Politica
R.D.CONGO. La Commissione europea risponde a Vita
«La socità civile è stata determinante per portare la crisi all'attenzione dell'opinione pubblica» scrive al nostro giornale la Commissione Ue
di Redazione
«Grazie per il vostro impegno», «la società civile europea ha avuto un ruolo fondamentale nel richiamare l’attenzione su quanto accade nell’Est della Repubblica democratica del Congo». A Vita è arrivata la risposta della Commissione europea in data 7 aprile. A dicembre, di fronte alla crescente spirale di violenza nella regione del Kivu (Est della Repubblica democratica del Congo), il nostro settimanale aveva lanciato l’appello “Non restiamo a guardare” che ha raccolto diverse centinaia di adesioni, comprese quelle di parlamentari italiani di entrambi gli schieramenti. Fra i destinatari dell’appello c’era il presidente della Commissione José Manuel Barroso. «Grazie per la lettera del febbraio 2009 che sottoponeva la petizione lanciata in dicembre da Vita Magazine sulla drammatica situazione nell’Est della Repubblica democratica del Congo» si legge nella lettera a firma Elisabeth Tison, direttore dell’ufficio che si occupa delle relazioni con i Paesi dell’Africa centrale e la regione dei Grandi Laghi. La Commissione europea si complimenta innanzitutto «per gli sforzi per sensibilizzare gli attori della società civile e del mondo della politica, ma anche in generale l’opione pubblica in Italia, sulla situazione in Congo e per aver raccolto centinaia di adesioni alla petizione» e sottolinea che «sin dalle prime fasi del conflitto è stata in prima linea negli sforzi per fornire supporto umanitario alla popolazione nel bisogno così come nella laboriosa ricerca di una soluzione per le molteplici crisi che affliggono il Paese».
«Dallo scorso dicembre, quando è stata lanciata la petizione di Vita, ci sono stati degli sviluppi positivi nella R.D.Congo» sottolinea la Commissione «in particolare una graduale rivitalizzazione delle relazioni fra la R.D.Congo e il vicino Rwanda, che fa sperare in nuove prospettive di pace e stabilizzazione nella regione del Kivu (che si trova al confine con il Rwanda, ndr)». Inoltre «il principale gruppo ribelle congolese (il Cndp del generale Laurent Nkund, ndr) ha accettato di integrarsi nell’esercito nazionale e di aderire al processo di pace, mentre un grande consonso è emerso nell’estirpare altre radici del conflitto inclusa la presenza dell’armata ruandese Fdlr (Forze democratiche per la liberazione del Ruanda, ndr) e il commercio illecito delle risorse naturali».
«Siamo consapevoli che non tutti i pericoli sono stati rimossi dal Kivu e che sono necessari rinnovati sforzi per consolidare i recenti sviluppi positivi» sottolinea la Commissione «e che è importante che tutti gli attori restino coinvolti nel supportare le inziative in corso».
Nella lettera la Commissione sottolinea l’urgenza di affrontare una situazione «estramemente preoccupante» nell’Est del Congo, quella che coinvolge la provincia di Haut Uélé, teatro degli «atroci attacchi» contro la popolazione del Lord Resistance Army, gruppo criminale nel Nord Uganda che ha sconfinato nel Congo. «La Commissione europea ha dispiegato i suoi sforzi per fornire assitenza umanitaria alla popolazione e per inocraggiare tutti gli attori, incluse la missione in Congo delle Nazioni Unite (Monuc) nel dare supporto attivo all’esercito congolese nel proteggere la popolazione e porre fine alle azioni brutali dell’Lra».
«La società civile europea, nelle molteplici crisi che hanno riguardato la R.D.Congo, è stata determinante per portare questa situazione all’attenzione dell’opinione pubblica» conclude la Tison nella lettera, «vi incoraggio a continuare nei vostri sforzi, per sollevare consapevolezza e interesse attorno alle situazioni dei Paesi in conflitto».
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