Non profit
Rai, tutti contro tutti
Bilancio in crisi, programmi quasi sospesi, rissa politica
Chissà se Renato Zero canterebbe ancora “Viva la Rai!” dopo le vicende convulse e surreali di questi giorni. I quotidiani in edicola oggi raccontano infatti di un servizio pubblico radiotelevisivo praticamente allo sbando, si direbbe all’Anno Zero.
- In rassegna stampa anche:
- FRANCIA
- CORRUZIONE
- RIFIUTI
- FISCO
- RITARDI NEI PAGAMENTI
- SPRECHI
- ONLUS
- EDITORIA
Ci pensano Giannelli e Aldo Grasso a tenere nella prima pagina del CORRIERE DELLA SERA il tema del caos nel quale sta vivendo la Rai, il servizio pubblico radiotelevisivo. Vignetta di Giannelli: Benigni in Tv, lo si vede nello schermo con in braccio il direttore generale Masi, e in una seconda scena lo lascia cadere all’improvviso ed esclama: “Gratis!”. Mentre il titolo del corsivo di Aldo Grasso, che poi prosegue lontanissimo nella pagina dei commenti, non potrebbe essere più chiaro: “I dilettanti allo sbaraglio di Masi”. I fatti di ieri sono raccontati in due pagine, la 10 e la 11. A rischio il programma di Fabio Fazio e Roberto Saviano “Vieni via con me”, la cui prima puntata è prevista per l’8 novembre, una produzione, fra l’altro, Endemol (pigliatutto della tv pubblica e privata). Solo un problema di costi, secondo il dg Rai Masi, ma “oggi non ci sono le condizioni per andare in onda serenamente” ribatte Saviano. E in aggiunta arriva il caso Benigni, in forse la sua partecipazione al programma. Vediamo cosa scrive Aldo Cazzullo, nel pezzo a pagina 11: “Fabio & Roberto: espedienti per stancarci, basta”. “Lo studio è grande la metà di quello promesso – descrive il giornalista – Manca la costumista: le regole stabiliscono che sia un’interna Rai, però non c’è, bisognerebbe assumerla. Arriva la coreografa per la sigla finale, chiede della sala prove, chiede del suo contratto, ma non c’è né l’una né l’altro”. Si racconta la preoccupazione di Fazio e di Saviano, l’annuncio di Masi che se Benigni viene gratis, allora non ci sono ostacoli per la sua partecipazione (pare avesse chiesto 250 mila euro per una sola puntata, salvo appunto aggiungere la disponibilità a esserci a titolo gratuito). Ma la conclusione più logica è alla fine del pezzo: “In un angolo ascolta la conversazione uno degli autori – scrive Cazzullo – Michele Serra: «Ci salverà l’inerzia. Come sempre in Italia, come sempre alla Rai. Vedrete che alla fine il programma andrà in onda; per inerzia, appunto»”. E in alto, sempre a pagina 11, Paolo Conti tira fuori il bilancio: “Esplode il deficit, è emergenza. L’azienda venderà i suoi palazzi”. Tutti preoccupatissimi alla Rai, senza distinzioni politiche: “Perché uno spettro si aggira al settimo piano di viale Mazzini – scrive Conti – Un deficit alla fine del 2012 di 600 milioni di euro, più del capitale sociale della Rai, 550 milioni. Il che significherebbe la fine non virtuale dell’azienda, l’impossibilità di chiedere altri prestiti agli istituti di credito e quindi di pagare materialmente gli stipendi”. E il piano predisposto da Masi prevederebbe appunto cessioni immobiliari importanti, accorpamenti di servizi, e outsourcing, parola magica dietro la quale pare si celi l’ipotesi di alleggerire di mille dipendenti il numero del personale Rai. Ed ecco, infine, come Aldo Grasso riassume la situazione, a pagina 48 del CORRIERE: “Questione di soldi o c’è altro? In questi giorni Viale Mazzini sta vivendo i suoi giorni più burrascosi: la furibonda lite tra Santoro e Masi (il dg avrebbe potuto multare il conduttore ma lasciar stare la trasmissione), la ventilata ipotesi di togliere la manleva (la tutela legale da parte dell’azienda) alla trasmissione di Milena Gabanelli, l’incredibile partecipazione di Masi alla trasmissione di Vespa (non si era mai visto un dg scendere così in basso in una bega aziendale, per di più mettendo due conduttori della sua azienda l’uno contro l’altro), l’affaire Freccero (un bravo direttore continuamente umiliato dai vertici), e, da ultimo, lo spettro della censura sul programma di Fazio-Saviano (che nella prima puntata si occuperà delle proprietà di Berlusconi).”
LA REPUBBLICA (che apre su “Giustizia,
super scudo al premier”) in taglio centrale si occupa di tv pubblica: “Benigni alla Rai «Vengo gratis ma voglio libertà». Bufera sul dg Masi: dopo il caso Santoro, adesso nuove grane per il programma di Fabio Fazio e Roberto Saviano, Vieni via con me. Tutto nasce dal fatto che gli ospiti (dopo essere stati invitati) non hanno ancora avuto il contratto. All’improvviso, sottolinea Leandro Palestini, un clima di ostilità ha cominciato ad avvolgere il programma (proposto dall’azienda) e ha cominciato a girare la voce che i problemi fossero legati a costi troppo alti. Tesi confermata da Masi anche in serata («richieste economiche troppo alte» ha detto salvo poi correggere il tiro: «esistono tutte le condizioni perché il programma possa andare in onda regolarmente»). Insomma l’ennesimo pasticciaccio di via Merulana. Uno degli ospiti, Roberto Benigni si dichiara disposto a esserci gratis, pur di essere libero: «è chiaro che gli stop non nascono da problemi economici, ma da tutt’altro. Non ci sono più scuse. Abbiamo detto che siamo pronti a lavorare a qualsiasi condizione: salvo la nostra libertà». (In effetti Ruffini, direttore di Rai3, ha fatto sapere che i costi rientrano nel budget assegnato alla rete). Di «potere chiuso in un bunker» parla la finiana Fare Futuro, per Bersani ormai «c’è un caso Rai». Quanto al sospetto che ci sia una censura preventiva sui contenuti, lo avalla lo scrittore campano che oggi scrive a Ezio Mauro rivolgendosi al presidente della Rai, “Caro Garimberti così non andiamo in onda”, e chiedendogli se l’azienda intenda o meno fare il programma. Nel suo retroscena, la paradossale conclusione di Masi: “Il direttore blindato dal premier «La sospensione di Santoro mi ha fatto diventare più forte»”. Il risultato di queste settimane è che Masi ha fatto capire al premier la sua centralità (ed ora pare si aspetta nuove poltrone: ad aprile c’è una tornata di nomine interessanti, da Enel a Terna). Infine parla Fabio Fazio: “Non può essere una guerra garanzie serie o salta tutto”: «non ci sono le garanzie per andare in onda. Pensavamo a un programma per raccontare l’Italia, ma anche per divertirci… L’azienda sapeva benissimo gli argomenti di cui ci saremmo occupati: mafia e politica, emergenza rifiuti, carceri, la ricostruzione dell’Aquila, la delegittimazione e la macchina del fango. Capisco che fanno paura».
Il caso Rai per IL GIORNALE è una partita e “Scende in campo la nazionale anti Cav” è infatti il titolo del fondo in prima pagina firmato da Laura Rio che a pagina 7 scrive la formazione: «Attaccanti Roberto Begnini, Roberto Saviano e (forse) Adriano Celentano. Mediano Fabio Fazio. Gli altri giocatori: Dario Fo, Ilda Boccassini, Luciana Littizzetto, Marco Travaglio, Antonio Albanese, Paolo Rossi, Claudio Abbado, Bono Vox e altri ancora. Insomma la reunion di tutti i più importanti personaggi che vorrebbero vedere il premier andarsene il più velocemente possibile da Palazzo Chigi. Sta tutto in questi nomi il motivo per cui viale Mazzini stanno sudando freddo: altro che Annozero, Vieniviaconme se, alla fine della querelle, andrà in onda, potrebbe trasformasi in un j’accuse contro la maggioranza che al confronto gli strali di Saviano sembreranno delle carezze». Vieniviaconme è un programma che costa 800mila euro a puntata, per un totale di 3milioni di euro, pensato per andare in onda il lunedì per spazzare via qualsiasi altro programma compreso il Grande fratello, prodotto guarda le circostanze, dalla medesima casa di produzione di Vieniviaconme e di tutti i programmi di Fazio: la Endemol, di proprietà per un terzo di Silvio Berlusconi. Che si fa male da solo, due volte. Ma guarda questo premier dittatore: una sua azienda, la Endemol, produce un programma contro di lui, realizzato da uno scrittore pubblicato da un’altra sua azienda, la Mondadori e da un regista distribuito da un’altra sua azienda, la Medusa». IL GIORNALE mette in evidenza la “propaganda un tanto al chilo” di Tonino Di Pietro che ieri ha sfruttato la «tribunetta satellitare» per urlare «via i partiti dalla Rai», e precisare che «I membri del consiglio di amministrazione della rai devono essere nominati dai giornalisti e di professionisti dell’azienda» per aggiungere che «l’Italia è ferma perché il Governo non sta facendo nulla in materia di occupazione e lavoro».
E veniamo a IL MANIFESTO: «La censura che non c’è» è questo il titolo dell’editoriale di Norma Rangeri che dopo aver ricordato che «al conflitto di interessi che manganella l’avversario (giornalista, politico o magistrato), mancava il serial delle ospitate di Mauro Masi. Ora abbiamo anche quelle», continua osservando che: «La pressione sull’informazione è fortissima. La Rai è, come sempre, il termometro più sensibile del Palazzo, le vicende santoriane sono un avvertimento. Poi altri editti seguiranno. Per esempio “l’odioso” Report o il prossimo programma con Saviano. La guerra interna alla leadership berlusconiana riverbera negli attacchi alle leadership televisive (Santoro, Fazio, Gabanelli…) con una nobile gara a chi, tra i caporali, riesce a dimostrare di essere ancora fedele al re (…)». A pagina 7 altri due articoli sulla “telenovela” Rai lanciati in prima dal richiamo «Rai, Masi dà il via libera a Benigni e Saviano: “Ma è troppo tardi”», quello principale (di spalla all’apertura sulla giustizia), firmato da Micaela Bongi e intitolato «Masi dice sì a Fazio Ma Saviano non si fida», esordisce: «Ma quale censura, è solo questione di budget. Dunque se Roberto Benigni accettasse davvero di partecipare alla prima puntata del programma di Fabio Fazio e Roberto Saviano senza intascare un euro, come propone il suo agente Lucio Presta, “la Rai ne sarebbe lietissima”. Ma Vieni via con me potrà comunque andare in onda come da programma, a partire dall’8 novembre su Raitre. Parola della direzione generale di viale Mazzini, cioè di Mauro Masi, ancora lui. Che, dribblato il caso Report (il dg, nonostante il pressing berlusconiano, domenica ha eroicamente deciso di mandare in onda il servizio su Antigua), riesce a scatenare subito un’altra bufera (…)».
IL SOLE 24 ORE dedica al caso Rai solo un taglio basso a pagina 21, dal titolo “Saviano: così non si può andare in onda”.
Siamo a pagina 10 di AVVENIRE e il quotidiano della Cei titola “Rai, ok a Fazio-Saviano. Benigni gratis? Bene”. Roberto Zanini firma una sintetica cronaca della giornata, in cui si sono susseguite voci, accuse e prese di posizioni da parte dei protagonisti: Saviano e Benigni da un lato e la Rai dall’altro. Morale? La trasmissione “Vieni via con me” ideata da Fazio-Saviano andrà in onda, assicurano da Viale Mazzini, ma gli autori e gli ospiti confermano lo stato di agitazione: «A oggi – ha affermato Saviano – non ci sono le condizioni per andare in onda serenamente. Non si vuole che le storie che ho scritto vengano raccontate».
“Fazio: adesso sono stufo” titola LA STAMPA l’intervista al presentatore di “Vieni via con me”, la trasmissione con Roberto Saviano che è stata “congelata” dal Dg della Rai. «E’ da febbraio che si parla del programma» riassume Fazio, «e ancora oggi la società Endemol non ha un contratto firmato», «prima la riduzione del numero di puntate, poi la scelta che andassimo in onda solo quando ci sono le partite di coppa, adesso la storia dei compensi, alla fine passa la voglia». Secondo Saviano, che ieri ha parlato al Tg di La7, la storia dei compensi (il cachet di Benigni pare che all’origine sia stato di 250mila euro) è «una fesseria». La verità, dice lo scrittore è «che non vogliono che le storie che ho scritto siano raccontate in prima serata e arrivino a molte persone». Storie e monologhi sulla fabbrica del fango, sulla delegittimazione, i rapporti fra mafia e politica, il ritorno della spazzatura a Napoli e la ricostruzione dell’Aquila.
E inoltre sui giornali di oggi:
FRANCIA
IL MANIFESTO – L’apertura è dedicata agli scioperi francesi, con una grande foto della manifestazione sindacale di Marsiglia, evocativo il titolo «Allonsanfan». Nel sommario che lancia le due pagine dedicate a quanto sta accadendo in Francia si legge: «Al grido di “non tocca a noi pagare la crisi” 3,5 milioni di francesi scendono in piazza contro la riforma della delle pensioni voluta da Sarkozy, che ora annuncia il pugno duro. È il sesto sciopero generale in un mese. Tanti i giovani. E torna lo slogan anti-Cpe: “Resistenza”». Tra gli articoli delle pagine 2 e 3 anche uno dedicato alle occupazioni delle università «”Le pensioni ci riguardano”, i giovani occupano le università» è i titolo dell’articolo in cui si osserva che «(…) Al ritmo della canzone dei Motivé-e-s, un gruppo di Tolosa, molti liceali ricordano a Sarkozy che “nel 2012 io voto”. Con ironia, alcuni sono venuti al corteo parigino con il cartello “la pensione a 18 anni”, per ridicolizzare le accuse di strumentalizzazione del governo. Molti sottolineano che se i senior sono obbligati a lavorare più a lungo, ci saranno meno posti di lavoro per i giovani, già costretti a trovare un lavoro vero molto più tardi delle generazioni precedenti (…)».
CORRUZIONE
LA REPUBBLICA – “Allarme corruzione della Corte dei Conti”: non è affatto sconfitta, anzi dilaga secondo il neopresidente della magistratura contabile, Luigi Giampaolino: «gli episodi di corruzione e di dissipazione delle risorse pubbliche, talvolta di provenienza comunitaria, persistono e preoccupano i cittadini, ma anche le istituzioni, il cui prestigio e la cui affidabilità sono messi a dura prova da condotte individuali riprovevoli». Guardando al futuro, ha espresso la speranza che il federalismo serva a riqualificare la spesa. In appoggio intervista a Gerardo D’ambrosio (ex capo di Mani pulite, ora senatore Pd): “La troppa fretta negli appalti pubblici sta accelerando il giro delle mazzette”.
RIFIUTI
IL MANIFESTO – Proseguono gli scontri a Terzigno e IL MANIFESTO, lanciando il tema in prima pagina con il richiamo «Nuove proteste e scontri, sei arresti. Il questore: “guerriglia organizzata”» a pagina 5 titola: «Rosario, manganelli e rifiuti». Si legge: «Le donne di Terzigno recitano il rosario davanti ai camion fermi, tra le strade sterrate che portano alla discarica Sari, da giorni teatro di battaglia. Mamme e nonne con le corone in mano aprono le braccia, chiedono un intervento superiore, perché qui sono convinte che nessuno le ascolti. (…) la decisione, presa a metà mattina, di aprire un varco con scudi, elmetti e manganelli tra le mamme vulcaniche fa un certo effetto. Le donne spingono, alzano i gomiti, chiudono gli occhi e urlano: “Questa è una camera a gas, non ne possiamo più”, “vergogna”, “aiutateci”. Una signora, gonna lunga, calze doppie e mocassini, cade per terra, dolorante, cercano di alzarla, è il caos che permette a pochi camion di oltrepassare il blocco dopo la rotonda Passanti e di sversare alcune centinaia di tonnellate di immondizia nel buco di Sari». In un box anche la posizione di Roberto Saviano che dice: «Alle proteste degli abitanti di Terzigno non si può rispondere con la repressione perché la gente ha paura. Bisogna aprire un dialogo con queste persone». Nell’intervento, fatto al Tg della La7 lo scrittore osserva che non ritiene ci sia la camorra dietro le proteste, ma il fatto che «la popolazione ha il terrore che la discarica diventi un coacervo di malattie» e aggiunge: «Quella è una zona dove il livello di cancro è molto più alto della media, così come il numero di feti deformi».
FISCO
AVVENIRE – Il quotidiano cattolico lancia l’allarme: “Imu 2014, a rischio assistenza e carità”. Tutti gli enti non commerciali (quindi quelli ecclesiastici, e non solo; ma anche il mondo del non profit e del volontariato in genere) dovrebbero infatti, dal 2014, cominciare a pagare l’Imu, cioè la futura versione dell’Ici sugli immobili. In gioco ci sarebbe una somma pari all’incirca a un miliardo di euro che, in questi tempi di ristrettezze di bilancio, farebbe non poco comodo al ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, oltre a risolvergli in parte il vecchio contenzioso che è in piedi (per aiuti considerati illegittimi) con la Commissione europea di Bruxelles. Il commento è affidato a un’intervista Patrizia Clementi, tributarista della diocesi di Milano: abolire l’attuale normativa sulle esenzioni Ici, sarebbe «un autogol». O quanto meno «una misura che non farebbe risparmiare un euro». (pagina 7)
RITARDI NEI PAGAMENTI
IL SOLE 24 ORE – “La Ue vara i pagamenti sprint”. L’atteso intervento dell’Europa sui ritardi dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni, che riguarda anche il non profit e la cooperazione sociale. «Una boccata di ossigeno per le piccole e medie imprese e una possibile stangata sui conti della pubblica amministrazione: oggi è atteso il via libera definitivo del Parlamento europeo alla direttiva sui ritardi nei pagamenti alle aziende private fornitrici di beni e servizi agli enti pubblici. E gli effetti sull’Italia, dove gli arretrati della Pa avrebbero raggiunto quota 70 miliardi di euro, potrebbero essere importanti. In base alla nuova normativa, il limite massimo di tempo per la liquidazione delle fatture è di 30 giorni, prorogabile a 60 giorni per il settore sanitario o in presenza di casi eccezionali. Se questi termini non saranno rispettati, scatterà il pagamento di interessi di mora pari almeno all’8% (più il tasso di riferimento della Bce). Interessi che le imprese potranno richiedere automaticamente così come potranno ottenere un risarcimento minimo fisso di 40 euro a titolo di recupero spese che può essere richiesto anche per altri costi rimanenti». La direttiva dovrà essere recepita entro 24 mesi.
SPRECHI
AVVENIRE – Oltre 37 miliardi di euro. L’equivalente del 3% del nostro Pil. Questi i numeri dello spreco alimentare in Italia: perché ogni anno, prima che il cibo che consumiamo giunga nei nostri piatti, se ne butta via una quantità che potrebbe soddisfare i bisogni alimentari di tre quarti della popolazione. Venti milioni di tonnellate, che sfamerebbero quasi 45 milioni di persone per un anno intero. (Pagina 9).
ONLUS
IL SOLE 24 ORE – “Bilancio di cassa per le piccole Onlus”: «Via libera al primo principio contabile per gli enti non profit. Il documento, relativo alle linee guida per la redazione del bilancio, è stato messo a punto grazie al lavoro coordinato dell’agenzia per le Onlus, del Consiglio nazionale dei dottori Commercialisti ed Esperti contabili e dall’Organismo italiano di contabilità. La particolarità è che si tratta di un documento “aperto”, nel senso che chiunque può esprimere la propria opinione al riguardo inviando un messaggio all’indirizzo di posta elettronica: principicontabilienc@cndoec.it entro il 15 gennaio 2011. Ciò al fine di giungere a una versione definitiva che possa costituire un lavoro generalmente riconosciuto nonché una solida base per l’elaborazione dei successivi principi. Il documento non definisce gli schemi di bilancio, per i quali fa rinvio all’atto di indirizzo «Linee guida e schemi per la redazione dei bilanci di esercizio degli enti non profit” predisposto dall’agenzia per le Onlus. Si è invece inteso rielaborare le “carte di lavoro” in passato predisposte dal Consiglio nazionale dei dottori Commercialisti, identificando i postulati del bilancio degli enti non profit ed elencando i criteri di valutazione delle poste del bilancio. I principi contabili generali fanno riferimento a un’attività in funzionamento e nella quale le operazioni vengono rilevate secondo il principio della competenza economica, che negli enti non profit si può concretizzare in maniera particolare (ad esempio, perché può non esistere una correlazione tra costi e ricavi immediati o mediati). È comunque consentito agli enti non profit di minori dimensioni, contraddistinti da strutture amministrative normalmente esigue, di redigere il bilancio secondo il principio di cassa. Circa i limiti dimensionali il documento non aggiunge nulla di più: nell’atto di indirizzo dell’agenzia per le Onlus è invece prevista la rilevazione per cassa delle operazioni per i soggetti con proventi e ricavi annui inferiori a 250mila euro. Questi soggetti devono corredare il rendiconto di un prospetto sintetico delle attività patrimoniali in essere alla data di bilancio». Per approfondire www.ilsole24ore.com/norme.
EDITORIA
AVVENIRE – Un mondo sommerso e nascosto, che viaggia in circuiti spesso alternativi e marginali. Oltre 500 gli editori presi in esame che si occupano esclusivamente o soprattutto di produzioni su questi temi, più di 800 le collane specifiche su politiche sociali, economia solidale, scuola, immigrazione, ambiente, cooperazione internazionale… Con 1.600 novità all’anno, 50mila titoli disponibili, decine di migliaia di lavoratori. Sono questi alcuni dei numeri sull’editoria sociale, compresi nel primo rapporto «Rapporto sull’editoria sociale» a cura di Edizioni dell’Asino, le riviste «Lo straniero» e «Gli asini», agenzia «Redattore sociale», Comunità di Capodarco, associazione Lunaria. (Pagina 28).
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