Famiglia

Qui Sulmona, gli abusi sono pane quotidiano

I detenuti del carcere di Sulmona chiedono attenzione

di Riccardo Bonacina

Noi sottoscritti, detenuti nel carcere di Sulmona, chiediamo attenzione, tutela ed aiuto agli organi competenti ed alla società civile. Essendo noi soggetti agli umori e ad una disciplina militaresca, ci troviamo in uno stato di non dialogo, subendo in continuazione abusi, anche di tipo infantile, ma che per detenuti costretti a vivere 20 ore chiusi in una cella diventano problemi enormi.
Nelle altre carceri la situazione é iniqua ma qua a Sulmona è addirittura disnumana. In carcere occorrerebbe, il condizionale è d’obbligo, che i dirigenti avessero un’educazione profonda, un’educazione che avesse a che fare con i principi di legalità, invece qua i diritti vengono sistematicamente negati, il detenuto è senza difesa e finisce per subire una violenza umiliante per la sua dignità ed il suo decoro. La direzione del carcere di Sulmona ci odia perché non stiamo abbastanza male, infatti usa atti di violenza amministrativa, ci tratta con disprezzo ed insensibilità. Condanniamo l’ipocrisia, le cattiverie gratuite, la stupidità di certe persone che dirigono questo carcere e che sentono il bisogno di comportamenti crudeli per sentirsi forti, in nome della legge e della società, a volte anche in nome di Dio (sembra che la direttrice sia molto religiosa).
Se il direttore di un carcere si comporta dignitosamente, con esemplare correttezza, i suoi detenuti non saranno irrecuperabili, se le guardie sono giuste i detenuti non saranno intrattabili, perché è più difficile comportarsi male che bene, la direzione di un carcere dovrebbe nutrirsi di giustizia nel modo più scrupoloso possibile, farne umile professione e fedelmente metterla in pratica.
Gli abusi e le malefatte che subiamo a Sulmona sono pane quotidiano: depravazione del sonno con entrate notturne delle guardie in cella, infrangendo la legge, pretesa che si facciano flessioni sopra uno specchio per vederci il buco del culo, invece di usare gli strumenti tecnologici in dotazione.
La televisione viene spenta ed accesa ad orari stabiliti dalla direzione, infrangendo ancora la legge (non ci è stato neppure consentito di seguire la competizione politica delle elezioni).
Nelle docce non esiste il rubinetto dell’acqua fredda per miscelare l’acqua calda, quindi decide la direzione con quale temperatura dell’acqua ci dobbiamo lavare e questa è sempre troppo calda. Non è possibile tenere o acquistare giornali per adulti. Non ci è possibile accedere fisicamente al servizio bibliotecario, infrangendo anche in questo caso la legge, e non esiste neppure la socialità per consumare un pasto in compagnia come in tutti gli altri carceri, dobbiamo mangiare soli come cani: nel carcere di Sulmona si vegeta, non si vive, non possiamo nemmeno acquistare un po’ di colla per attaccare i bolli e le buste per scrivere, c’è un tale potere che ci sovrasta fuori da ogni regola, tutto è organizzato per non farsi delle domande, per “loro” il punto più alto della legalità è proprio l’illegalità, l’ingiustizia della giustizia rende giusto l’ingiusto, mascherano e distorcono la verità, la legge, il nuovo regolamento d’esecuzione.
La direttrice si è permessa di leggere una richiesta d’inchiesta ministeriale indirizzata al Dap (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria) ed ha redatto rapporto disciplinare, ma noi non accettiamo in silenzio le restrizioni che offendano la nostra dignità, per esternare le nostre paure sperando di essere ascoltati ed aiutati, non bisogna sprofondare nella rabbia restando inermi, ed anche se la direttrice ci fa capire che lei può fare quello che vuole perché ha amicizie altolocate, noi detenuti del carcere di Sulmona chiediamo una ispezione ministeriale per dare forza a quello che abbiamo scritto, per fare della vita già difficile del carcere, una vita umanamente accettabile come sanciscono le leggi dello Stato.

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