Famiglia
Quoziente familiare. Siniscalco contrario, Sestini a favore
Nel governo si discute se introdurlo o meno. Siniscalco è contrario, la Sestini a favore. E resta il cavallo di battaglia dell'Udc
Non è questo l?anno giusto per il quoziente familiare. Così il ministro dell?Economia Domenico Siniscalco ha rinviato l?introduzione in Italia del modello fiscale francese che tiene conto dei componenti del nucleo familiare. Il motivo del rinvio è l?aggravio per le casse dello Stato. A replicare a Siniscalco è stato il numero uno della Commissione Finanze di Palazzo Madama Riccardo Pedrizzi di An che ha invitato il ministro a studiare misure per introdurre il quoziente gradualmente. Il quoziente familiare è uno dei cavalli di battaglia dell?Udc – Marco Follini ne ha fatto un tema del suo congresso – ma ha finito per conquistare nel tempo anche gli altri partiti della maggioranza. Dalla destra sociale di An – a sponsorizzarlo è stato sempre il superesperto del fisco del partito di via Della Scrofa Maurizio Leo – alla Lega e a Forza Italia. Nel partito azzurro il sottosegretario al Welfare Grazia Sestini, che vigila sulle politiche per le famiglie, lo ha sempre indicato come un obiettivo ponendo la compatibilità della misura con le risorse disponibili. ?Siniscalco ha ragione: non è questo il momento per realizzare il quoziente familiare, sebbene rimanga un obiettivo di medio e lungo termine. Ma questo non significa che la prossima Finanziaria non possa contenere misure a favore delle famiglie. La riforma fiscale varata con la Finanziaria 2005 ha scelto di privilegiare le famiglie con il meccanismo di trasformazione delle detrazioni in deduzioni. La nostra intenzione con la prossima manovra di finanza pubblica è di apportare alcune correzioni a quel modello per adeguarlo meglio alle diverse situazioni di reddito. Il meccanismo delle deduzioni infatti veniva vanificato con il crescere del reddito e con il passaggio a un?altra aliquota escludendo alcune famiglie dai benefici degli sgravi. Lo stesso intervento, indicato come priorità nel Dpef a tutela del potere d?acquisto attraverso un controllo dei prezzi e delle tariffe, va incontro alle esigenze delle famiglie”.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.