Cultura
Raccolta fondi/2. Un esperto lancia lallarme truffe. Solidarietà globale a rischio Tsunami
Jack Siegel ha provato a seguire il tragitto delle donazioni a 14 ong internazionali. Meno di un terzo è risultata trasparente. E negli Stati Uniti...
Siamo sicuri che il nostro contributo a favore delle vittime dello tsunami andrà a buon fine? Passata l?emozione, a questo tipo di interrogativo, legittimo, l?avvocato fiscalista americano Jack Siegel ha provato a dare una risposta analizzando la tracciabilità delle donazioni private destinate alle popolazioni asiatiche colpite dalla catastrofe naturale. A Vita, questo consulente di numerose realtà non profit e autore del manuale interattivo Avoiding trouble while doing good («Fare del bene evitando guai»), rivela le «conclusioni parziali» della sua inchiesta e le difficoltà del cittadino comune ad accertarsi che il proprio contributo non svanisca nel nulla. «Dopo l?emozione bisogna lasciare spazio alla ragione e ottimizzare gli aiuti destinati alle popolazioni asiatiche colpite dallo tsunami».
Vita: La sua inchiesta rivela che meno di un terzo degli organismi internazionali o ong analizzati consentono ai donatori di essere certi dell?utilizzo del contributo donato. Come è giunto a questa conclusione?
Jack Siegel: La mia ricerca è stata in realtà compiuta all?indomani della catastrofe. Si tratta quindi di conclusioni parziali che oggi possono non combaciare con la realtà. In ogni modo, risulta molto difficile ai donatori privati seguire il percorso dei soldi destinati alle vittime dello tsunami. Da parte mia, ho contattato 14 ong o organismi internazionali, oppure ho visitato il loro sito, per capire come intendevano utilizzare questi fondi. Verificando se esisteva una voce precisa in riferimento allo tsunami.
Vita: Il risultato?
Siegel: Solo in 4 casi su 14 le strutture di beneficenza assicuravano i propri donatori che i soldi versati sarebbero stati destinati alle popolazioni disastrate dell?Oceano indiano. Per il resto, non esisteva nessuna voce specifica per l?emergenza tsunami, il che fa pensare che i doni si confondano in altre contabilità. Di primo acchito, questo aspetto sembra irrilevante. Ma negli Stati Uniti è fondamentale, visto lo scandalo provocato dalla Croce Rossa internazionale dopo l?11 settembre. Gli americani erano convinti che i soldi sarebbero stati destinati alle vittime degli attentati. In realtà, la Cri ha investito i soldi in tutta una serie di attività parallele, suscitando un enorme risentimento tra i donatori.
Vita: In che modo il cittadino può ricevere garanzie sul buon esito del proprio dono?
Siegel: Ricette-miracolo non ne esistono. In generale, il donatore privato dovrebbe seguire tutte le tappe del proprio contributo materiale o finanziario. Il che però, come può immaginare, è impossibile. Un conto, poi, è donare un milione di euro, un altro 50 euro. Nel caso tsunami, suggerirei di aiutare le popolazioni attraverso organismi di spessore, dotati di una esperienza ed estranei a qualsiasi episodio di malversazione.
Vita: E se si viene contattati direttamente?
Siegel: In questi giorni negli Usa si è diffuso un triste fenomeno: i cittadini ricevono telefonate da parte di persone che si spacciano per rappresentanti di sedicenti ?importanti organizzazioni non profit? di cui non hanno mai sentito parlare. Sono fenomeni di cui bisogna diffidare. Purtroppo molti ci cascano perché desiderosi a tutti i costi di agganciarsi a questa vastissima azione di solidarietà.
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