anni. «Durante l’interrogatorio hanno convinto Ahmed a denunciare suo fratello in cambio del suo rilascio. Era ingenuo e non capiva cosa stesse succedendo. Ha detto quello che gli hanno detto di dire. Pochi giorni dopo, sono venuti a casa nostra e hanno arrestato l’altro mio figlio».

La nuova consultazione di Save the Children ha mostrato che durante l’arresto il 42% dei minori è rimasto ferito, riportando ferite da arma da fuoco e ossa rotte, e il 65% è stato arrestato durante la notte, per lo più tra mezzanotte e l’alba. La metà di tutti gli arresti è avvenuta in orfanotrofio. La maggior parte dei minori ha subito livelli spaventosi di abusi fisici ed emotivi, inclusi percosse (86%), minacce (70%) e colpi con bastoni o pistole (60%). Alcuni minori hanno denunciato violenze e abusi di natura sessuale, tra cui essere stati colpiti o toccati sui genitali e il 69% ha riferito di essere stato perquisito. Il 60% ha sperimentato l’isolamento per un periodo di tempo che varia da uno a 48 giorni. Ai minori è stato negato l’accesso ai servizi di base, il 70% ha dichiarato di aver sofferto la fame e il 68% ha dichiarato di non aver ricevuto alcuna assistenza sanitaria. Al 58% dei minori sono state negate le visite o la comunicazione con la propria famiglia durante la detenzione. La maggior parte dei minori detenuti è di genere maschile, i ragazzi rappresentano il 97% degli intervistati.

I minori sono sempre più incapaci di tornare completamente alla loro vita normale dopo essere stati rilasciati dalla detenzione, è aumentato dal 39% al 53% il numero di coloro che hanno frequenti incubi e dal 47% al 73% di coloro che soffrono di insonnia o hanno difficoltà a dormire, rispetto agli intervistati nel 2020.

Lana, madre di Mohammed (anche lui detenuto all’età di 14 anni), spiega: «Dopo che mio figlio è stato rilasciato, voleva stare al mio fianco e dormire accanto a me. Si rifiutava di uscire di casa. È stata una sfida, per noi. Sento che è traumatizzato. È stato arrestato martedì sera, ora ogni martedì sente che stanno venendo a prenderlo».

La ricerca di Save the Children ha anche mostrato come la cura e la speranza per il futuro dei bambini siano diminuite dal 96% nel 2020 al 68% nel 2023, un aumento allarmante in un contesto con limitato supporto psicosociale disponibile.

«Ogni anno circa 500-700 minori palestinesi entrano in contatto con il sistema giudiziario militare israeliano», spiega Jason Lee, direttore di Save the Children nei Territori palestinesi occupati. «Sono gli unici minori al mondo a subire processi sistematici nei tribunali militari. La nostra ricerca mostra, ancora una volta, che sono soggetti a gravi e diffusi abusi da parte di coloro che dovrebbero prendersi cura di loro. Semplicemente, non c’è giustificazione per picchiare e spogliare i bambini, trattarli come animali o privarli del loro futuro. Questa è una crisi della protezione dell’infanzia che non può più essere ignorata. Deve finire questo sistema di detenzione militare abusivo».

Save the Children chiede al governo di Israele di rispettare i diritti dei bambini e il diritto internazionale. Nessun minore dovrebbe essere perseguito nei tribunali militari o in qualsiasi tribunale che non rispetti il processo equo e standard di giustizia minorile. Save the Children chiede una moratoria immediata sull’arresto, la detenzione e il perseguimento dei minori da parte delle autorità militari israeliane.

Save the Children lavora con i minori palestinesi dagli anni ‘50, con una presenza permanente nei Territori palestinesi occupati dal 1973, e collabora con oltre 30 partner per garantire la sopravvivenza, la possibilità di imparare, la protezione da ogni tipo di abuso e il rispetto da parte di tutti della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia – Uncrc.

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