Non profit
Raccolta fondi. Pro e contro. Il cuore è scienza
Guai a sottovalutare trasparenza e organizzazione. Può accadere che...
Raccolta fondi, dicono i massimi esperti, è ,allo stesso tempo, arte e scienza. Sulla parte artistica, niente da dire: lo sforzo principale nell?attività di fund raising risiede nella creatività e nella innovazione, nella ricerca, cioè, di un?idea semplice sulla quale coinvolgere per finalità di utilità sociale un partner economico (impresa, privato, fondazione, ecc?). I problemi nascono rispetto alla scientificità dell?azione, cioè nel suo svolgimento che deve tener conto in modo strategico di elementi che sembrano intangibili ma che al contrario sono facilmente rappresentabili: trasparenza, affidabilità, economicità, capacità organizzativa, notorietà, sostenibilità sociale, attitudine alla rendicontazione, ecc?
Gli esempi di sottovalutazione degli aspetti organizzativi si sprecano.
Uno dei casi recenti più eclatanti riguarda l?Airc (organizzazione peraltro leader nello sviluppo del fund raising) dove una sottovalutazione organizzativa, cioè i problemi posti dal recupero di migliaia di bidoni e bidoncini in tutt?Italia per la raccolta delle ultime lire, ha messo a dura prova la riuscita di un?operazione peraltro straordinaria e molto interessante.
Moltissimi anche gli esempi di cattiva comunicazione che non vanno nel senso della trasparenza. Recentemente si legge in una cartella stampa della Lila Cedius onlus: «Siamo quasi a metà dell?opera: non risparmiatevi». Ma qual è la cifra complessiva che ci viene chiesta e quant?è la metà? Un?informazione semplice di cui non vi è traccia.
Allo stesso tempo si pensi a tutte le centinaia di sollecitazioni che ci giungono via posta da parte di associazioni ed enti che ci chiedono un contributo senza neanche indicare il motivo per il quale si richiedono i soldi, ma solo per ?una buona causa?.
Infine, i costi della raccolta fondi che spesso rischiano di essere troppo elevati per quelli che sono i benefici economici. Gli indicatori di massima efficacia ed efficienza parlano di percentuali di spese che non dovrebbero superare al massimo il 35% di quanto raccolto. In tal senso il caso più clamoroso fu quello della Croce Rossa Italiana che affidò l?incarico alla Rapp Collins come si usa dire ?chiavi in mano?, cioè lasciando il rischio d?impresa sulla agenzia che, secondo contratto, doveva anticipare le spese rivalendosi solo, e nella misura in cui, gli introiti fossero stati pari o superiori alle spese sostenute. Ci si dovrebbe sempre chiedere: e i poveri donatori ? e i poveri utenti finali ? Il risultato fu di un costo dichiarato pubblicamente pari a circa il 60% di quanto raccolto.
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