Politica

R.D.CONGO. Amnesty scrive a Frattini

In una lettera l'organizzazione per i diritti umani chiede di rafforzare l'impegno per risolvere la crisi

di Redazione

Rafforzare la missione Onu, premere perché venga creato un corridoio umanitario per la distribuzione degli aiuti, lavorare con le diplomazie del Ruanda e del Congo perché non sostegano i gruppi armati che combattono in Kivu. Sono alcune delle richieste di Amnesty International all’Italia e alle Nazioni Unite, contenute in una lettera che il presidente della Sezione Italiana Paolo Pobbiati ha inviato oggi al ministro degli Esteri Frattini. Nella lettera Amnesty sottolinea il rischio che la già drammatica situazione della regione orientale della Repubblica Democratica del Congo (Rdc) si trasformi in una catastrofe umanitaria se la forza di peacekeeping delle Nazioni Unite (Monuc) non riceverà rinforzi adeguati per la protezione dei civili.

«Le chiedo» scrive il presidente Pobbiati «che il governo italiano prenda in considerazione le raccomandazioni di Amnesty International e garantisca il suo contributo affinchè il Consiglio di sicurezza adotti tutte le misure possibili necessarie per rendere piu’ efficace il lavoro della Monuc nella protezione dei civili, compreso il personale umanitario, dalla continue minacce di violenza».

Amnesty International chiede ai membri del Consiglio di sicurezza, quindi anche all’Italia, che nel corso della riunione del 26 novembre venga deciso un più forte impegno del Consiglio di sicurezza stesso e della comunità internazionale per porre fine alle innumerevoli violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario nella Rdc.

Nella lettera al ministro Frattini, l’organizzazione per i diritti umani auspica in particolare che:

– il Consiglio di sicurezza rafforzi i contingenti della Monuc nella provincia del Nord Kivu sotto forma di ulteriore personale, supporto aereo e altro equipaggiamento per proteggere in maniera efficace i civili, prevenire e porre fine ad attacchi armati contro la popolazione civile, consentire le operazioni umanitarie e rafforzare l’embargo delle armi deciso dall’Onu, coerentemente con il mandato attuale della Monuc;

– ’Italia e la comunita’ internazionale spingano tutte le parti in conflitto a garantire che le agenzie di soccorso umanitario non siano intralciate nella fornitura di aiuti agli sfollati e ai feriti e che siano aperti corridoi umanitari attraverso la provincia del Nord Kivu;

– l’Italia e la comunita’ internazionale portino avanti una ferma azione internazionale su tutte le parti in conflitto, in particolare sul Cndp (Congresso nazionale per la difesa del popolo) e sui governi che hanno influenza su di loro, in particolare il Ruanda, al fine di prevenire altre
vittime tra i civili;

– il Consiglio di sicurezza continui a fare pressione sui governi dell’Rdc e del Ruanda affinche’ rispettino gli impegni assunti con la dichiarazione congiunta firmata a Nairobi nel novembre 2007, in particolare quelli di porre fine alla reciproca propaganda negativa e di astenersi dal fornire sostegno ai gruppi armati, compresi il Cndp e l’Fdlr (Forze democratiche  ruandesi per la liberazione del Ruanda);

– il Consiglio di sicurezza dichiari che la giustizia e la fine dell’impunita’ devono essere al centro della ricerca di una pace duratura nella regione dei Grandi Laghi, e che gli attacchi indiscriminati e deliberati contro i civili e il personale di peacekeeping costituiscono crimini di guerra, punibili in base al diritto internazionale.

 

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