Politica
Quoziente familiare. La politica ne discute
"Siamo coscienti che costa ma ne abbiamo elaborato anche una versione light", spiega il presidente delle Acli Gigi Bobba
Diversi sono stati gli studi che hanno provato a quantificare gli oneri del quoziente familiare per il bilancio pubblico. L?Isae, lo scorso anno, nel corso di un?audizione al Senato sul trattamento fiscale delle famiglie in Italia ha elaborato una simulazione degli effetti dell?introduzione del quoziente familiare. L?Istituto di studi e analisi economica, pur valutando come benefici gli effetti dell?applicazione della misura per molte famiglie, ha messo anche in evidenza i costi per le casse dello Stato. Anche le Acli, ovvero il mondo dell?associazionismo cattolico che ha messo su e sostenuto la battaglia per il quoziente familiare, si sono cimentate in uno studio comparativo tra il sistema fiscale italiano e quello francese e hanno calcolato che il quoziente familiare alla francese ci costerebbe più di 30 miliardi di euro. ?Ma – spiega il presidente delle Acli Luigi Bobba – abbiamo anche studiato una versione light del modello francese la cui incidenza sarebbe pari a 17-18 miliardi di euro. Siamo coscienti che si tratta di una misura costosa ma per questo andava pianificata molto tempo prima prevedendone una graduale realizzazione. Se nell?ultima Finanziaria i sei miliardi di euro stanziati per gli sgravi fiscali fossero stati utilizzati per attuare un primo passo verso il modello fiscale alla francese si sarebbe verificata l?applicazione di un terzo del quoziente familiare nella sua versione light?. La misura secondo Bobba ?non paga elettoralmente dal momento che penalizza alcuni settori della coalizione e ne premia altri e questo rende difficile pensare che possa essere realizzata prima della fine di questa legislatura?.
Secondo il presidente delle Acli la misura va introdotta come elemento programmatico, ?si tratta di una misura che rivoluziona l?attuale sistema fiscale che è studiato sull?individuo per un nuovo modello di redistribuione del reddito e del carico fiscale. Si tratta infine di un?operazione che risponde a un principio di maggiore equità costituzionale (contribuire in proporzione al reddito alla finanza pubblica); a un?esigenza di rilancio della domanda interna sui consumi e fornisce una risposta, sostenendo le politiche familiari, all?emergenza demografica che ci troveremo ad affrontare in futuro?. Lo studio delle Acli, come spiega Bobba, ha anche evidenziato le incongruità degli interventi fiscali attuati recentemente: l?introduzione della no tax area paradossalmente ha evidenziato disparità tra i nuclei familiari: per le famiglie plurireddito le imposte si sono ridotte del 30 per cento, per le altre (monoreddito e monoparentali) – a parità di condizione economica – solo del 3 per cento.
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