Luoghi di incontro
Qui Vipiteno, dove l’aggregazione supera barriere storiche
A Vipiteno, c'è perfetto bilinguismo italiano tedesco e la comunità italiana è in assoluta minoranza (750 persone su poco meno di 6mila abitanti). Qui, nel circolo Arci più a nord d'Italia, quelli che un tempo erano nemici di guerra oggi si riconoscono in un’unica identità: «Un esempio di collaborazione per tutti i posti in cui la convivenza non è semplice»

Perfetto bilinguismo italiano tedesco e la comunità italiana in assoluta minoranza (700 persone su poco meno di 7mila abitanti). È la premessa fondamentale per comprendere il circolo Arci più a nord d’Italia, a Vipiteno. «Siamo in montagna, a una decina di chilometri dal Brennero, al confine con l’Austria», racconta il presidente Silvestro Giordano. «Nonostante la comunità italiana sia così piccola, stiamo costruendo percorsi di socialità in grado di coinvolgere anche la comunità tedesca».

Tra Storia e presente
I motivi dello sbilanciamento numerico sono da ricercare nella storia del luogo: il Sud Tirolo, fino al 1920 era in Austria, fu annesso al Regno d’Italia a seguito della sconfitta dell’Austria-Ungheria nella Prima guerra mondiale. L’Arci Vipiteno ha una quarantina d’anni «ma fino a pochi anni fa si trattava di un circolo ricreativo con piccoli numeri e spazi non sufficienti», ricostruisce Giordano che ha assunto la presidenza due anni fa. «Grazie anche al contributo dei giovani, abbiamo pensato che la nostra sede si sarebbe prestata a ospitare performance musicali: concerto dopo concerto, abbiamo visto crescere il numero dei nostri soci e quindi abbiamo pensato di far esplodere questa attività con un lavoro di progettazione partecipata rivolto alla comunità italiana, alla scoperta di esigenze, desideri e, perché no, sogni».
Il bisogno di una sede nuova ha incontrato una casa vuota a tre piani nel centro di Vipiteno: «Era stata un supermercato e poi chiusa per moltissimi anni. Contattata la proprietà, abbiamo ottenuto l’edificio in usufrutto gratuito per trent’anni. Grazie a una rete di finanziatori (Provincia Autonoma di Bolzano – Cultura Italiana, Ufficio Politiche Giovanili e Comitato Educazione Permanente, Comune di Vipiteno, Fondazione Sparkasse e Raiffeisen Wipptal Sterzing), ora CasArci, un open space di circa 500 metri quadri, è realtà. Abbiamo creato un’importante collaborazione con la scuola di lingua italiana a Vipiteno facendo entrare sette educatori sociali che intervengono a sostegno delle fragilità. Ci prendiamo cura dei ragazzi, cercando di combattere il rischio di abbandono scolastico, offriamo supporto psicologico, lavoriamo sulla fiducia in se stessi, l’apprendimento, l’inclusione e l’interazione con la propria classe».

Da due comunità divise, un’unica identità
Nel teatro comunale abbiamo riportato il cinema italiano «proiettiamo film in prima visione ogni giovedì sera e portiamo spettacoli in collaborazione con il Teatro Stabile di Bolzano con grandi nomi del panorama nazionale. L’iniziativa sta avendo un successo insperato». Che cos’è aggregazione a Vipiteno? «È prima di tutto educazione e cultura in tutte le sue forme. La musica è ancora il nostro focus: è un linguaggio universale che riesce a unire le persone». Il risultato più grande? «Aver visto partecipare agli eventi entrambe le comunità di Vipiteno, quella italiana e quella tedesca: è il superamento di barriere storiche che facevano parte della generazione precedente, in una forma di convivenza e collaborazione che penso possa essere portata come esempio in tutti i luoghi in cui la convivenza non è semplice. Quelli che un tempo erano stati nemici di guerra, oggi si riconoscono in un’unica identità».
CasArci è intitolata alla memoria di Angelo ed Emma Frigerio che erano gli zii della persona che ha donato lo spazio. «Siamo partiti da un circolo che contava circa 50-60 associati. Oggi il nostro obiettivo per il 2025 è superare i 300. L’impatto sul territorio è quasi in eccesso: siccome abbiamo fatto cose bellissime, cominciano ad aspettarsi miracoli. E quelli diventano complicati».
La partecipazione è in crisi? Non proprio. È boom di adesioni all’Arci e alle Acli, crescono i circoli, i numeri superano i dati pre-pandemia (li abbiamo messi in fila in un approfondimento sul magazine di febbraio). Che forma ha la promozione sociale oggi? Perché abbiamo bisogno di un posto fisico in cui incontrarci? Per rispondere a queste domande, ci siamo messi in viaggio e abbiamo intercettato alcuni dei circoli Arci e Acli che in Italia uniscono gruppi di persone in nome di un’idea. Questo articolo è il terzo di una serie intitolata “Luoghi di incontro”. Leggi anche:
Perché abbiamo bisogno di un posto in cui incontrarci: sei best practice
FuckCancer Choir, c’è cura anche fuori dai luoghi di cura
L’immagine del Brennero in apertura è di Melvin su Unsplash. Le fotografie dentro l’articolo sono dell’Arci Vipiteno
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