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Qui Nepal: un mese dal terremoto

Situazione umanitaria preoccupante: 3 milioni di sfollati e la stagione dei monsoni alle porte

di Redazione

A un mese dal terremoto che il 25 aprile ha sconvolto il Nepal, le conseguenze del disastro appaiono ormai nelle loro tragiche dimensioni. Il bilancio delle vittime è di 8.631 persone (4.750 donne, 3.867
uomini, 14 corpi non identificati), numero che comprende anche le 154 vittime della scossa di terremoto del 12 maggio.

Dopo aver raggiunto anche i villaggi di montagna più remoti, rimasti a lungo inaccessibili, il numero degli edifici inagibili risulta ampiamente più alto del previsto: 494.717 case distrutte e 267.373 danneggiate secondo il Ministero degli Affari Interni nepalese. Ciò significa che gli sfollati sono oltre 3 milioni, l’equivalente dell’intera popolazione di Roma. Con le piogge monsoniche alle porte si prospetta una situazione di precarietà assoluta. In molte zone sono in corso analisi di stabilità per verificare il rischio di frane e si stanno individuando terreni dove spostare le tendopoli sorte in aree non sicure. La situazione è molto grave.

“In questo momento – afferma il responsabile emergenze umanitarie di Oxfam Italia, Riccardo Sansone-stiamo portando avanti una vera e propria corsa contro il tempo, per garantire un riparo alle comunità più isolate prima dell’arrivo dei monsoni. Grazie all’esperienza delle guide alpine nepalesi ci stiamo assicurando che gli aiuti giungano a chi ne ha più bisogno, ma non c’è tempo da perdere. E’ necessario continuare a fornire aiuti alle persone e allo stesso tempo però iniziare a sostenere la ripresa del paese nel lungo termine: per questo stiamo intervenendo anche per sostenere la ripresa del settore agricolo su piccola scala, che in Nepal prima del terremoto di un mese fa permetteva di vivere a due persone su tre.”

In questo periodo i contadini sono impegnati nella mietitura del grano che deve essere fatta prima dell’inizio del monsone” continua Daniela Balin, esperta emergenze di Cesvi – “e così la maggior parte dei bambini non può essere seguita debitamente. C’è il rischio che il trauma sofferto durante il terremoto peggiori e che i bambini vengano esposti ad altri tipi di sofferenze. Per far fronte a questa problematica abbiamo aperto nei villaggi di Khokane e Bungamati 6 centri temporanei per accogliere complessivamente 250 bambini tra i 5 e gli 11 anni”.

E’ necessario creare spazi per l’infanzia e costruire scuole temporanee il prima possibile. Nei quattro distretti più colpiti (Gorkha, Dhading, Rasuwa e Sindhupalchowk), più del 60% delle aule scolastiche hanno subito danni e la riapertura delle scuole prevista il 31 maggio sarà molto complessa:

“I dati ufficiali parlano di 870.000 studenti che non avranno la possibilità di riprendere il proprio normale percorso scolastico. Il governo nepalese calcola che siano oltre 25 mila le aule distrutte o danneggiate dal terremoto” dice Erica Beuzer – Emergency Focal Point GVC. “Oltre a questo, molti insegnanti sono stati chiamati urgentemente dalle proprie famiglie per valutare l’entità dei danni e la situazione dei propri cari, quindi non riprenderanno servizio nell’immediato”.

A livello sanitario, oltre ai rischi presentati dalla convivenza in tendopoli promiscue, con servizi igienici inadeguati, pioggia e scarsità di acqua potabile, resta preoccupante l’accesso al cibo e ad un’alimentazione adeguata, in particolare per 365.000 bambini sotto i 5 anni e 185.000 donne in gravidanza o in allattamento.

L’ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli aiuti umanitari (UNOCHA), stima siano necessari 423 milioni di dollari per rispondere all’emergenza, ma ad oggi solo il 21% sono stati effettivamente stanziati.

Gli operatori umanitari delle 7 organizzazioni non governative del network di AGIRE già presenti in Nepal al momento del terremoto o giunte a meno di una settimana dal sisma (ActionAid, CESVI, GVC, INTERSOS, Oxfam, SOS Villaggi dei Bambini, Terre des Hommes), in questo mese hanno fornito cibo, acqua potabile, tende e teli di plastica per i ripari temporanei, coperte, medicine, kit igienico-sanitari, attrezzi per la cucina. Hanno inoltre creato spazi sicuri per l’infanzia (child friendly spaces) dove realizzare attività psico-sociali e di educazione non formale e hanno coinvolto la popolazione in programmi di cash for work per lo sgombero dalle macerie, generando una piccola fonte di reddito per chi ha perso tutto.

Dalle 13.00 alle 13.30 si potranno seguire gli account di CESVI e GVC attraverso l’hashtag #AGIRENEPAL. Le organizzazioni incontreranno il “pubblico” per raccontare i bisogni principali rilevati e i risultati raggiunti in questa primissima fase di risposta all’emergenza.

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