Primato della Politica o della Tecnica? Il tema si è riproposto più volte in Europa con la crisi del debito sovrano. La Troika per molti ha esemplificato la prevaricazione della Tecnica sulla Politica. Più recentemente, nel cortile di casa nostra si sta aprendo un dibattito sul governo Renzi e il suo approccio alla vita activa. E questa volta ad essere sotto osservazione è il dominio della Politica sulla Tecnica. Proveremo a dare il nostro contributo, ricordando una controversia di 700 anni fa.
Il fuoco alle polveri è stato dato dalla vicenda Cottarelli, il supertecnico delegato alla spending review, le cui dimissioni sono ormai certe. Luca Ricolfi in un editoriale molto critico su La Stampa (3/8/2014, “Chi ci rimette con il primato della politica”) ha espresso un giudizio severo su Renzi: “di tutti i premier della seconda Repubblica (e forse anche della prima) Renzi è quello che mostra il minore rispetto, per non dire il maggiore disprezzo, per qualità come l’esperienza, la competenza, la preparazione tecnica e culturale“. Dario Nardella ha replicato quasi immediatamente sul Corriere della Sera con un secco: “i tecnici devono eseguire, le scelte sono politiche”. Oggi, sempre sul Corriere della Sera, Dario Di Vico torna sull’argomento con un’analisi simile a quella di Ricolfi, anche se con una connotazione leggermente più positiva. Non è solo il primato della Politica quello che la nuova generazione al governo rivendica per risolvere la crisi italiana, ma anche lo sganciamento dalle competenze. In una situazione così complessa come quella italiana, per governare e riformare il Paese, più che la tecnica è necessaria l’empatia tra eletti e elettori .
Sperando di non aggiungere alla categoria dei gufi editorialisti anche quella dei più modesti gufi blogger, entriamo anche noi nella contesa tra Politica e Tecnica citando Enrico di Gand, protagonista del dibattito tra “volontaristi” e “intellettualisti” (uso la definizione di Porro) che alla fine del XIII secolo infiammò la Sorbona. Allora, il tema era il rapporto intelletto e volontà, conoscenza e libero arbitrio.
Enrico di Gand elaborò un’immagine folgorante per sostenere la tesi “volontaristica”: la ragione guida la volontà come fa un servo che con la lanterna precede il padrone illuminandogli la strada. Con una metafora che anche un arido uomo del XXI secolo è in grado di capire, egli mostrò che la volontà ha il primato sull’intelletto, in quanto è lei che, sicut dominus servum, indica il luogo in cui recarsi. Ma il rapporto tra servo e padrone è simbiotico. Per riuscire ad ottenere il risultato desiderato, la volontà deve appoggiarsi all’intelletto. Non è detto che con l’aiuto dell’intelletto il viaggio dell’anima vada a buon fine, ma senza è quasi impossibile.
Enrico di Gand non avrebbe quindi dubbi nello schierarsi a sostegno della tesi del primato della Politica sulla Tecnica. Ma ricorderebbe a Renzi di stare attento a non diventare la testimonianza vivente dell’esistenza del libero arbitrio. Il politico può sempre decidere di non guardare gli ostacoli illuminati dalle lanterne dei suoi tecnici. La politica, come la volontà, è libera di scegliere. Ma l’ebbrezza del guidare a fari spenti nella notte potrebbe finire molto presto. Basta una curva in autunno.
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