Cultura

Radiooooo, la macchina del tempo della musica

di Lorenzo Maria Alvaro

L’idea è di Benjamin Moreau, un dj francese, noto per aver creato l’identità musicale del noto club parigino “Le Baron”. Nel 2012 a bordo dell’auto di suo padre, una sportiva degli anni ’60, giocando con le manopole di una radio vintage sul cruscotto si era imbattuto in una stazione che passava musica techno: trovatosi in una sorta do bolla temporale distonante ha deciso di inventare Radiooooo.com (cinque “o” come i cinque continenti).


Un portale in cui sono solo due le coordinate che contano. Lo spazio e il tempo. Una mappa al centro dello schermo e una barra sottostante a indicare i decenni, dal 1900 ad adesso. Per spulciare il catalogo di Radiooooo si seleziona un luogo della mappa e in seguito l’epoca che interessa indagare. Si può anche chiedere di selezionare i risultati in base al proprio umore: il comando “mood” consente di scegliere se si preferisce ascoltare qualcosa di lento, di più movimentato, o di bizzarro. Si può correggere il tiro in corsa, senza problemi (anche se il cambio di mood compulsivo porta il più delle volte a dover refreshare la pagina)

Tra i primi a dare basi solide al progetto ci sono il produttore musicale Raphaël Hamburger e il gallerista d’arte contemporanea Emmanuel Perrotin. Ma il sistema permette a chiunque di aggiungere brani musicali. Così in poco tempo, grazie ai 30mila iscritti, ha preso corpo una raccolta dei vari “tesori musicali” del mondo – come li chiama Moreau – organizzata per nazioni e decadi, dalla nascita della radio sino ad oggi.

Un sito con cui si può scoprire osa suonavano in Sudan nel 1930 e in Madagascar nel 1953. Oppure conoscere che musica era in radio durante grandi avvenimenti storici. Ma si può anche scoprire che in Cambogia oggi va forte Sreyleak Feat Lisha con la sua Kal Khyom Nov Pi Kromom. Che, vi assicura è comunque certamente meglio dei Fedez e J-Ax italiani.

Il funzionamento è facile e intuitivo e si chiama Taxi mode. Una volta selezionato il taxi stilizzato in alto a sinistra si aprirà una finestra in cui indicare Paese e periodo temporale. Una volta ottenute le indicazioni, l’app fa il suo lavoro, creando playlist. La musica parte da sola e nella finestra “Now Playing” si troverà la scheda del brano in riproduzione, con affianco i bottoni per condividerlo sui social network, mettere un like, comprarlo (dove è possibile, si trova il collegamento ad iTunes). Al fianco della scheda, un altro riquadro mostra la persona che ha “scoperto” il brano.

«Il nostro lavoro come selettori musicali consiste nello scavare in profondità nelle viscere del web, attraverso un gran numero di blog specializzati, per trovare le poche gemme sepolte là fuori, ma anche nel digitalizzare una quantità colossale di musica che non si trovava su internet», scrive nella presentazione di un’ormai scaduta campagna su Indiegogo.

Sulla mappa dei paesi reali, tra un continente e l’altro, ci sono anche posti immaginari come l’Isola dei Guilty Pleasure, che fa partire la playlist dei piaceri peccaminosi che tutti cercano di tenere nascosti (Seven Nation Army o California Love, per fare due esempi), mandando in onda “il meglio del peggio”. E ancora, l’Isola che non c’è, per i bambini cresciuti.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.