Non profit

Raccolte fondi, ora trasparenza

Prosegue il dibattito sulla gestione dei fondi delle donazioni degli italiani.

di Riccardo Bonacina

Caro Bonacina, sono ammirato e sbalordito. Ammirato per la presa di posizione di Vita sugli esiti della raccolta fondi per i terremotati del Molise. I miei più vivi complimenti per un?indagine giornalistica coraggiosa e di grande valore educativo. Sbalordito per la proposta del registro. È solo una burocrazia in più che non offre alcuna garanzia. Purtroppo non esistono scorciatoie ?stataliste?. Credo però ci siano le condizioni per sbloccare e imboccare la strada (lunga e faticosa) dell?autodisciplina del settore. Da una parte ci sono i lestofanti e questo è un problema di polizia e magistratura. Dall?altra ci sono quelli che male amministrano i fondi loro affidati (e si guardano bene dal rendicontarli). Per questi non vedo altre soluzioni che il ?mercato?. Sul primo corno del problema siamo noi stessi omertosi perché ogni denuncia concorre a creare sfiducia (anche per questo plaudo alla coraggiosa denuncia di Vita). Sul secondo aspetto mancano completamente sia l?informazione (su migliaia di associazioni quante pubblicano il bilancio?) che l?educazione del donatore. Credo che tu convenga che il sistema pubblico non sia in grado di porre rimedio a questi limiti del mercato. E se lo facesse ci sarebbe da mettersi le mani nei capelli. Per tutto questo diventa urgente l?autoregolamentazione del settore. La carta della donazione varata dal Forum e dal Summit esiste. Ed esiste una sperimentazione cui hanno partecipato Telethon, Airc, Cesvi, Fondazione Banca degli Occhi e Mani Tese perché la Carta diventi concretamente ?adottabile?. Cosa manca? Un istituto di autodisciplina (in cui dovrebbero sedere tutti coloro che hanno dimostrato di volere concretamente l?autoregolamentazione) che assegni a un organo esterno e indipendente il compito di certificare la presenza dei ?requisiti minimi? previsti nella Carta della donazione. Per riassumere: il ?potere legislativo? saldamente nelle mani delle associazioni che hanno lavorato per la trasparenza; quello giudicante a certificatori professionisti esterni. Obiettivo: certificare le migliaia di associazioni che operano su un piano non locale. Questa è la lunga e faticosa strada dell?educazione del mercato. Con affetto e stima.
Giangi Milesi, Bergamo

Carissimo, può darsi che l?idea del pubblico registro delle raccolte fondi in caso di grave emergenza nazionale sia burocratica (anche se non statalista). Ma come evitare che 60 milioni di euro dati dagli italiani possano sparire nel nulla? Come evitare che su internet si aprano 30mila (dato del pm di Termoli) raccolte fondi? L?autoregolamentazione cui tutti lavoriamo è, come dici tu, lunga e faticosa, e pur perseguendola, non risponde, mi sembra, alla domanda di cui sopra.

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