Non profit

Ragazzi di Chernobyl, vacanze come da copione

Il «Sunday Times» lancia l'allarme. La stampa italiana lo diffonde. Ma non c'è niente di vero: «Nessuno intende cambiare l'accordo»

di Redazione

La presunta stretta di Minsk sui permessi relativi alle vacanze nel Belpaese dei ragazzi di Chernobyl? Nient’altro che una bufala. «L’accordo siglato nel 2007 da Italia e Bielorussia, che prevede soggiorni di solidarietà per minori e giovani fino ai 18 anni, senza alcuna restrizione di sesso, origine o numero di permanenze, funziona benissimo e nessuno intende cambiarlo». Parola di Raffaele Iosa, presidente dell’Avib – Associazioni di volontariato italiane in Bielorussia. Lunedì 16, il telefono della Federazione non ha smesso un istante di squillare. Decine di famiglie e associazioni, allarmate dalle voci circolate sulla stampa, volevano essere rassicurate circa gli imminenti nuovi limiti d’età che Alexander Lukashenko avrebbe introdotto per gli espatri dei programmi di risanamento.
L’allarme è rimbalzato in Italia dalle pagine del Sunday Times, dopo che Gran Bretagna e Bielorussia avrebbero firmato un protocollo che impedisce i soggiorni all’estero per i maggiori di 14 anni. Sullo sfondo, la memoria del caso Vika, la bambina bielorussa trattenuta unilateralmente da una coppia di Cogoleto. «Un episodio che ha ricevuto riprovazione dal governo italiano e da tutte le nostre associazioni», dice Iosa. «Il protocollo del 2007 è stato non solo confermato, ma si sono aperte nuove ipotesi di lavoro e di piena collaborazione».
Vero è che, dopo un secondo caso Vika verificatosi negli Usa, per evitare nuove fughe o eventuali rapimenti, il governo Bielorusso sta riscrivendo le regole di accoglienza insieme agli altri Paesi, sulla base delle rispettive differenze in materia di diritto minorile. Da qui i diversi protocolli firmati con i singoli governi. «Le disposizioni del decreto 555, che vanno a integrare il precedente del 2004, prevedono che i soggiorni terapeutici possano essere organizzati soltanto nei Paesi con i quali sono stati stipulati accordi bilaterali a garanzia della tutela dei minori e del loro tempestivo ritorno al termine del periodo previsto», spiega il console bielorusso Andrei Pleshchuk. «Il comma che introduce modifiche inerenti all’età dei bambini e alla frequenza dei soggiorni, pertanto, non riguarda l’Italia, con cui è in essere un accordo intergovernativo quinquennale firmato il 10 maggio 2007».
Come dire, molto rumore per nulla. «È ora di smetterla con il tormentone sulla Bielorussia come Paese nemico dei bambini, quando invece si sta impegnando visibilmente a migliorarne la qualità di vita», conclude Iosa, che non rinuncia a togliersi un sassolino dalla scarpa. «Ed è ora di smetterla di rimestare nell’ansia delle migliaia di famiglie che svolgono con correttezza una meritoria opera di ospitalità e di aiuti in quel Paese».

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