Welfare

Rania, anche se fosse brutta…

L'appeal della regina giordana

di Redazione

È diversa dalle altre first lady del mondo arabo.
Che non osano mai pronunciare la parola democrazia.
E che sono lì a far da belle maschere ai maritidi Fatima Khachi
E se Rania fosse brutta? Avete visto com’era bella ed elegante la regina Rania a Sanremo? Ma l’avrebbero invitata se fosse stata brutta? Ammettiamo che la risposta sia positiva. Allora perché non sono state invitate le altre first ladies sceicche? Perché queste non godono della sua stessa celebrità fino al punto che i loro nomi sono praticamente irriconoscibili?
Infatti, quando si parla della regina di Giordania tutti capiscono subito chi è Rania, mentre io stessa, per esempio, non sapevo che la moglie del presidente tunisino si chiamasse Leila Ben Ali. Perché Lalla Salma (la regina del Marocco per chi non lo sapesse) non gode della stessa celebrità? Da dove deriva tutto questo successo di sua maestà Rania soprattutto nel mondo occidentale? È la più invidiata dalle donne perché piace a tutti gli uomini arabi e non. Con queste affermazioni non voglio negare le onorevoli azioni compiute dalla regina. Lei infatti non è solo leader in bellezza e eleganza, cosa che non si può affermare delle altre first lady o regine nel mondo arabo e non. Lei è anche una paladina dei diritti delle donne arabe.
Le “colleghe di Rania” invece non sono altro che le belle facce dei rispettivi regimi. Tutte fondano qualche associazione o promuovono qualche iniziativa a loro nome a favore di questo e a favore dell’altro, ma soprattutto a favore delle donne; ma presto tutto cade nel dimenticatoio o i traguardi raggiunti (se lo sono stati) non vengono minimamente espressi.
Invece, come tutti sanno, Rania è conosciuta anche per il suo vivo impegno nel sociale, seppure non sia stato questo la vera ragione della sua celebrità diventata ormai internazionale. E quando parla, sento che è sincera. Non legge un testo redatto dall’ufficio stampa. Non parla ai media per compiacere alla stampa politically correct occidentale o per essere invitata alle cene di gala dell’Onu. Ma è anche vero che parla con il corpo; la sua bellezza e semplicità bucano il video. E se lei sfrutta questi sui asset per promuovere la sua fondazione, per quanto mi riguarda fa bene a farlo.
Le colleghe first lady, invece, oltre a rifiutarsi di pronunciare la parola democrazia, sono talmente autoreferenziali da chiedere ai loro mariti, leader mai democraticamente eletti, di cambiare l’8 marzo da festa delle donne a festa delle first lady.

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