Non profit

Racconti e bilanci, in attesa della misurazione

Anno europeo del volontariato le onlus presentano i loro progetti

di Giuseppe Frangi

In un quadro di generale calo di fiducia nelle istituzioni del Paese, il volontariato è riconosciuto dalla larga maggioranza degli italiani come una garanzia di impegno sociale e solidaristico. Il 79,9% degli italiani, infatti, ha dichiarato nel 2011 di avere fiducia nelle associazioni di volontariato, percentuale superiore anche a quella raccolta dalle Forze dell’ordine – Carabinieri 72,6%, Polizia 66,8%, Guardia di finanza 64,9% – e dalla Chiesa, 40,2%. A fronte della crisi della politica, il mondo del non profit in questi anni – rileva l’Eurispes – è significativamente cresciuto in numeri e qualità. Questa la sintesi dell’Eurispes, che un mese fa ha reso pubblico il suo Rapporto sull’Italia 2011.
L’Istat da parte sua stima in circa 5,4 milioni i cittadini che partecipano alle attività gratuite di volontariato (il 9% della popolazione italiana), in circa 5,3 milioni quelli che partecipano a riunioni di associazioni culturali (8,8%), in circa 9,5 milioni coloro che versano denaro a un’associazione (15,8%). La crisi insomma, sta dimostrando che il volontariato è una realtà così consolidata nel vissuto e nelle abitudini degli italiani da affermarsi come punto di riferimento che dà sicurezza anche in un contesto di difficoltà. Nessuno arretramento, dunque. Le difficoltà e la paura del futuro non fanno arretrare l’impegno dei singoli. Bisognerebbe chiedersi perché. Perché sia che ci si ponga come attore o come ricettore dei servizi, il volontariato propone un rapporto di fiducia che è essenziale come il pane in qualsiasi convivenza civile.
I racconti delle associazioni che in queste pagine e nelle settimane passate hanno voluto usufurire delle pagine di Vita per raccontare il loro impegno e la loro azione, lo dimostrano. Da una parte c’è la passione e la grande motivazione che traspare sia nei bilanci sia nell’annuncio dei programmi. Dall’altro c’è un valore aggiunto “sociale”, come portato oggettivo che però resta difficilmente misurabile con i numeri. Questo è un punto di debolezza, attorno al quale da un po’ di tempo è ripartito un dibattito. Sulle pagine di Vita lo avevamo lanciato qualche settimana fa, attraverso un intervento di Lester Salamon, direttore del Center for Civil Society Studies della John Hopkins University. «È possibile misurare il volontariato in maniera sistematica?», si chiedeva lo studioso americano. «Beh, io penso che lo sia. E oltre a questo, penso che siamo in un momento abbastanza unico nella misurazione del volontariato. Stiamo per finire il nostro lavoro su un nuovo Manuale sulla misurazione del volontariato che dovrebbe venire pubblicato nei prossimi mesi dall’Organizzazione internazionale del lavoro».
Questo manuale dovrebbe una metodologia approvata a livello internazionale per misurare il volontariato, utilizzando una definizione comune e un sistema comune per assegnargli un valore. L’Anno europeo del volontariato 2011 speriamo possa cogliere quest’opportunità e rendere operativo tale manuale in Italia e negli Stati dell’Unione europea, così come in tutti gli altri Paesi del mondo.


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