La riduzione dei consumi energetici legati al ciclo di vita degli edifici è un processo che comincia dalla fase progettuale, ben prima dell’apertura del cantiere: dall’adozione di principi bioclimatici nel layout architettonico ed urbanistico degli insediamenti, dalla scelta dell’orientamento ottimale dell’edificio, fino all’implementazione di idonee soluzioni per la climatizzazione, la ventilazione e l’illuminazione naturale degli ambienti indoor.
L’edificio ecocompatibile persegue l’obiettivo di un elevato grado di autosufficienza, tanto sul fronte degli input (approvvigionamento di energia, acqua e materiali) quanto su quello degli output (reflui e rifiuti solidi urbani) nella fase operativa del suo ciclo di vita.
L’aspetto energetico assolve, a tale scopo, un ruolo certamente determinante: nella fase operativa del ciclo di vita di un edificio, infatti, la climatizzazione (legata soprattutto al condizionamento invernale ma, come dimostrano i casi di black-out delle ultime estati, anche al raffrescamento) rappresenta senza dubbio la principale fonte di dissipazione di risorse non rinnovabili. L’emancipazione da questo modello di sviluppo, non sostenibile dal punto di vista ambientale, richiede all’industria delle costruzioni di operare, fin dalla fase progettuale, idonee scelte in termini di fabbisogno energetico, perseguendo l’obiettivo dell’autonomia e dell’efficienza degli insediamenti.
Le varie esperienze di quartieri “zero emission”, ormai numerose in altri Paesi europei, insegnano che è possibile ridurre l’impatto generato dall’insediamento umano nel corso del suo ciclo di vita adottando, in fase progettuale, accorgimenti a costo zero, abbinati a tecnologie caratterizzate da tempi di payback assolutamente irrisori.
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