Welfare

Randa Ghazy a Pisapia: lei è un partner o solo un seduttore?

Dopo la lettera su Vita, arriva la risposta della giunta

di Martino Pillitteri

La lettera che Randa Ghazi, scrittrice, figura di riferimento delle seconde generazioni milanesi, ha scritto al neo sindaco di Milano ha movimentato la cronaca politica meneghina.

Cosa ha scritto? Ecco la lettera in edicola sul Settimanale Vita.

«Gentile Sindaco Pisapia, non sono propriamente una campionessa di diplomazia. Le cose che vanno dette, insomma, di solito le dico, per quanto poco carine possano sembrare.
Ma lei è, invece, un  tal campione di gentilezza, una personcina così a modo e avvezza alla correttezza, che dirò quel che devo con il suo stesso garbo, o almeno ci provo. Ha superato con intelligenza, tranquillità, preciso come chi sa di aver ragione, una campagna elettorale dell’orrore: sicchè di lei si è riso, in rete, si è riso come matti, perchè ad un certo punto la cosa aveva assunto risvolti così grotteschi che, come sempre in questi casi, o si ride o si piange.
Noi abbiamo riso. E dei musulmani pure, per quel che vale, abbiamo riso. Nel mondo controfattuale dove Pisapia vinceva le elezioni –uno dei video più spassosi, ma son sicura che se li è visti tutti-  un manifesto elettorale diceva per la strada “Un abbraccio sincero agli amici di Al-Qaeda”, e c’era da ridere sì.
Con molto coraggio, ha inserito nel suo programma elettorale l’idea di un grande centro culturale islamico, aggettivo questo che ha molto contrariato i leghisti. Perchè “grande”? Insomma, perchè non possono continuare a rimanere nascosti negli scantinati o accampati nei marciapiedi di viale Jenner, perchè renderli visibili, e soprattutto perchè inserirli tra i punti programmatici di un candidato sindaco? Di una città come Milano, poi?
Dunque, si diceva che lei è stato gentile e coraggioso.
E allora mi appello alla sua gentilezza e al suo coraggio: il giorno dopo le elezioni c’è il rischio di svegliarsi come se ci si trovasse nel letto di un uomo semi-sconosciuto, pentendosi di aver ceduto alle sue avances. Mi piacerebbe che lei fosse un partner conosciuto e affidabile, e non l’uomo occasionale di una notte.
C’è che i cittadini musulmani non durano una notte, ma son lì anche al mattino. Come tutti gli altri cittadini milanesi. C’è che oltre il 20% della popolazione milanese, a dirla tutta, è di origine straniera. Qualcosa come duecentomila persone. Gente che, regolare o meno, si trova lì e lava vetri, vende accendini, pulisce i bagni, inforna pizze, prepara kebab, gestisce call center, e magari si fa una passeggiata in Duomo nel week-end. Gente che vive Milano e molto probabilmente dà alla città molto, e dalla città prende altrettanto. Cittadini a cui lei ha gentilmente, coraggiosamente, rivolto la parola in campagna elettorale. Come il più affabile dei seduttori e/o dei gentiluomini, fermo restando che il mattino seguente la maschera scivola giù ed arriva il momento di capire se avresti dovuto avere qualche riserva in più, prima di farti sedurre. Lei è un Casanova o il partner di una vita? Il letto sfatto del dopo-elezioni rivela poco, ancora, ma un primo elemento c’è: come l’amante che si sveglia di soppiatto e va a far colazione senza nemmeno dire buongiorno…insomma, questa nuova giunta, a me pare proprio carina, mi pare professionale e le dirò che sei donne (sei vere donne, al netto di botulino e incompetenza) sono una boccata d’ossigeno, cosa per cui mi pare doveroso ringraziarla, che in Italia queste cose non sono affatto scontate.
Ma un paio, che dico un paio, diciamo uno, un solo professionista di seconda generazione era così difficile da trovare a Milano? Sa quanto onesto, rivoluzionario, e coraggioso (oltre che sacrosanto, ma è che l’Italia è un mondo capovolto dove ti fan venire dubbi persino su quello che hai mangiato a pranzo) sarebbe stato far fede alla pagina quattro del suo programma elettorale, dove promette la “partecipazione attiva di nuovi cittadini (giovani e stranieri) alla vita pubblica”? Quanto sarebbe garbato dimostrare che davvero pensa che, come dice a pagina 7, occorre che “questo mondo abbia voce, si rappresenti, abbia piena cittadinanza e non solo riconoscimento”? Nella sua “visione” di Milano, lei parla di una citta’ “che ha il mondo dentro di sé e vive nel mondo”. Se vive nel mondo, la sua giunta comunale avrebbe potuto simpaticamente includere una seconda generazione avvocato, giornalista, professore, economista, insomma quello che le pare, o un immigrato naturalizzato distintosi per competenze interculturali.
Conosco sindacalisti, attivisti, giornalisti, piccoli imprenditori che potrei segnalarle. Nessuna raccomandazione, per carità. Ma non mi faccia dubitare di quello che ho mangiato a pranzo, sindaco Pisapia…non mi tolgo dalla testa che sarebbe un diritto sacrosanto. E come me, probabilmente qualcosa come duecentomila altre persone, che a Milano ci vivono. Allora, è stato l’amante (garbato, coraggioso, educato, ma pur sempre un amante) di una notte o prova davvero qualcosa? Noi mi sa che siam fregati, ormai l’amiamo, Milano. Il guaio è riuscire ad essere finalmente corrisposti.
Aspettando sue (anche un sms va bene),
Firmato
Qualcosa come duecentomila persone
»

A stretto giro di posta è arrivata la risposta del Comune. L’assessore al Welfare Pierfrancesco Majorino del Pd ha annunciato che la Giunta di Giuliano Pisapia darà vita a Milano a un tavolo permanente con gli immigrati di seconda generazione per condividere, partendo dalla voce dei più giovani, le politiche per l’integrazione.  «Il 5 luglio», ha assicurato Majorino, «si riunirà per la prima volta un tavolo di confronto e di elaborazione politica con un gruppo di giovani immigrati di seconda generazione. Abbiamo invitato anche Randa Ghazy, una donna che come altre, sta contribuendo da tempo a costruire proposte utili per una coraggiosa svolta sul terreno delle politiche per l’immigrazione». Majorino ha accolto come «uno stimolo positivo» la sferzata della scrittrice nordafricana anche se ha fatto ricadere sulle politiche della passata amministrazione Moratti la responsabilità del diffuso senso di frustrazione che agita le comunità di immigrati di Milano. «La sollecitazione di Randa Ghazy», ha osservato Majorino, «sono il frutto inevetabile dell’immobilismo di Milano che per anni ha rimosso questa straordinaria risorsa e questo patrimonio rappresentato dalle seconde generazioni di immigrati nella nostra città».

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