Volontariato

Rapporto 2000 di Reporters sans frontières

E si intensifica la manovra restrittiva dei regimi totalitari nei confronti di Internet

di Riccardo Bagnato

Sono stati 36 i giornalisti uccisi nel 1999, quasi il doppio rispetto al 1998. Al primo gennaio 2000, 85 persone erano in prigione a causa del proprio credo o in rapporto al proprio lavoro o professione. Il numero di giornalisti arrestati è di 446, che aumenta se si contano anche quelli attaccati o minacciati, 653. Quasi 400 media (Radio, Tv, Giornali ecc.) sono stati vittime di divieti, censure e sospensioni. E’ questo il panorama che ci offre il rapporto 2000 di Reporters sans frontières, nel proprio resoconto annuale, pubblicato online e consultabile in inglese, francese e spagnolo. Negli ultimi due anni l’azione repressiva di molti regimi sembra inoltre essersi concentrata su Internet. Attualmente, infatti, 45 paesi effettuano un controllo molto stretto sull’accesso a Internet della loro popolazione, utilizzando sistemi di “filtro ideologico” (nessun accesso a siti politici, stranieri, a carattere sessuale), facendo dello stato il solo fornitore di accessi o, più semplicemente, vietando tutte le connessioni alla rete ai cittadini. L’associazione ha realizzato anche una “Top 20” dei nemici di Internet, inserendo quelli che brillano per la loro capacità di soffocare ogni opposizione, non solo virtuale. La Birmania, per esempio, obbliga tutti i possessori di computer a dichiararlo all’amministrazione: chi non si adegua rischia 15 anni di prigione. La Libia ha semplicemente deciso di non connettersi alla rete mondiale, continuando a fornire alla popolazione una sola fonte d’informazione. La Tunisia ha bloccato ogni accesso ai siti di Amnesty International, perché, nel rapporto del novembre 1998, recensiva questo paese come teatro di violazioni ripetute contro i diritti umani. Seguono Cuba, Cina, Bielorussia e Sudan in questa non edificante classifica, che potete leggere a questo Reporters sans frontières: http://www.rsf.fr/uk/home.html


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