Famiglia

Ragazzi disorientati e soli in una società in crisi

La fotografia di adolescenti e bambini nell'indagine conoscitiva di Telefono Azzurro ed Eurispes

di Redazione

I ragazzi percepiscono le difficoltà economiche, parlano poco in famiglia e vivono sempre più in una Rete dove la capacità di difendersi dai pericoli è spesso ridotta. È quanto emerge dall’Indagine Conoscitiva 2010 sulla Condizione dell’Infanzia e dell’Adolescenza in Italia, che ha coinvolto oltre 3000 bambini e adolescenti tra i 7 e i 19 anni di età, presentata oggi dal presidente di Telefono Azzurro Ernesto Caffo e dal presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara.   

In particolare, 1 adolescente su 4 dichiara che la propria famiglia è stata colpita dalla crisi economica. Il dato diviene drammatico quando si chiede ai ragazzi di illustrare la condizione di amici, parenti o conoscenti: il 52% degli adolescenti dice di conoscere altre famiglie che hanno risentito dalla congiuntura economica negativa. Gli effetti della crisi vengono misurati nella vita quotidiana: per 1 ragazzo su 3 cresce l’attenzione nelle spese per cibo e vestiario, mentre la percentuale sale al 46% per le spese extra relative al tempo libero. Il 16% degli adolescenti, infine,  testimonia difficoltà della famiglia ad arrivare alla fine del mese.

Dall’indagine emerge che il clima familiare è peggiorato e i ragazzi ne risentono in prima persona. Tra gli altri dati si osserva che oltre il 20% dei bambini e il 40% degli adolescenti dichiarano di essere diventati più ansiosi.

«All’interno delle famiglie e nella percezione dei ragazzi stessi la crisi mostra più facce, – afferma il presidente di Telefono Azzurro, Ernesto Caffo ripercuotendosi sulla conflittualità, sul dialogo e sulla capacità di ascolto e di comprensione. Il dato è allarmante se si considera che la crisi economica porta ad un aumento dei livelli di ansia nelle famiglie e può avere, tra le conseguenze, un aumento dei maltrattamenti intrafamiliari, della dispersione scolastica e del lavoro minorile. I genitori vanno aiutati a gestire questi periodi di difficoltà mantenendo un’adeguata attenzione nei confronti dei figli e delle loro esigenze».

In famiglia il dialogo sulle emozioni sembra essere molto limitato. Il 72% dei bambini racconta ai genitori solo episodi della vita scolastica, ma non parla delle proprie paure (35%) o aspirazioni (38%), comportamento che costituisce la regola in adolescenza ma che a questa età è più comprensibile.
Il dato è preoccupante se incrociato con le risposte degli adolescenti rispetto all’eventualità della fuga: 1 adolescente su 3 prende in considerazione la possibilità di fuggire da casa, mostrando di non credere alla possibilità di risolvere i conflitti all’interno del contesto familiare.

Sul versante del consumo di media e  tecnologie, il telefonino sembra sempre più diventare oggetto di addiction per gli adolescenti: il 25% di loro trascorre al cellulare oltre 4 ore. Cresce l’utilizzo di videogiochi e Internet da parte dei bambini. Tra i social network, Facebook continua a raccogliere la maggior parte delle preferenze: se nel 2009 il 71% dichiarava di aver aperto un profilo, nel 2010 questa percentuale sale all’84%. Aumentano anche i bambini che guardano filmati su YouTube, con 1 intervistato su 5 che dichiara di cercare video con scene forti (incidenti, violenza, sesso, etc.).

Se la vita relazionale di bambini e adolescenti, dunque, sembra sempre più transitare attraverso la Rete, in essa si affermano nuovi codici di comportamento. Così, emerge che il 60% dei ragazzi giudica positivamente la possibilità di utilizzare Internet per incontri sentimentali, e al 17% degli adolescenti è capitato di innamorarsi di una persona conosciuta in Internet.

Circa il 40% degli adolescenti ritiene che sia positivo o accettabile incontrare dal vivo una persona conosciuta online. Percentuali significative ritengono positivo, o accettabile lasciare il proprio indirizzo (23%) e il numero del proprio cellulare su Internet (38%). Per un adolescente su dieci spogliarsi in Internet è accettabile o positivo.
Ma sono in grado di difendersi dai pericoli che possono nascondersi dietro gli incontri dal vivo o l’invio di  foto che li ritraggono senza vestiti a persone di cui a volte conoscono solo il nickname? Sebbene il 52% degli adolescenti riconosca il rischio costituito dalla possibilità di finzione che caratterizza gli incontri sul web, e il 39% affermi che “ci si può fidare di una persona solo se la si incontra dal vivo”, è preoccupante che 1 adolescente su 10 ritenga di potersi fidare di una persona conosciuta in rete semplicemente “ponendo alcune domande”, o che per fidarsi sia sufficiente “seguire il proprio istinto”.

«I ragazzi sembrano essere più consapevoli dei rischi di quanto poi siano in grado di difendersi dai pericoli. Bisogna prendere atto dei cambiamenti nelle relazioni e capire che su Internet corrono le emozioni. Se non si prende atto di questo, se non si insegna ai ragazzi a riconoscere e gestire le emozioni, evitando che siano le uniche determinanti del comportamento on line, difficilmente si potrà insegnare loro a difendersi. Ogni strategia difensiva razionale –  prosegue Caffo –  deve fare i conti con le emozioni, con il bisogno tipicamente adolescenziale di essere autonomi dagli adulti ed accettati dai coetanei. Telefono Azzurro da anni ascolta gli adolescenti, raccogliendone le emozioni e rispettandone il bisogno di anonimato. La nostra attenzione alle evoluzioni di questi fenomeni ci ha consentito di affiancare alla risposta telefonica nuove soluzioni sempre più adeguate, come la consulenza on line, tramite chat. Bambini e adolescenti ci parlano ogni giorno, ci aiutano a capire le loro difficoltà, ci raccontano del turbamento di fronte a certe immagini, della difficoltà di dire di no a qualcuno che on line chiede loro il numero di cellulare, della sofferenza di fronte a coetanei che pubblicano video che li riguardano. È importante ascoltarli, anche perché ci possono aiutare molto a trovare nuove soluzioni per le loro difficoltà».

«L’indagine condotta quest’anno – dichiara il presidente dell’Eurispes, Gian Maria Faraha messo chiaramente in evidenza come nel nostro Paese insieme ai contraccolpi della crisi economica globale si stia sviluppando una crisi sociale e valoriale, un impoverimento culturale e dei costumi, una perdita di senso e di orientamento rispetto ai modelli tradizionali che tocca da vicino proprio le nuove generazioni. La disparità sociale e l’ineguaglianza economico-finanziaria continuano a persistere e, anzi, tendono ad accentuare le loro caratteristiche proprio a causa di quei processi di globalizzazione che non in tutti i casi risultano virtuosi, soprattutto quando le stesse classi dirigenti politiche, che sarebbero chiamate e governarne i cambiamenti indirizzandoli verso una condizione di equilibrio ed equità, si trovano impreparate ad affrontarli. La sfida di oggi è quella di rispondere concretamente ai bisogni dei bambini e degli adolescenti, con un impegno che non può essere, ovviamente, demandato a singoli – non importa se individui o istituzioni – ma congiunto e composto di un piano integrato di azioni a più livelli: Istituzioni ed Enti locali ma anche comunità, scuole e famiglie».

Fara conclude segnalando «come il volto dell’Italia a 150 anni dalla sua Unità sia cambiato, e abbia sempre più la fisionomia della multiculturalità. Se questo è sicuramente un fenomeno demografico acclarato, non lo è ancora sul piano sociale. Persistono le difficoltà legate alla differenza, gli stereotipi, i pregiudizi, l’ostilità e odiose generalizzazioni. I ritardi del Paese su questo delicato tema, rischiano di diventare emergenza soprattutto tra le mura scolastiche dove l’indagine di quest’anno ha rilevato un’incidenza significativa della presenza di minori di diversa nazionalità (46%). Solo lavorando alla valorizzare delle differenze culturali, amalgamandole e facendole convivere armoniosamente, potrà esistere un’Italia realmente multiculturale, in cui le diversità sono una ricchezza e non causa di divisioni e dissidi»


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