Non profit
Ragazzi qui c è posto LOstello apre per voi
Una vecchia caserma militare, un Ipab con locali disponibili: così nasceranno gli hotel riservati ai giovani turisti europei, ci lavoreranno anche i disabili.
Quanti sono i ragazzi e le ragazze che, tra gli anni ?80 e 90, non hanno almeno una volta fatto un viaggio in Europa facendo l?Interrail per un mese? E chi non si è mai fermato in un Ostello per la gioventù? Allora, a parte qualche caso particolare, molti sapranno che solo quelli della regione scandinava si distinguevano per l?estrema comodità; gli altri, essendo per giovani, cui bastava evidentemente un riparo per qualche notte a basso prezzo, a una certa discutibilità architettonica aggiungevano diverse scomodità di fondo, come ad esempio il fatto di trovarsi nella periferia della città in cui si arrivava.
A dieci anni da quella prima stagione ?europeista? molte cose sono cambiate. Dal viaggio di un mese, si è passati a progetti europei di tipo stanziale come Socrates, Servizio Volontario Europeo o il Progetto Leonardo, per cui in Europa si sta per 3/6 mesi o un anno. Ma questo non vuol dire che si è smesso di viaggiare, anzi. Così, a fianco dei progetti europei per la mobilità professionale, altri progetti hanno individuato nel turismo la possibilità di inserimento occupazionale per persone svantaggiate.
I primi in Sardegna e Basilicata
È il caso dei tre Progetti Horizon dal titolo “Creazione di un Ostello Aperto” cofinanziati dal Fondo sociale europeo, promossi dall’Anpas e gestiti dall’Università del Terzo settore in collaborazione con enti locali e Pubbliche Assistenze: uno in Sardegna, a Pula (Ca), dove un vecchio complesso militare sul mare è stato pensato e restaurato per accogliere l’Ostello, e dove a qualche decina di chilometri nell’entroterra sardo, a Gonnosfanadiga, verrà invece rinnovata una vecchia scuola elementare per un centro diurno di socializzazione. Nel Comune di Abriola (Pz), in Basilicata un altro che, come la Sardegna, potrà godere di ulteriori finanziamenti rientrando nel programma “Obiettivo 1” per il Mezzogiorno, e dove non c’è un solo ostello per la gioventù in tutta la regione. E infine un terzo a Modena, anch’esso primo e unico nella città emiliana, dove l’Università del Terzo settore, in collaborazione con la Cooperativa sociale “Oltre il Blu” e la Pubblica Assistenza di Modena (Croce Blu), ha organizzato la Giornata Studio Internazionale del 4 dicembre scorso dal titolo “Il turismo possibile: esperienze europee a confronto”.
Modena ha grandi progetti
Nel caso di Modena (come negli altri due progetti, ma con numeri diversi), 25 corsisti, 10 disabili e 15 normodotati, hanno frequentato un corso di formazione di 300 ore in cui hanno seguito lezioni di gestione e normativa alberghiera, diritto del lavoro, inglese, legislazione e psicologia dell’handicap, elementi di guida turistica, animazione, informatica, e hanno successivamente effettuato uno stage a coppie (un disabile e un normodotato) di 200 ore presso agenzie di viaggio, alberghi e Informacittà.
«L’idea di fondo», spiega Anna Bulgarelli, presidente dell’Università del Terzo settore, «è quella di costruire un’occasione per una reale integrazione occupazionale in un campo solitamente inaccessibile ai disabili fisici e psichici, puntando sulla collaborazione degli Enti locali e soprattutto di quella fitta rete non profit che ha una maggiore attenzione al problema disabilità e una capacità operativa diffusa sul territorio». I corsisti infatti, grazie a Comune e Provincia di Modena e alla Cooperativa sociale Oltre il Blu (e ai soldi del Giubileo!), sono stati in parte già selezionati per la reception dell’Istituto San Filippo Neri, un’Ipab che gestisce foresteria e convitto universitari, e nel cui stabile si sono rinnovati a tempo record i locali per l’Ostello.
Sono 80 i posti letto, camere luminose e confortevoli di 2 o 3 letti, distribuite in tre piani, dove i servizi (accessibili anche a disabili) si trovano agli estremi del corridoio e in corrispondenza delle camere: un bagno ogni tre ospiti. Il tutto nel bel mezzo del centro storico della città a cinque minuti a piedi della stazione dei treni, facile da raggiungere per chiunque, disabile e non, voglia fermarsi in città.
Nessuna barriera architettonica, arredi e colori gradevoli e funzionali, e un’attenzione particolare verso quello che potremmo definire, per chiarirci, turismo accessibile (anche nel prezzo), e che in Italia come in Europa conta su numeri a dir poco ridicoli. Concretamente quindi, a oggi, tre corsisti hanno un contratto di lavoro per la reception dell’Istituto San Filippo Neri, sei hanno trovato altrimenti lavoro grazie al progetto, mentre fervono le trattative per la reception dell’Ostello dove si spera decisamente ci sia lo spazio per l’occupazione anche di disabili nella gestione concreta dell’Ostello. Come è accaduto a Rossana Roli, in carrozzina per una patologia neuromuscolare: «Ho avuto modo di conoscere persone molto interessanti e creare belle amicizie», racconta Rossana, «la cosa però più importante per me,è stata la grande scoperta di essere in grado di svolgere un lavoro. Questo ha risvegliato in me una nuova consapevolezza di possibili opportunità».
Comune e non profit alleati
Questa è la speranza di molti, e cioè che a un risveglio di questo genere corrisponda una sensibilità non solo manageriale, ma sociale. Che a un progetto iniziato nel novembre dell’anno scorso e conclusosi in parte il 4 dicembre con la consegna degli attestati in presenza dei partner europei giunti dalla Germania, dall’Irlanda e dal Belgio, coinvolti a loro volta in altrettanti progetti di tipo turistico, arrivi una risposta coraggiosa e non solo basata sui numeri e sui costi. Costi che in termini sociali sarebbero incalcolabili in una città, come quella di Modena, che non ha un Ostello, e che per farlo, fino ad ora, non ha badato a spese.Un progetto da portare a termine con lo stesso coraggio con cui l’amministrazione pubblica e il non profit hanno dato vita ad una fra le prime esperienze di Agenzia per il trasporto per i disabili.
Per informazioni sugli ostelli in Italia:http://www.hostels-aig.org/shop-it-map. htm E nel mondo: www.iyf.org/
Un pool sociale per i minori
Una cooperativa sociale abruzzese impegnata da oltre un decennio a fronteggiare i numerosi volti del disagio. Questa è Cearpes, nata nel 1986 a Pescara ma oggi attiva anche in altre città della Regione, che si occupa, attraverso quattro comunità (Koiné, Nostos, Itaca, Il Mandorlo), di servizi socio assistenziali diversificati in tre tipologie di intervento: programmi terapeutico-riabilitativi residenziali per minori con handicap e disturbi psichiatrici; interventi di assistenza socio-educativa rivolti a minori affidati dalle istituzioni locali o giudiziarie; attività di recupero e reinserimento sociale di soggetti tossicodipendenti.
Dal 1997 essa aderisce a Legacoop, insieme alla quale ha costituito due mesi fa il consorzio di cooperative sociali Gesti. «Grazie a questa proficua collaborazione» dichiara Luca Di Berardino, responsabile delle relazioni esterne di Cearpes, «ci proponiamo di indirizzare sempre più il nostro lavoro verso un modello di impresa sociale che sappia coniugare la qualità dei servizi erogati con quella dei rapporti intrattenuti con la Pubblica amministrazione». Cearpes, inoltre, è convenzionata con l’Università degli studi de L’Aquila per le sue attività scientifiche e formative. Per informazioni: tel./fax: 085.4464821-4463883, mailto: cearpes@rgn.it
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