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Quoziente, le barricate dei visco boys

Un fisco amico delle famiglie: è quel che il ministro Rosy Bindi vorrebbe in futuro. Chi non è d’accordo alzi la mano. Ma come si fa? Con quali strumenti?...

di Maurizio Regosa

Un fisco amico delle famiglie: è quel che il ministro Rosy Bindi vorrebbe in futuro.

Chi non è d?accordo alzi la mano. Ma come si fa? Con quali strumenti? Con il meccanismo delle detrazioni e dei trasferimenti (comunque da rivedere e aggiornare, come ha sottolineato l?economista Paolo Onofri) oppure introducendo il quoziente familiare, come vorrebbero le associazioni familiari e una folta e bipartisan schiera di parlamentari?

Una scelta importante che per il momento divide i due fronti: in Francia anche grazie all?introduzione del quoziente sono riusciti ad avere il più alto tasso di natalità europeo, ma ciò nonostante il quoziente non ha molti tifosi nella squadra di governo.

«Il quoziente sarebbe un segnale chiaro», spiega a Vita il senatore Luigi Bobba, firmatario di una proposta per introdurlo, «che si intende cominciare a vedere la famiglia come un soggetto sociale autonomo e centrale. Oltretutto sarebbe più efficace dal punto di vista delle politiche, misurando il sistema sulla famiglia come unità di riferimento, si producono effetti più efficaci che non lavorando sugli individui. Si renderebbe più chiaro il rapporto fra tasse e vantaggi, cosa che oggi non avviene, dato che abbiamo un sistema di tassazione dei redditi individuali mentre il reddito familiare è usato solo per determinare gli eventuali contributi per le prestazioni».

Determinare l?imponibile tenendo conto del numero dei componenti il nucleo famigliare – obiettano i critici del quoziente – vorrebbe dire aumentare il divario ricchi – poveri; ai primi toccherebbero agevolazioni maggiori. Ma a dar retta a Luigi Campiglio, le cose non stanno esattamente così. L?economista della Cattolica, infatti, ha realizzato una simulazione assai interessante. Dalla quale si deduce, ad esempio, che una famiglia monoreddito con una disponibilità di 16.300 euro con due figli, risparmierebbe 368 euro all?anno, se fosse introdotto il quoziente. Una plurireddito con un figlio e 55.100 euro, si troverebbe 618 euro in più. Un?altra monoreddito con 36.600 euro e 4 figli potrebbe contare su 3.741 euro in più. Numeri che vanno letti tenendo conto di un?avvertenza e di una domanda. La prima: introdurre il quoziente non vuol dire non pensare a trasferimenti per alleviare il disagio, ma permetterebbe di chiarire la differenza fra politiche familiari e lotta alla povertà. La seconda: siamo sicuri che 36.600 euro con quattro figli a carichi costituiscano proprio un reddito da nababbi?

«Sono convinto che è possibile trovare soluzioni originali», prosegue Bobba. «Lo stesso Campiglio immagina un plafond che limiti i benefici ai redditi alti, ma è una problematica in qualche misura marginale. Quel che conta ora è vincere la prevenzione verso il quoziente, che mi sembra concentrata soprattutto in Visco e nei ?visco-boys?. Abbiamo fatto dei calcoli: attualmente le detrazioni per carichi familiari equivalgono a circa 11 miliardi e mezzo. Il costo del quoziente, in Francia, è stimato attorno ai 12 miliardi. Insomma, non manderemmo all?aria il bilancio dello Stato».

Da parte del ministro Bindi, va pur detto, c?è stata se non un?apertura almeno una dichiarazione di disponibilità al confronto: «Assegno al nucleo familiare o quoziente: rinunciamo a discutere del nome, badiamo agli effetti», ha spiegato nelle sue conclusioni, «forse è iniziata una nuova fase nelle politiche per la famiglia». Speriamo abbia ragione.

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