Una mostra per raccontare le fragilita` metropolitane e tre giorni di dialoghi “di riconciliazione” tra i diversi attori sociali ed economici della citta`. E una guida per seguire gli eventi (scaricabile in Pdf dal menu “Allegati” di questo articolo con interventi di Virginio Colmegna, Giuseppe Berta, Ambrosini, Meomartini, ect).
Succede a Milano dal 19 novembre prossimo, due appuntamenti che dicono come la citta` riprovi a scommettere su se stessa ricominciando dal racconto e dalla rappresentazione dei suoi limiti e dal ridare parola ai soggetti della vita cittadina, quelli dell’operosita` economica e quelli dell’operosita` sociale. Si tratta di una scommessa che se Milano sapra` vincere, non vincera` solo per se stessa perche´ i due eventi potranno indicare una strada a tutto il Paese.
Scrive il cardinal Dionigi Tettamanzi in Etica e capitale (Rizzoli, Milano 2009), “Milano ha bisogno di tornare a pensarsi come una sola citta`, arricchita – e non mi- nacciata – dalle appartenenze diversificate, dalle partico- larita` e singolarita`. Urge uno sforzo – morale e operativo – che ben si puo` riepilogare nella categoria del dialogo. E` nel dialogo e nell’incontro che Milano mostrera` il suo volto piu` vero, piu` amabile, piu` autentico”. Nel dialogo, nell’incontro e, aggiungiamo, nel racconto sociale come antidoti alla paura e al rancore di chi non sa immaginare il futuro che come difesa dei propri particolari interessi e come rinserramento nella proprie, presunte, identita`.
La mostra La citta` fragile (dal 19/11/09 al 10/01/10 in Triennale) e la tre giorni di Milano si-cura (19-21/11 in diversi luoghi della citta`), sono una proposta per tutti coloro che stancamente abitano e lavorano nella grande Milano perche´ tornino a pensare e a raccontare la propria citta`. Un racconto che e`, pero`, qualcosa di molto diverso e di molto di piu` della produzione di eventi, comunicazione e marketing di cui Milano e` capitale. Si tratta, come suggerisce la mostra La citta` fragile, di pro- vare a fare rappresentazione anche delle ombre della citta`, dei suoi antri invisibili, quelli dell’anima e quelli dei ghetti. Si tratta di un racconto non “sulla” citta`, ma “dalla” citta`, in cui a prendere parola siano non piu` gli addetti alla comunicazione, ma gli stessi soggetti del fare.
Quei soggetti convocati dalla Casa della Carita` (con il sostegno di Fondazione Unidea) per il suo quinto compleanno perche´, dialogando, ciascuno rompa le proprie solitudini e cosi` facendo metta in questione la solitudine dell’intera citta`. E in questo modo indicando una via alternativa alla sicurezza del rancore e degli egoi- smi: quel “Milano si-cura”, ovvero che torni a prendersi cura di se`. Ed e` un compito questo a cui Vita, il settima- nale del racconto sociale, non puo` sottrarsi.
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