Non profit
Racconti alterabili: una lezione di vita
Si é tenuto quest'estate a San Benedetto del Tronto un concorso letterario promosso dall'Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro.
Un attimo. Il tempo che si dilata. Fotogrammi nitidi di un dramma che si compie e che non si può più evitare. Si chiamano infortuni sul lavoro. Ma come ha notato un editore intellettuale dallo spirito attento come Alberto Castelvecchi, in quella parola ?infortuni? c?è un errore grave, perché sembra che siano il caso, la fortuna, la malasorte, a determinare la disgrazia, e non la realtà oggettiva e dura delle carenze di sicurezza, della mancata prevenzione, dei pochi controlli, dei ritmi esasperati del lavoro, e spesso dello sfruttamento. È solo una delle tante, coinvolgenti, riflessioni suscitate da una delle rare idee brillanti di questo estenuante 2003: il concorso letterario ?Racconti AlterAbili?, voluto dall?Anmil, l?Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro, e concluso con le premiazioni, pochi giorni fa, a San Benedetto del Tronto. Ne è uscito un libro che raccoglie i venti racconti finalisti (lo si può richiedere all?Anmil, per informazioni: Consulenza assistenza previdenziale invalidi), capace di suscitare in chi legge emozioni profonde, ma anche ragionamenti concreti. Nelle storie ben raccontate, dignitose, dense, si delinea un mondo nel quale si staglia con nettezza un profondo amore per il lavoro manuale, per quel lavoro ad alto rischio che sembra ormai relegato alle ?brevi? di cronaca, o ai riassunti statistici, utili per dimostrare tutto e il contrario di tutto. La memoria dell?evento che improvvisamente cambia il corso dell?esistenza, scandita dai ritmi della fabbrica o del cantiere, acquista il significato prezioso di testimonianza attiva, di denuncia non burocratica, di vicenda umana collettiva.
Nelle storie degli ?infortunati? si ripercorre con sorprendente analogia il lungo e tormentato tragitto che dal trauma conduce, attraverso la riabilitazione, a una nuova esistenza, nella condizione di persone disabili. I corpi dimezzati, gli arti amputati, gli occhi che non vedono più, si trasformano attraverso le parole e il racconto in nuove opportunità, in una forte richiesta di cittadinanza, in una precisa denuncia di inadempienze, di superficialità, di scarsa attenzione al valore della persona umana. Una bella lezione da tenere a memoria.
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