Sostenibilità

Ranger alla romana

Tutela ambientale. Come lavorano i volontari del Parco dell’Appia

di Alba Arcuri

Sono le 18. Arrivano stanchi e accaldati dopo una giornata trascorsa a piedi tra la fitta vegetazione e antiche tombe romane. Giubbotto verde, cappello e scarponi pesanti, questa la loro divisa. Cannocchiale, macchina fotografica e taccuino, gli strumenti di lavoro. Sono le guardie del parco dell?Appia Antica, un?immensa area suburbana di tremila ettari a ridosso della Capitale. Il parco,che si estende dalle mura latine fino al comune di Ciampino, è stato istituito con una legge regionale risalente al 1981, ma le amministrazioni che da allora si sono succedute, l?hanno abbandonato a se stesso. Fino a qualche mese fa, quando finalmente sono stati reclutati 12 guardiani. I rangers, così li hanno soprannominati, si sono trovati di fronte una jungla metropolitana piena di contraddizioni: le eleganti ville da una parte e poco distante le caverne abitate da extracomunitari, clochard nostrani e passeggiatrici che qui hanno costruito le proprie alcove, tra le discariche abusive e le orchidee selvatiche. Siamo in città, ma qui ha tutto un sapore di inesplorato. A svelarne i segreti sono stati proprio questi 12 ragazzi, laureati e laureandi in geografia, geologia, scienze naturali, accuratamente selezionati dall?Ente parco mediante un concorso a titoli, in base alla loro esperienza nel campo della salvaguardia dell?ambiente. Sono qui per un cantiere scuola, ricevono mensilmente un rimborso spese, nella speranza di poter trasformare questo appassionato impegno giornaliero, che comincia alle otto del mattino e prosegue fin quasi al tramonto, in un vero e proprio lavoro. In sei mesi hanno attraversato in lungo e in largo quest?area, segnalando al Comune di Roma di volta in volta la presenza di falde acquifere inquinate, di fungaie in cui si fa uso di prodotti nocivi, di discariche, di costruzioni abusive, di insediamenti umani in cui le condizioni igieniche sono a rischio, di terreni incolti, di siringhe buttate a terra. Non hanno il potere di intervenire direttamente sugli abusi. Nemmeno quando avvengono direttamente sotto i loro occhi. E così questi rangers disarmati, si fingono di volta in volta turisti, naturalisti, curiosi fotografi, per non destare sospetti e agire indisturbati. Registrano tutto e riferiscono. L?azienda municipale romana e i vigili urbani sono già intervenuti molte volte.

Accanto a questa esperienza poco confortante, i 12 esploratori hanno provato il gusto delle scoperte. C?è Fabrizio, 36 anni, il biologo del gruppo che ha scovato, tra le pozze d?acqua, un crostaceo di acqua dolce rarissimo. Inimmaginabile che possa trovarsi qui, a un passo da Roma. E ancora un tritone, nel fiume Almone, e una varietà di orchidea non ancora classificata.

Poi ci sono Lucia e Lucietta, le piccole del gruppo, laureande in scienze forestali dell?Università di Viterbo. Anna invece, 35 anni, ha già collezionato molti titoli accademici, un dottorato di ricerca in geografia e l?idoneità ad alcuni concorsi, specializzata nello stanare gli abusi edilizi. È militante da anni nell?associazione Verdi ambiente e società, insieme a Emanuela, la geologa. Pina invece è del Wwf. Tutti gli altri sono simpatizzanti o attivisti di Legambiente e di altre associazioni ambientaliste locali, con cui giornalmente il gruppo si confronta.

A coordinare il lavoro dei dodici ci sono due architetti. Giancarlo Paoletti, il direttore, e Caterina Nenni, il commissario straordinario dell?Ente parco dell?Appia antica. «Il loro impegno è ammirevole» precisa Anna «danno il massimo della disponibilità 24 ore su 24. Possiamo dire che ?ci credono? quanto noi».

Come in ogni jungla che si rispetti non poteva mancare il morso del serpente. Ne è stato vittima Alberto, il naturalista. Nessun pericolo, per fortuna. Era un biacco, un innocuo serpente metropolitano.

L’accordo
Gli scout salvaparchi

Saranno i giovani scout a salvare i parchi nazionali italiani dal degrado e dalla eventuale chiusura? Grazie ad un accordo firmato il 22 luglio scorso tra il ministro dell?Ambiente Edo Ronchi e le quattro principali associazioni scoutistiche italiane (la cattolica Agesci, la laica Cngei, la Federazione scout d?Europa e la Masci, in cui convergono gli adulti oltre i 18 anni), i giovani esploratori potranno sostare, campeggiare e svolgere le loro attività all?interno dei parchi naturali purché in armonia con la natura e con le direttive dell?ente preposto alla gestione. In cambio si impegneranno a valorizzare le zone protette in collaborazione con gli enti parco. Avranno il compito di prevenire e avvistare gli incendi, collocare o ripristinare i cartelli indicativi, offrire soccorso in caso di necessità e garantire la manutenzione dei sentieri. Insomma, un lavoro da scout.

Inoltre i giovani scout che intenderanno fare gli obiettori di coscienza all?interno del proprio gruppo avranno un canale d?entrata privilegiato.
La firma dell?accordo Ronchi-Scout, arriva in un momento piuttosto delicato, mentre ancora ferve la polemica tra il ministero dell?Ambiente e i movimenti ambientalisti sulla probabile chiusura del Parco Nazionale del Gran Paradiso, a causa di una serie di inadempienze burocratiche, di cui le parti si accusano a vicenda. Che siano proprio i volontari a far riaprire i cancelli?

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